I Kamikaze islamici si immolano per la gloria dell’Islam, assassinando persone innocenti, con la speranza che la loro anima dopo lo smembramento del corpo volerà in paradiso e, per gli uomini, approderà in un angolo dell’universo dove fiumi di latte e miele la nutriranno e 72 vergini soddisferanno ogni suo appetito sessuale. Questo è quello che viene detto a chi sta per immolarsi in nome di Allah. Ma è poi così?
I grandi maestri spirituali, dai Sufi ai Buddisti, ci informano che dopo la morte il nostro spirito ascende ad un’altra dimensione dove prevale la serenità eterna oppure dove si sosta in attesa di rincarnarsi. Per questi maestri spirituali, però, c’è una questione che i nostri kamikaze non conoscono, ma che anche i saggi Sufi islamici sanno: per chi muore a letto o in battaglia mantenendo integro o quasi il proprio corpo, mantiene come anima la propria individualità, ma chi muore finendo con il corpo a pezzi, la sua entità spirituale viene assorbita dalla grande anima cosmica perdendo definitivamente la propria individualità. A quel punto niente vergini o fiumi di latte e miele.
Ci si chiede, ma se i candidati kamikaze sapessero questo, sarebbero ancora decisi ad immolarsi e ad assassinare gli innocenti?
Sarebbe utile a questo punto, al posto di bombe e missili contro i combattenti del ISIS o di altri gruppi terroristici, lanciare volantini che spiegano questa delicata questione spirituale del dopo morte. Forse a quel punto qualcuno desisterebbe dal candidarsi kamikaze.
di Filippo Mariani
fonte: Accademia Kronos