Germania: i Parlamenti approvano il nuovo piano di aiuti per Atene

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Il 23 luglio il Parlamento Ellenico ha approvato la proposta di legge con la seconda serie di riforme che recepisce le condizioni stabilite dall’accordo tra i capi di Stato e di governo della Eurozona sull’avvio del terzo piano di salvataggio (bailout) per la Grecia. Dei 300 deputati che compongono l’Assemblea legislativa greca hanno votato a favore in 230; contrari 63. Oltre ai gruppi parlamentari di Syriza – Coalizione della Sinistra Radicale e Anel – Greci Indipendenti (che rappresentano la maggioranza di governo) hanno dichiarato il proprio voto favorevole anche Nuova Democrazia, Pasok – Movimento Socialista Panellenico e Il Fiume. Sono state così approvate la riforma del Codice di procedura civile e il recepimento nella legislazione greca della direttiva europea sulla risoluzione e la ripresa bancaria, con cui è stabilito che il salvataggio di una banca deve essere realizzato con una procedura di bail-in, ovvero attraverso gli azionisti e i creditori, prima di ricorrere al sostegno statale. La proposta di legge non ha riguardato altri provvedimenti richiesti dai creditori, quali la riforma delle pensioni e l’aumento delle aliquote fiscali versate dagli agricoltori.

In relazione alle due formazioni di governo, i 13 deputati di Anel hanno votato tutti a favore. Tra i 149 deputati di Syriza, 31 hanno votato contro e altri 5 hanno votato “presente”. A differenza del voto contrario alla prima serie di riforme espresso la settimana scorsa, in questo secondo passaggio parlamentare Yanis Varoufakis (Syriza), già Ministro della Finanze (dimessosi dopo il referendum del 5 luglio scorso) ha votato a favore, motivando la propria scelta con la considerazione che questa fase può aiutare il governo a prendere tempo verso i creditori, dato che considera il negoziato tutt’altro che certo nella conclusione positiva.

Tsipras ha detto che l’accordo di Bruxelles è un compromesso raggiunto “dopo aver esaurito ogni opzione negoziale” e che se la Grecia vuole evitare il default finanziario non c’è alternativa all’approvazione del piano di riforme della Eurozona. La prospettiva della Grecia è la conclusione dei negoziati sul terzo bailout entro il 20 agosto. Nel suo intervento in Parlamento, Evangelos Meimarakis, Presidente ad interim di Nuova Democrazia (dopo le dimissioni di Antonis Samaras), ha detto che il voto favorevole del suo partito alle riforme presentate dal governo è soltanto esclusivamente a sostegno della Grecia e per la sua permanenza nella Eurozona. Ha inoltre criticato la condotta negoziale di Tsipras, a cui ha chiesto perchè non ha accettato l’accordo proposto mesi fa da Ue/Bce/Fmi, che avrebbe evitato alla Grecia un arretramento della crescita economica e un indebolimento del sistema bancario.

Constatazione sostanzialmente simile a quella avanzata da Piattaforma di Sinistra – corrente euroscettica e massimalista di Syriza – che, alla affermazione di Tsipras secondo cui non vi è alternativa a quanto stabilito dai creditori, ha chiesto al Primo Ministro perché allora non ha accettato i termini negoziali dello scorso febbraio, considerati meno pesanti per i cittadini ellenici in confronto a quelli attuali. Inoltre, sottolinea Piattaforma di Sinistra, la dichiarazione di Tsipras sulla mancanza di alternativa a quanto stabilito a Bruxelles riduce molto la possibilità di negoziare condizioni differenti per la Grecia.

In occasione del precedente voto parlamentare sulla prima serie di riforme, Stavros Theodorakis, presidente di Il Fiume, ha affermato che la dilatazione dei tempi per il raggiungimento di un accordo con i creditori è stata dovuta all’atteggiamento incerto di Tsipras nei confronti della opposizione interna a Syriza. Con riferimento ai dati Eurostat, ufficio statistiche della Unione europea, nei primi tre mesi del 2015 il debito pubblico greco è stato al 168.8% del Pil (il più alto nella Ue).

Il 16 luglio il Parlamento Ellenico aveva approvato la prima serie di riforme richieste dall’accordo nella Eurozona, con 229 favorevoli, 64 contrari e 6 che hanno votato “presente”. A favore Syriza, Anel, Nuova Democrazia, Pasok, Il Fiume, con l’unica differenza, in confronto alla seconda serie di riforme, che i voti contrari da Syriza sono stati 32 e altri suoi 6 deputati hanno votato “presente” e uno si è astenuto. Tale ampiezza dell’opposizione dentro Syriza al provvedimento sostenuto dal governo Tsipras ha aperto una questione politica sulla linea del partito che, come primo effetto, ha determinato un rimpasto di governo.

