Sbarca nell’incantevole Levico Terme la Fidelity Hotels & Resorts, azienda con strutture alberghiere di alta qualità in diversi paesi del mondo, dal Baltico al Medio Oriente. La scommessa dei comproprietari Stephan Gerhard e Thomas Schlieper è quella di riavviare e proseguire la storia del Grand Hotel Imperial, alla cui inaugurazione del 1900 prese parte l’arciduca Eugenio d’Asburgo, assieme a numerosi ospiti di alto rango provenienti da tutta Europa. Fu uno scrittore ed imprenditore ungherese naturalizzato tedesco, Julius Adrian Pollacsek, ad intuire le potenzialità del posto, ricco di acque termali uniche in Europa per le caratteristiche medicamentose, ed è dalla Germania, da Francoforte sul Meno, che è ripartita l’iniziativa imprenditoriale di rendere “La reggia vivace”, come recita il manifesto all’entrata. Gherard spiega ai partecipanti all’inaugurazione che “Siamo una piccola holding famiglia guidata da me e con sede in Germania, non a Panama!, la Solutions Holding, la quale è direttamente o indirettamente legata a circa trenta aziende di diverse dimensioni che a loro volta sono attive principalmente nel settore alberghiero e del turismo. Tra queste il gruppo Treugast, in realtà una società di consulenza, che gestisce più di venti alberghi tra cui il Campo Bahia, piccolo hotel di lusso in Brasile, la catena 25 Hours, cioè alberghi di design in bei luoghi come Amburgo, Vienna, Zurigo, Monaco di Baviera, Venezia, Barcellona e New York, la Deutsch Hotelholding che gestisce un totale di 25 alberghi di lusso, la Arcona living, l’Horwath Htl, il più grande consulente turistico alberghiero del mondo guidato da me e da mio figlio, la Solutions Talents & Professionals per atleti e modelli, fondata qualche tempo fa da me e da mia figlia”. Un’impresa che genera lavoro, e mai come in questi tempi ce ne è bisogno. E la Fidelity Hotels & Resorts dà lavoro a 800 persone in modo diretto, 2.000 se si considerano le aziende annesse.
– Professor Gerhard, a quali investimenti avete pensato per il Grand Hotel Imperial? “In numeri contiamo di investire 4 milioni di euro per la ristrutturazione, e di assumere una trentina di dipendenti tra personale già impiegato nella precedente gestione e neoassunti. Contiamo poi di interagire con l’Istituto Alberghiero Trentino di Rovereto e Levico Terme dando ai giovani la possibilità di accedere al praticantato, come pure con l’Opera Armida Barelli, altro istituto di formazione. Puntiamo poi su una cucina ”.
– Sarà una struttura esclusiva? “No, puntiamo a tenere i prezzi dei servizi offerti e dell’alta qualità sulla base dell’economia della provincia, come pure a rendere fruibile l’albergo al territorio ospitando banchetti nuziali, oppure semplicemente aprendo le porte per chi viene per un aperitivo o per un caffè. Saremo noi ad adattarci alle richieste di chi verrà a trovarci. Anche se come target abbiamo coppie dai cinquant’anni in su, l’hotel sarà aperto alle famiglie ed in grado di fornire servizi adeguati e buona ristorazione”.
– Un accenno? “Puntiamo sulla cucina tradizionale italiana con prodotti di alta qualità reperiti presso piccoli produttori, scelti con cura. Lo chef è Devis Cameli, laziale”.
– L’hotel è famoso per le cure termali: contate di convenzionarvi con il Sistema sanitario? ”C’è molta concorrenza, sono 300 le strutture termali convenzionate. Certamente faremo richiesta”.
– Torniamo alla holding: nel suo intervento lei sottolinea che, dopo gli attacchi terroristici, la crisi dei rifugiati e l’incertezza è necessario prestare più attenzione rispetto al passato alla sicurezza. In che modo? “Come spiegavo, non siamo solo una catena di alberghi o di gestione di alberghi, ma ci occupiamo anche di consulenza alberghiera. Pensavamo che dopo le “primavere arabe” la situazione si sarebbe stabilizzata, ma poi ci sono stati gli attacchi terroristici e ci siamo gradualmente ritirati dai mercati come la Tunisia, il Marocco e l’Egitto, paesi, uniti ad altri, dove avevamo il 20 per cento del nostro mercato. Per noi è ora diventato interessante investire in Spagna perché vi è un aumento del turismo proprio per ragioni legate alla sicurezza”.
– Accennava nel suo passaggio alla crisi dei rifugiati: ha rappresentato un problema per le vostre strutture alberghiere? “Direttamente no, non c’è nessun nesso fra la crisi dei rifugiati e la Fidelity. Anzi, aprendo strutture, come l’hotel a 5 stelle che stiamo per avviare in Austria, assumiamo e formiamo i profughi”.
Di Enrico Oliari