Vulnus costituzionale

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di Enrico Gagliardi

Il pensiero liberale si fonda sul concetto di Stato di diritto e proprio su tale concetto trova la sua ragione di esistere, il suo fondamento storico. Senza regole, senza norme precostituite, senza garanzie giurisdizionali non c’è libertà e non c’è democrazia.
In Italia ormai da troppo tempo tutte queste caratteristiche vengono puntualmente tradite, nel silenzio generale di tutta la classe dirigente.
Da circa 18 mesi per esempio la Consulta, la più grande ed importante espressione dell’ordinamento giuridico costituzionale, la vestale della Carta Fondamentale come a qualcuno piace chiamarla con un pizzico di retorica, non ha il plenum, da più di un anno insomma il Parlamento non elegge un componente, tradendo così uno dei suoi doveri istituzionali. Ad aggravare la situazione c’è anche la circostanza concomitante per cui tra pochissimo tempo un altro giudice, questa volta di nomina presidenziale, esaurirà il suo mandato riducendo così la Corte Costituzionale ai minimi termini. Una situazione intollerabile che di fatto rischia di condannare un organo alla paralisi istituzionale.

Il fatto che nessuno, tranne il solito Marco Pannella, si preoccupi della faccenda lascia sbigottiti e la dice lunga sul livello delle istituzioni nel nostro paese. Dispiace dirlo ma una certa responsabilità è attribuibile anche al Capo dello Stato il quale dovrebbe, attraverso messaggi alle Camere, sollecitare l’elezione del nuovo giudice proprio nella veste di garante dell’ordinamento che la Costituzione gli affida, quella stessa Costituzione che nei casi più seri (e la situazione concreta ne è uno di quelli) gli consentirebbe addirittura lo scioglimento delle Camere o di una sola di esse.
Se si considera che è praticamente impossibile che non si sia riusciti ancora a calendarizzare la nomina per motivi tecnici, si comprende bene che i motivi di tale inerzia sono altri: la classe politica, quella partitocratica nella peggiore accezione del termine, non è ancora riuscita a trovare un accordo sul nome da mandare a Palazzo della Consulta, non è in altri termini ancora riuscita ad individuare una personalità chiave da sistemare in un così importante luogo che invece dovrebbe essere scevro da condizionamenti politici.
Il degrado morale e culturale di questo paese si nota anche e soprattutto da questi elementi.

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