Ernst Niekisch e la resistenza al nazismo

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Fra le correnti politiche che, per prime, si opporranno al nazifascismo, non possiamo che annoverarne una particolarmente trascurata dalla storiografia sia marxista che liberale e ciò probabilmente in quanto estranea alle due visioni, per quanto per molti versi abbia attinto al marxismo, quantomeno nella sua visione sociale.
Parliamo infatti del Nazionalbolscevismo, corrente il cui massimo esponente fu certamente Ernst Niekisch, oltre che Karl Otto Paetel.
Niekisch, originario della Bassa Slesia, fu inizialmente deputato della socialdemocrazia tedesca degli Anni ’20. Nel 1917, si iscrisse infatti alla SPD e, nel dopoguerra, sosterrà l’ala più radicale dei socialisti indipendenti, i quali guardavano con simpatia alla Russia bolscevica e ad un avvicinamento fra la Germania e l’URSS e, in questo senso, puntavano ad una alleanza con i comunisti del KPD.
A Niekisch va infatti il merito di aver elaborato il concetto che, per emancipare i lavoratori tedeschi, fosse necessario emancipare la Germania dalle potenze dell’Intesa, le quali le avevano imposto l’iniquo Trattato di Versailles, il quale aveva fatto perdere la sovranità alla Germania e l’aveva costretta a pagare una cifra astronomica quale risarcimento di danni di guerra e, dunque, resa preda di una terribile crisi economica.
Al fine di emancipare la Germania, secondo Niekisch, occorreva dunque guardare all’Unione Sovietica e ad un modello anticapitalista e socialista autentico.
Fu così che, nel corso degli Anni ’30, nasceranno vari circoli nazionalbolscevichi – una curiosa unione fra elementi socialisti rivoluzionari e amanti del prussianesimo bismarkiano, che tanto aveva contribuito all’edificazione del primo stato sociale tedesco – attorno in particolare a diversi organi di stampa fra cui il più famoso e legato al Niekisch, sarà Widerstand, ovvero Resistenza. La resistenza dei nazionalbolscevichi sarà dunque triplice: contro il capitalismo borghese, contro l’influenza della Chiesa cattolica e contro l’avanzare del nazismo hitleriano. Nel 1932, Niekisch darà alle stampe il suo primo opuscolo anti-hitleriano, ovvero “Hitler, una fatalità tedesca”, che costituisce uno studio critico dell’ascesa del nazismo al potere.
L’anno successivo, ovvero il 30 gennaio 1933, il giorno in cui Hitler sarà nominato Cancelliere, un manipolo di nazionalbolscevichi distribuirà per le strade di Berlino un opuscolo dal titolo “Il manifesto nazionalbolscevico”, con in copertina un curioso simbolo composto da una falce e da un martello che incrociavano una spada. Quella ad ogni modo sarà l’inizio della fine del movimento nazionalbolscevico, da allora in poi sarà perseguitato dai nazisti. Il giornale Widerstand, infatti, cesserà le pubblicazioni poco dopo, nel 1934 e Niekisch, dopo una serie di viaggi in Europa, al suo ritorno in Germania nel 1937 sarà arrestato con l’accusa di attività cospirativa contro il regime. Rinchiuso poi in un campo di concentramento si salverà – quasi del tutto cieco e semi paralizzato – solo grazie all’intervento dell’Armata Rossa nell’aprile del 1945 e si iscriverà al KPD nell’estate successiva, contribuendo a dare vita alla Repubblica Democratica Tedesca e alla nascita della SED, nata dalla fusione fra socialisti e comunisti della Germania Est.
Nel 1946 Niekisch diverrà un rispettabile membro e studioso della Repubblica socialista, iniziando ad insegnare presso l’Università Humboldt di Berlino Est, guidando l’Istituto di Ricerca sull’Imperialismo. Entrerà ad ogni modo in polemica con la Repubblica nel 1953, a seguito della sanguinosa repressione antioperaia voluta dall’uomo forte della DDR Ulbricht e da allora si trasferirà a Berlino Ovest, proseguendo la sua opera di critica e dissidenza interna al capitalismo, all’occidentalizzazione e all’americanizzazione del sistema e ciò gli causerà ulteriore isolamento intellettuale, motivo per il quale la sua opera è, ancora oggi, scarsamente ricordata e valorizzata.