Prima del voto nel Parlamento Ellenico, il 14 luglio si è riunita la segreteria politica di Syriza dove è emersa una forte opposizione in particolare da parte della corrente Piattaforma di Sinistra. Tsipras – affermando la necessità di salvaguardare l’unità del partito – ha detto di essere pronto a recepire ogni eventuale alternativa in merito alle riforme richieste per il bailout. Alla conclusione, 109 componenti su 201 del comitato centrale hanno approvato un documento che contesta l’accordo di Bruxelles per il nuovo bailout, date le condizioni “umilianti di supervisione”. Prima del voto parlamentare, Nantia Valavani, Vice ministro delle Finanze, ha annunciato le proprie dimissioni.

Parallelamente si è riunito anche il partito dei Greci Indipendenti che, evidenziando con Panos Kammenos la differenza tra quanto stabilito a Bruxelles e l’accordo raggiunto dai leader dei partiti ellenici (tranne Kke – Partito Comunista e Alba Dorata) dopo il referendum del 5 luglio, ha constatato che il Primo Ministro Alexis Tsipras è stato posto davanti a una scelta molto difficile. Nella eventualità di un indebolimento dell’attuale maggioranza, Kammenos ha escluso la partecipazione a governi con Nuova Democrazia e Il Fiume.

Yanis Varoufakis ha detto che il nuovo – terzo – bailout può essere considerato equivalente al Trattato di Versailles, con cui alla conclusione della Primo conflitto mondiale vennero stabiliti i nuovi equilibri europei, stabilendo, in particolare, condizioni molto pesanti per la Germania, tanto che quanto deciso allora fu poi considerato componente determinante per gli sviluppi politici nel contesto post-bellico tedesco. Altrettanto esplicita la dichiarazione di Zoi Konstantopoulou (Syriza), Presidente del Parlamento Ellenico, secondo cui le misure economico-finanziarie imposte ad Atene determinano un “genocidio sociale”. Dopo il primo via libera del Parlamento Ellenico, in previsione dell’approvazione anche da parte degli altri Stati della Eurozona, i Ministri delle Finanze della Eurozona, riuniti nell’Eurogruppo presieduto da Jeroen Dijsselbloem (Paesi Bassi), sulla base della valutazione positiva data da Commissione Europea, Bce e Fmi, hanno approvato l’avvio formale dei negoziati per il terzo bailout di 86 miliardi di euro per la Grecia.

A seguito delle divergenze emerse in Syriza, Tsipras ha realizzato alcuni cambiamenti nel governo che però non hanno modificato la natura politica della maggioranza – continuando l’alleanza tra Syriza e Anel – né gli equilibri tra i due partiti che la compongono. Il cambio politicamente più rilevante è quello di Panos Skourletis, finora Ministro del Lavoro, che passa al dicastero della Ricostruzione Produttiva, Ambiente ed Energia al posto di Panayiotis Lafazanis, leader di Piattaforma di Sinistra. Al Ministero del Lavoro nominato Georgios Katrougalos, secondo cui è possibile negoziare i termini dell’accordo con i creditori, dato che nel testo alcune delle condizioni sono vaghe. Altri cambiamenti sono stati soprattutto tra i Vice ministri, oltre quello del portavoce dell’Esecutivo.

Il 17 luglio il Parlamento tedesco (in particolare il Bundestag) ha approvato il piano di salvataggio per la Grecia sostenuto dal governo di “Grande Coalizione” presieduto da Angela Merkel, composto da Cdu/Csu (Unione Cristiano-Democratica e Unione Cristiano-Sociale) e Spd – Partito Socialdemocratico. I favorevoli sono stati 439; i contrari 119 (il governo conta su una maggioranza di 504 su 631 seggi del Bundestag). Nel suo intervento la Merkel ha detto che è necessario dare alla Grecia la possibilità rimanere nella Eurozona poiché l’alternativa sarebbe uno scenario caotico. Data la presenza di una opposizione significativa a ulteriori bailout alla Grecia tra i deputati della Cdu e della Csu (Partito bavarese alleato storico della Cdu), la Merkel, per rafforzare la sua posizione di sostegno al piano di aiuti, ha chiesto ai deputati di immaginare quanto sta accadendo in Grecia riprodotto in Germania, affermando la necessità che l’Europa dimostri di essere una comunità in grado di condividere leggi, responsabilità e destino, poiché “quando l’Europa – tutta l’Europa – è forte allora anche la Germania è forte”.

Ma il sostegno al nuovo bailout per Atene non ha escluso critiche verso Tsipras, contestandogli di aver promesso agli elettori greci contemporaneamente sia la fine delle misure di austerità sia la permanenza nella Eurozona, condizioni che, nella fase attuale della Grecia, sono considerate incompatibili. Altrettanto critico il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble: “La Grecia aveva la crescita più alta della Eurozona ma è stata annullata dal governo Tsipras”. A sostegno della linea della Merkel anche Sigmar Gabriel – Presidente della Spd, Ministro dell’Economia, Vice Cancelliere – il quale ha detto che quanto si è determinato in Grecia ha messo a rischio l’intero progetto europeo e che per uscire dalla crisi la Grecia “deve cambiare se stessa”. Ha inoltre sottolineato che una divisione nella Eurozona avrebbe portato a una crisi i cui effetti avrebbero superato il contesto finanziario.

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