La città è il luogo in cui si ritrovano in maniera emblematica le caratteristiche, le trasformazioni e le tensioni che interessano la politica contemporanea: nuove forme di democrazia locale e di partecipazione politica, tipi diversi di azione pubblica e di trasformazione delle istituzioni politiche e della governance, disarticolazione e ri-articolazione spaziale della rappresentanza politica e degli interessi sociali, ruolo dei movimenti e dei partiti e leadership. Al di là della politica, l’amministrazione pubblica ha il compito fondamentale di mantenere l’unitarietà dello sforzo che vede contrapposte da una parte la spinta verso la globalizzazione, dall’altra una vera e propria crisi della rappresentanza cittadina. Città virtuose come Trento, Bergamo e Parma (rispettivamente al 4°, 5° e 8° posto nella classifica delle città italiane) si sono raccontate al Festival dell’Economia per mano dei loro direttori generali, portando esempi concreti che stanno dando buoni risultati. A moderare l’incontro a cura dell’ Associazione Nazionale dei Direttori Generali degli Enti Locali – ANDIGEL, Carlo Mochi Sismondi – Presidente FORUMPA,il Forum nazionale delle pubbliche amministrazioni.
Michele Bertola, direttore generale del Comune di Bergamo ed anche Presidente dell’Associazione Nazionale dei Direttori Generali degli Enti Locali, ha portato l’esempio delle Reti sociali di quartieri, già attive fin dagli anni ’90, che proprio grazie agli effetti della globalizzazione ed agli effetti, in termini di rappresentanza cittadina che ha innescato, sono tornate a nuova vita. Soprattutto sono state riprese come modello dopo la chiusura delle circoscrizioni. Le nuove reti sociali di quartiere mettono al centro il cittadino, che può sentirsi allo stesso tempo “bisogno e risorsa” del territorio. Le reti di quartiere sono alimentate dai cittadini singoli o aggregati che sono portatori di interesse ma allo stesso tempo anche di soluzioni, di attività, di positività, svincolandosi così dal mero concetto di rappresentanza su base elettiva. Sono diventate un vero e proprio luogo di partecipazione, anche se non hanno assunto un ruolo istituzionalizzato com’era quello delle circoscrizioni. Proprio perché emerse dai cittadini, le reti di quartiere sono capillari e differenti le une dalle altre. Alla luce di questa esperienza, l’amministrazione comunale sta pensando di organizzare i servizi del comune su base territoriale (servizi sociali, polizia locale, manutenzione) e ad ampliare gli oggetti di attenzione alla dimensione materiale (lavori pubblici, verde, manutenzioni, sicurezza).
Per il comune di Parma, invece, il direttore generale Marco Giorgi ha parlato di una volontà di potenziamento della rete europea ed internazionale, meccanismo che obbliga a confrontarsi e misurarsi con le altre realtà politiche, interpretando le best practices e valutando nuovi percorsi progettuali. Anche il Documento Unico di Programmazione adottato dal Comune si è orientato sugli obiettivi di Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Parma, quindi, ha voluto riportare l’accento sui cittadini, portatori di interessi, attori e artefici degli stessi progetti che riguardano da vicino la loro comunità. Prima di delineare le linee guida dell’operato, il Comune ha voluto raccogliere moltissime proposte tramite una procedura a bandi tramite piattaforma elettronica, che hanno portato moltissimi spunti di riflessione ed un coinvolgimento attivo dei cittadini che sta dando buoni frutti, tanto che il Comune vi ha impegnato su queste metodologie partecipate importanti risorse finanziarie. Progetti di welfare generativo e accordi di comunità, sono solo alcuni esempi delle pratiche messe in atto dall’amministrazione comunale negli ultimi anni per creare una cultura della partecipazione ampiamente diffusa.
Per il Comune di Trento il direttore generale Chiara Morandini ha spiegato che la globalizzazione non è stata un male, anzi, portando più vantaggi che non svantaggi alla città che da quattordici edizioni ospita il Festival dell’Economia. Si pensi all’intensificarsi degli spostamenti, ad esempio, che ha portato lavoratori (e non solo migranti), studenti, turisti. Anche lo sviluppo turistico ne ha tratto beneficio, associato allo sviluppo delle tecnologie che ha fatto si che il capoluogo trentino sia fulcro di un sistema di innovazione e della ricerca di altissima qualità, con la più alta concentrazione di start up innovative in rapporto alla dimensione ed alla popolazione. La gestione di tutto questo, però, è avvenuta con sempre meno a risorse a disposizione. Una scommessa di attrazione verso l’esterno che non ha escluso la necessità di un miglioramento di servizi, la creazione di nuovi luoghi di ospitalità e un impatto sociale e culturale non sempre facile, in equilibrio costante tra identità e apertura alla multiculturalità.
Trento ha saputo portare avanti e sviluppare una vocazione prettamente trentina che fa del volontariato e della protezione civile esempi virtuosi e unici nel Paese. In questi anni è stata sviluppata ancor di più, con le esperienze della gestione condivisa dei beni comuni, e Pronto Pia, la rete di reti di collaborazione per dare servizi ai cittadini fragili, una rinnovata partecipazione nei processi decisionali. Rilancio del Bondone e destino del Polo Culturale S. Chiara, stanno inoltre riprendendo vita grazie ad una partecipazione diretta dei cittadini alla fase propositiva e progettuale. A fronte di questi esempi, ma tanti altri sarebbero da citare, il ruolo dei corpi intermedi nei processi decisionali, si deve necessariamente confrontare con le individualità ed altre forme organizzate di partecipazione. “Nonostante tutto – dice la Morandini – continua a crescere la percezione della distanza che separa la città dal resto del territorio, e la stessa città continua ad essere percepita come luogo dell’elite. Sono spunti di riflessione che dovranno essere considerati per le progettualità future”.
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