Alcuni giorni fa è nato un piccolo dibattito con un vecchio amico che conosco dai tempi in cui simpatizzavo per il Partito Radicale, ovvero almeno una ventina di anni fa. Simpatizzavo, ma non vi ho mai aderito, in quanto non ho mai amato i “centralismi democratici” pannelliani, pur avendo sempre ammirato lo spirito libertario e soprattutto creativo e fricchettone dei radicali vecchio stile. Stile che purtuttavia hanno progressivamente abbandonato, aprendosi al pensiero liberal-capital-globalista-
Democrazia e Libertà
Il dibattito di cui parlo è nato ad ogni modo attorno alla concezione di aspetti quali la “democrazia” e la “libertà”, che per me non hanno alcuna attinenza con le ideologie, men che meno con l’ideologia dal mio amico sostenuta, ovvero quella liberale.
Da buon lettore e ammiratore di Alain De Benoist, debbo con il saggista francese riconoscere che, se per “liberalismo” intendessimo un concetto attinente unicamente alle libertà personali, non ci sarebbe nulla da eccepire. Purtuttavia sappiamo bene che esso ha implicazioni anche ed eminentemente economiche oltre che sociali.
Anni fa incorsi anch’io nell’equivoco di ritenere il liberalismo una forma di liberazione dell’individuo, così come da giovanissimo – quando avevo all’incirca quindici-sedici anni – incorsi nell’errore di credere che il comunismo fosse una forma di emancipazione dell’essere umano.
Con il tempo, lo studio e l’approfondimento ho compreso quanto tanto il comunismo storico novecentesco sia stato foriero di totalitarismo burocratico accentratore (che nulla, peraltro, aveva a che vedere con il pensiero di Marx ed Engels, i quali puntavano ad una società senza classi né Stati), quanto il liberalismo sia e sia stato portatore del totalitarismo dell’egoismo e del consumismo indotto e sfrenato, responsabile dell’attuale globalizzazione capitalista con tutto ciò che ne consegue (povertà diffusa, precarietà, immigrazionismo, insicurezza psicologica e sociale…).
Fu così che ritenni, come oggi ritengo, superati i concetti di Destra e Sinistra, identificando queste due ideologie illuministiche quali portatrici di esigenze anti-popolari, borghesi, economicistiche e, sostanzialmente, non democratiche né portatrici di libertà.
La mia visione, lungi dall’essere definitiva (non ho mai creduto infatti che un sistema o una ideologia possa e debba andare sempre e comunque bene in ogni luogo e in ogni spazio, anzi !), è dunque schiettamente conservatrice dei valori, dei sentimenti e dei doveri degli individui verso loro stessi e verso la loro comunità di appartenenza. Per questo mi sento di abbracciare il socialismo romantico ed autogestionario fondato sulla cooperazione e sull’economia del dono (ovvero il socialismo di Pierre Leroux, di Giuseppe Garibaldi e di Marcel Mauss in primis) ed il mazzinianesimo che, appunto, anteponeva i “doveri” comunitari delle persone ai “diritti” egoistici borghesi e “liberali”.
Ritengo dunque che tale visione sia proprio all’origine del pensiero democratico (che nacque nell’Antica Grecia) ove il popolo ha la sovranità e la responsabilità del destino della comunità in cui vive. Viene da sé, dunque, che la libertà nasca dal confronto all’interno della comunità, non già dalla prevaricazione del singolo individuo sugli altri o del singolo gruppo (le famose élites) sugli altri.
La democrazia autentica, dunque, è quella forma che permette a tutti di auto-rappresentarsi, senza deleghe né mediazioni di sorta. E la libertà è una continua ricerca: interiore ed esteriore. Un continuo confronto fra il proprio sé e l’altrui sé.
E’ chiaro che ciò presuppone il senso di comunità; la consapevolezza di essere tutti appartenenti ad un’unica grande famiglia; la disponibilità al confronto e al dialogo oltre che una formazione storica, culturale, politica, filosofica, spirituale e antropologica continua e che guardi non già alle sedicenti democrazie capitaliste e “liberali” moderne, bensì alla democrazia ateniese, alle società arcaiche matriarcali e fondate sul dono (e non già sul “diritto” o sul “libero” commercio); ad esempi quali la Comune di Parigi, la Repubblica Romana del 1849 e la libertaria e d’annunziana Repubblica di Fiume, senza dimeticare gli esempi portati avanti dal Socialismo del Secolo XXI in America Latina negli ultimi quindici anni.
Alla fine del dibattito con il mio amico, ad ogni modo, ciascuno è rimasto sulle sue posizioni, ma ci siamo ripromessi di continuare a confrontarci davanti ad un’ottima pizza ed a una birra.
Penso dunque, una volta di più, che la democrazia e la libertà scaturiscano solo dalle diversità e dal rispetto delle stesse (non certo dall’omologazione, dal pensiero unico “politicamente corretto”, dall’indistinzione ideologica tipica della società odierna dei consumi…), dal confronto e da nuove sintesi ideali. Non certo dalle livorose divisioni fini a sé stesse o dagli egoismi.
Di Luca Bagatin