di Claudia Moschi
Stava rientrando a casa con i sacchetti della spesa, Anna Politkovskaja, quando nel pomeriggio del 7 ottobre 2006 è stata uccisa nell’ingresso del palazzo in cui viveva a Mosca con tre colpi di pistola più due di riserva, tanto per essere sicuri che fosse davvero morta.
È così che viene fatto fuori chi parla troppo o scrive cose poco piacevoli sul conto della Federazione Russa. Proiettili, polonio-210, rapimenti o, più semplicemente, sparizioni: sono più di 70 i giornalisti uccisi dal 1992 nel territorio dell’ex Unione Sovietica: Markelov, la Baburova, la Saludaevam solo per citarne alcuni. In Cecenia sembra quasi essere uno sport nazionale: uccidi il reporter, ammazza l’attivista per i diritti umani (l’ultima, in ordine cronologico, è Natalya Estemirova, assassinata il 15 luglio scorso). Proprio su questa regione si era concentrata l’attenzione della Politkovskaja: le sue inchieste su Putin e le azioni illecite dei servizi segreti russi o quelle sul governo filorusso ceceno e le permanenti violazioni dei diritti umani le hanno attirato le antipatie di molti, soprattutto quelle dell’ex Presidente russo, ora Primo Ministro, e le alte sfere dell’esercito di stanza nella repubblica caucasica. Chi ha ucciso Anna Politkovskaja?
Ora come ora sembra improbabile riuscire a trovare un unico colpevole certo: il processo per il suo omicidio si è aperto il 2 ottobre 2008 con tre imputati tutti assolti prima della fine di febbraio 2009, ma a giugno la Corte Suprema ha accolto il ricorso della pubblica accusa annullando la sentenza, decisione che ha suscitato le perplessità dei familiari della giornalista che si erano dichiarati completamente d’accordo con la prima sentenza sostenendo che vi era un’effettiva insufficienza di prove per condannare gli imputati. Eppure “sembra che l’Occidente sia più interessato di noi a quello che accade in Russia in termini di violazione dei diritti umani”. Sono le parole di Elena Zhemkova, attivista dell’associazione per i diritti umani Memorial’ in un’itervista rilasciata ad “Annaviva”, la nuova realtà italiana che si occupa della situazione socio-politico-culturale dell’Europa dell’Est e dei paesi dell’ area caucasica, che vorrebbe che il 7 ottobre diventasse una data “per non dimenticare” quello che si consuma in un grande Paese come la Russia col quale il nostro continua ad intrecciare fondamentali accordi economici e commerciali. In un momento in cui in Italia si parla costantemente dell’importanza della libertà di stampa è fondamentale tenere a mente quello che succede in Nazioni in cui questa manca quasi completamente al fine di imparare e fare del nostro meglio per non ripetere gli stessi errori.