Mai avrei pensato che, alle soglie dei miei quarant’anni, dopo averne lette e viste di tutte, mi sarei trovata in una Nazione in cui per motivi politici si attaccano i comici. La dittatura letteraria nelle sue forme prende corpo.
I comici possono piacere o non piacere, ma credo che dare ad essi un peso politico sia sbagliato. Parlo in generale. Ma i fatti sono i seguenti: la commedia dell’arte rientra tra i generi letterari riconosciuti a livello internazionale, ma non c’è solo lei, a teatro. Esistono anche la satira e l’invettiva. In Italia – rispetto francamente ad altre nazioni più grige e meno esilaranti – abbiamo sempre avuto una notevole produzione letteraria, che passa dal nobiliare al triviale, per carità, a volte inascoltabile o inguardabile, ma de gustibus.
Recentemente i problemi si toccano quando satira ed invettiva si trovano a trattare di temi che sono “pane” quotidiano per la politica (sostanzialmente i temi in questione sono i soliti, triti e ritriti, di immigrazione, femminicidio, sessualità e affettività, al massimo la moneta unica – non c’è grande slancio emotivo ma facili leit motive). La banalità non paga. Sia nel farla che nel combatterla.
Beppe Grillo ha usato espressioni infelici nelle sue (ormai banali) invettive, utilizzando una parola che – in molti dialetti del nord (onestà intellettuale sic.) – viene usata in modo IMPROPRIO (mi riferisco alla parola “autismo” che in Veneto declina in “down” e che in Emilia declina in “bamba” che sta sempre a indicare “rimbambito” e non tratta in realtà il problema della malattia). Uso IMPROPRIO non è CALUNNIA. E finirebbe qui, se al Governo non ci fosse un Partito alle prime armi che – essendo legato a Beppe Grillo – può essere combattuto attaccando una delle più infelici, becere, basse, triviali espressioni dialettali del nord (non del sud che è rimasto allo storico “handicappato” e “ritardato” usati in modo IMPROPRIO solo per fare facile e appunto banale bullismo).
Lucio Gardin ha usato espressioni infelici nelle sue (ormai prevedibili) satire, utilizzando una parola che – mai nessuno – aveva usato prima: il “Tacchinicidio” e cavalcando però un noto cavallo di battaglia “vegan” ovvero il paragone tra la morte delle bestie che mangiamo e gli omicidi.
Quando gli estremi si scontrano nasce il nazismo intellettuale. L’iniziativa di mettere le cosce umane al Supermercato al posto dei conigli e dei maiali non ha avuto lo stesso effetto. Lucio Gardin è riuscito ad indignare il popolo del web che ha scatenato una raccolta firme – 250 percentuale bassissima rispetto alla turatura del giornale L’Adige – ma ottenendo una visibilità assurda, senza pari, per un testo che – ad oggi – risulta persino irreperibile on line.
Credo che l’offesa parta principalmente da chi – usando internet – festeggia (a Trento) iniziative come Halloween, il Thankgiving e St. Patrick senza dubbio. Infatti a questo punto è quasi blasfemia. Non credo che parta dalle famiglie in difficoltà, chi è stata ammazzata non ha più diritto di parola. E chi combatte contro la violenza famigliare di Gardin se ne frega.
“L’uomo che sussurrava ai .. tacchini” è stato sgozzato, prima della Festa del Ringraziamento che cade quest’anno il 22 novembre.. vedi che cosa succede quando si arriva in anticipo agli appuntamenti. Solidarietà per Lucio .. che come scrivevo in “incipit” mai avrei pensato di dover “virtualmente abbracciare” dato che dall’asilo lo seguo e non ha mai beccato fuori dall’aia.
(Si allega il pezzo in questione per chi volesse leggere la versione originale, mentre la petizione si trova cercando “tacchinicidio” su facebook oppure alla pagina “Se non ora quando – Trentino”) “#lacrociata è sbagliata, ma la state facendo bene”. Contro i violentatori e gli assassini mai una petizione eh ..
Di Martina Cecco