Risultati elezioni Presidenziali francesi 2017: la Francia di popolo contro la Francia delle élite

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Al momento sembra essere in vantaggio, con il 23,8% dei consensi, il candidato delle élite borghesi e finanziare, ovvero l’ex banchiere Emmanuel Macron, quello che sin dall’inizio indicammo come il vero rappresentante della destra (e della sinistra) finanziaria ed oligarchica da sconfiggere (http://amoreeliberta.blogspot.it/2017/04/elezioni-presidenziali-francesi-2017.html).

Sostenitore della prima ora e Ministro dell’Economia del peggior governo di Francia, ovvero quello capitanato da Hollande e da Valls, ovvero da coloro i quali hanno trasformato il Partito Socialista in partito liberal-capitalista (tanto da ridurre il partito ad un misero 6,3% dei consensi presi da Hamon), Macron presenta un programma confuso quanto in linea con le prospettive di un’Europa austera e senz’anima, a vantaggio solo delle imprese e delle classi ricche. Superficiale quando si tratta di parlare di lotta al terrorismo, Macron ritiene che il problema sia semplicemente frutto delle discriminazioni e dell’assenza di mobilità sociale in Francia.
Diametralmente opposto il programma di Marine Le Pen che, a dispetto di quanto scrivono e dicono i media mainstream, non è affatto di destra e men che meno di estrema destra.
Come già scrivemmo recentemente, la Le Pen – che ha mutato radicalmente il volto del Front National – sembra incarnare valori gollisti in politica estera, (indipendenza della Francia dall’Europa e della NATO) e socialisti in ambito economico-sociale, attraverso l’abolizione della precarizzante Loi Travail; l’abbassamento dell’età pensionabile; l’abbassamento delle imposte sul reddito per primi tre scaglioni e delle piccole e medie imprese. Inoltre Marine Le Pen pone l’accento sulla laicità dello Stato ed è l’unica a rilevare e a voler contrastare il fenomeno dell’immigrazione di massa, che è fenomeno di sradicamento forzato dei popoli – imposto dalla globalizzazione liberal-capitalista – che danneggia tutti. In particolare le classi povere e gli immigrati stessi, che si stanno ritrovando e sempre più si ritroveranno senza prospettive ed in balìa della criminalità organizzata.
Marine Le Pen, nel suo discorso post-elettorale, ha criticato pesantemente la globalizzazione selvaggia e la deregulation economica, che porta a non avere frontiere nè protezioni (anche sociali, visto il progressivo smantellamento dello Stato Sociale in tutta Europa con l’avvento della globalizzazione e delle politiche imposte dall’UE e dal Fondo Monetario Internazionale).
La Le Pen, dunque, appare l’unica alternativa all'”erede” del catastrofico Hollande nonché rappresentante della finanza e ciò potrebbe veder confluire su di lei i voti dell’unico candidato autenticamente socialista in lizza alle Presidenziali, ovvero Jean-Luc Mélenchon, che ha comunque conquistato un ottimo 19,6%. Mélenchon, non a caso, a differenza degli altri candidati “del sistema” (Fillon ed Hamon), si è guardato bene dallo schierarsi con uno dei due candidati al ballottaggio, che si terrà domenica 7 maggio, ma ha lasciato libertà di coscienza al suo elettorato.
Come dicevamo, invece, i candidati “mainstraem” della destra – ovvero François Fillon – e della sinistra – ovvero Benoit Hamon -, hanno deciso di schierarsi apertamente con Macron al ballottaggio.
I media danno già Macron come vincente, ma, ad ogni modo, si tenga conto che i candidati “anti-sistema” e di matrice popolare e populista nel senso più positivo del termine, ovvero Le Pen, Mélenchon, Dupont-Aignan, Lassalle, Poutou, Asselineau ed Arthaud, hanno raccolto tutti assieme quasi il 50% dei voti, oltre al fatto che ben il 21,3% degli elettori si è astenuto.
I giochi, dunque, sono ancora tutti aperti, oltre al fatto che il neo-partito di Macron “En Marche”, non avendo alcuna struttura politica alle spalle nè un programma organico, potrebbe raccogliere pochi consensi alle elezioni parlamentari del giugno prossimo, a differenza del Front National della Le Pen e della “France Insoumise” di Mélenchon, che hanno già iniziato a raccogliere da tempo le simpatie ed i consensi dei ceti popolari e meno abbienti, oltre che di buona parte dell’elettorato ex comunista, socialista e gollista, stanco di subire i diktat di Bruxelles e di Washington.
E’ l’ora, dunque, della Francia ribelle, popolare e sovrana!
Di Luca Bagatin
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Nato a Roma nel 1979, è blogger dal 2004 (www.amoreeliberta.blogspot.it). Dal 2000 collabora e ha collaborato con diverse riviste di cultura risorgimentale, esoterica e socialista, oltre che con numerose testate giornalistiche nazionali, fra le quali L'Opinione delle Libertà, La Voce Repubblicana, L'Ideologia Socialista, La Giustizia, Critica Sociale, Olnews, Electomagazine, Nuovo Giornale Nazionale, Liberalcafé. Suoi articoli sono e sono stati tradotti e apprezzati in Francia, Belgio, Serbia e Brasile. Ha pubblicato i saggi "Universo Massonico" (2012); "Ritratti di Donna (2014); "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (2019); "L'Altra Russia di Eduard Limonov - I giovani proletari del nazionalbolscevismo" (2022) e "Ritratti del Socialismo" (2023)

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