Ciò almeno sino ai giorni nostri, nei quali la casa editrice NovaEuropa ha pubblicato – per la prima volta in Italia – il suo opuscolo “Hitler, una fatalità tedesca”, unitamente alla ripubblicazione della sua opera più ampia, ovvero “Il regno dei demoni”, pubblicato per la prima volta ad Amburgo nel 1953 e ripubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1959.
Opere uniche e che rendono onore a questo grande autore resistente, al contempo anticapitalista e antinazista, ovvero socialista autentico, il quale, nell’ambito di quella che viene definita Rivoluzione Conservatrice, seppe costituire una nuova corrente politica – il nazionalbolscevismo – capace di andare oltre le ideologie e porre le basi per una critica a tutti i totalitarismi del ‘900: da quello nazifascista a quello liberal capitalista, passando per il socialismo reale nella sua forma più brutale e inumana, che egli vide in azione nella DDR di Ulbricht.
Ne “Il regno dei demoni”, ripubblicato con tanto di illustrazioni di Andreas Paul Weber, che ritraggono spesso un Hitler demoniaco e scheletri in uniforme nazista, il Nostro – fra le altre cose – denuncia sia il carattere borghese, capitalista e imperialista della dottrina hitleriana, dietro la quale si nasconde la borghesia ricca e conservatrice ed il carattere razzista e antisemita, che volutamente divide il popolo tedesco, i suoi lavoratori e proletari e li mette gli uni contro gli altri, fecendo così il gioco della borghesia sfruttatrice.
Niekisch ama invece l’anima russa e l’ordine prussiano, con il loro senso dello Stato e l’esercito popolare e, pur non sentendosi e non essendo un marxista in senso classico, recupera dal marxismo l’umanesimo e l’idea di emancipazione sociale.
Morirà nel 1967 e l’originalità del suo pensiero, libera da ogni ideologia precostituita, merita di essere conosciuta.
Ha ispirato, nel corso degli anni, intellettuali come Jean Thiriart e, più di recente il filosofo Aleksandr Dugin e lo scrittore Eduard Limonov che, con il chitarrista Egor Letov, negli Anni ’90, in Russia, daranno vita al Partito Nazionalbolscevico, elaborando una critica al materialismo e al totalitarismo borghese, liberale, comunista e fascista e si sono posti quali guida di un movimento di sottoproletari e di giovani delusi dall’avvento del capitalismo assoluto nell’ex URSS, in chiave eurasiatista e multipolare, alternativa rispetto al blocco statunitense e capitalista.
Le idee di Niekisch hanno inevitabilmente influenzato per molti versi anche l’attuale maggiore partito d’opposizione russo, ovvero il Partito Comunista della Federazione Russa (KPFR) di Gennady Zjuganov, il cui programma e pensiero è stato spesso contiguo e influenzato dallo stesso Dugin, che contribuirà anche alla redazione del saggio di Zjuganov “Derzava”, pubblicato in Italia con il titolo “Stato e Potenza”.
Luca Bagatin

 

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Nato a Roma nel 1979, è blogger dal 2004 (www.amoreeliberta.blogspot.it). Dal 2000 collabora e ha collaborato con diverse riviste di cultura risorgimentale, esoterica e socialista, oltre che con numerose testate giornalistiche nazionali, fra le quali L'Opinione delle Libertà, La Voce Repubblicana, L'Ideologia Socialista, La Giustizia, Critica Sociale, Olnews, Electomagazine, Nuovo Giornale Nazionale, Liberalcafé. Suoi articoli sono e sono stati tradotti e apprezzati in Francia, Belgio, Serbia e Brasile. Ha pubblicato i saggi "Universo Massonico" (2012); "Ritratti di Donna (2014); "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (2019); "L'Altra Russia di Eduard Limonov - I giovani proletari del nazionalbolscevismo" (2022) e "Ritratti del Socialismo" (2023)

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