Il Manifesto di Macron

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Il discorso tenuto il 26 settembre scorso da Emmanuel Macron alla Sorbona di Parigi può essere considerato un autentico Manifesto programmatico per il futuro dell’Europa.
All’indomani del risultato elettorale tedesco, il Presidente francese, coerentemente con il programma liberale ed europeista con cui ha vinto le elezioni, è assurto a figura strategica per il cambiamento dell’Unione Europea, necessario affinché il progetto comunitario sia rinvigorito e recuperi i valori del Manifesto di Ventotene. Quanto da egli detto nella storica università parigina è una nitida Dichiarazione di intenti a cui fare riferimento per la tanto auspicata unione politica del Vecchio Continente.
Antieuropeisti, populisti e demagoghi sono stati serviti dall’unica forza capace di creare l’argine contro chi vuole disgregare: il metodo liberale. Metodo di cui Macron è importante rappresentante e della cui implementazione avrà la piena responsabilità, dato il ruolo che egli ricopre. Il politico francese ha il compito di portare avanti quella Révolution con cui ha intitolato il suo libro. Una Rivoluzione ispirata, si legge nelle sue pagine, ai principi repubblicani e liberali, dopo essersi avvicinato, “fugacemente, a un Partito socialista in cui non mi ritrovavo”.
Il suo desiderio di superamento della dicotomia destra-sinistra, caratterizzata dalle “stesse facce e gli stessi uomini, oramai da tanti anni”, nonostante l’apparente alternanza, riporta alla mente il pensiero crociano sul ruolo che i liberali devono avere a livello politico. Il Liberalismo non può appartenere ai due poli opposti e pertanto, come scrisse nel 1951 il filosofo abruzzese, un partito liberale “è l’unico partito di centro a cui si possa pensare”.
Macron ne ha talmente chiaro il concetto da averlo inserito in ogni pagina del suo volume. E la traduzione di tutto ciò è proprio il discorso tenuto alla Sorbona, ispirato dalla “idea di fraternità più forte della vendetta e dell’odio”, e caratterizzato da punti ben chiari e propositivi:
Nuova Europa: addio alla tecnocratica UE così lontana dai popoli. L’Europa di Macron è “unita e democratica” con un’unica forza di difesa e di intervento, bilancio e tasse comuni, una procura europea anti-terrorismo. Finanche un ufficio per il diritto di asilo e una politica di cooperazione tra Nazioni sorelle (Giuseppe Mazzini ne sarebbe felice) affinché chi è in difficoltà per i flussi migratori di questi anni non venga lasciato solo. Finalmente! Non idee vaghe, ma proposte concrete!
Ambiente: il grave problema dell’inquinamento e le riflessioni sulle problematiche conseguenti ai cambiamenti climatici non possono che essere affrontati insieme. Le politiche adottate da un singolo Stato non servono a nulla. Possibile soluzione? La creazione di una forza europea di protezione civile.
Generazioni future: cittadini europei bilingue e nuove università europee. Progetto ambizioso, da portare a termine entro il 2024! Il dialogo tra cittadini può essere favorito solo dalla cultura. E la cultura, si sa, rende liberi.
Mediterraneo: il Presidente francese riporta al centro dell’Europa l’antico Mare Nostrum. E lì che si deve concentrare la politica estera comunitaria e l’Africa non deve essere più terra di conquista, ma di confronto e di scambi commerciali. David Ricardo può tornarci utile.
Questo programma, impreziosito dall’oratoria del politico di Amiens, è stato annunciato mentre, all’esterno, come hanno riportato molti giornali, si teneva una contestazione da parte di molti studenti. Una contestazione, organizzata non a caso da gruppi di destra e di sinistra, possibile nella Democrazia che proprio Macron vuole difendere a tutti i costi. Chi ha ascoltato le sue parole, all’interno, lo ha compreso benissimo. I giovani presenti, in particolare, lo hanno applaudito in maniera entusiastica.
I timori dell’avanzata dei populismi antieuropeisti possono essere confortati dal Manifesto della Sorbona. Ieri, è stato rispolverato il sogno liberale e mazziniano, quello che portò alla Rivoluzione contro l’Ancient Régime. Una nuova Rivoluzione ci aspetta e ne saremo protagonisti, se saremo compatti e coerenti con gli ideali in cui tutti, liberali, repubblicani e democratici, crediamo.
La fiducia in uomini come Macron non può essere di tipo personalistico. Quel tipo di adesione politica è appannaggio delle destre e delle sinistre, storicamente attaccate più alle singole figure, spesso dittatoriali, che ai contenuti. La fiducia di tipo liberale, in uomini come Macron, è di tipo programmatico e di metodo, come i Padri del Liberalismo ci hanno insegnato.
En Marche!

Massimiliano Giannocco

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