La politica deresponsabilizzata e il ruolo amministrativo eluso dalle retrovie dei dipartimenti tecnici, è la situazione che emerge, allarmante, dalle parole di Dario Maestranzi, consigliere comunale di Trento, dal passato (e presente) liberale, che ora ha scelto di ricandidarsi, dopo due consigliature, con il PATT per portare la sua esperienza politica in un partito territoriale.
“Spirito libero” come lo definiscono i colleghi, farmacista di professione, sportivo e culturalmente impegnato, ha scelto di fare luce sulle pieghe nascoste delle decisioni di palazzo nel Capoluogo trentino.
“Dal ’95 la politica ha abdicato se stessa, delegando ai dirigenti le scelte che hanno ricaduta sulla cittadinanza” sono le parole che Maestranzi ha usato per dare il via alla sua lotta contro un sistema precofezionato e già deciso da accordi e da contratti che esulano l’interesse diretto del politico e il suo ruolo di garante verso il cittadino votante.
“Persone e non partiti, che scelgono dall’alto e poi inducono solo a votare chi è presente in aula” come da tempo si denuncia in Parlamento, e anche a Trento il problema si fa notare “decisioni che sono prese da esterni a cui il politico, il Sindaco in questo caso, mette la firma e si fa da Garante, eludendo anche la Commissione di Vigilanza”.
I Sindaci sono in mano ai dirigenti: tutto perfetto oppure tutto dato per scontato? Non sono flebili le critiche di Maestranzi, che al contrario ha come primo obiettivo proprio quello di combattere questo sistema “a scatola chiusa” presentandosi nella “roccaforte al contrario” del PATT, un partito che a livello locale ha forti radicalità territoriali, mentre nel Capoluogo è un contenitore che si sta riempiendo di alte professionalità. La lista presentata pochi giorni fa, infatti, si riempie di esperti e di giovani con esperienze molto importanti nel settore economico, sociale e anche politico, una lista decisamente ricca dal punto di vista umano.
“I politici sono in mano ad altri poteri e non hanno capacità decisionale, la gente non frequenta le sedi di partito se la loro voce non arriva in Consiglio Comunale e non viene ascoltata, in questo modo l’elettore si allontana dalle urne. Quando alla gente si fanno promesse che non vengono mantenute, il votante si sente tradito, pensa che il politico sia un incapace. Io ho come obiettivo di fare riavvicinare la gente all’abc della gestione locale, dei problemi da portare avanti, voglio metterci la mia faccia e garantire agli elettori che quanto discutiamo sarà trattato e se approvato, in tempi ragionevoli, realizzato, per riavvicinare la gente alle sedi di partito, per una politica nuova e più concreta”.
Per Trento Maestranzi vede forte la necessità di lasciare la strada della capitale dei servizi per tornare a produrre, incentivando i piccoli imprenditori e i commercianti, i pubblici esercizi, guidando a un presidio vivo della città, per combattere la delinquenza. Togliendo dagli ingranaggi del potere il gioco del Do ut Des, tra cittadini, professionisti e settore pubblico, in modo da liberare il voto, poiché in un conflitto di interessi l’elettore è certamente poco libero nella cabina elettorale.
La rete politica del Trentino e di Trento è prigioniera di accordi con cooperative, enti e società, non riesce a prendere delle decisioni che siano pulite e libere da vincoli e per questo non è flessibile ed è prigioniera.
I progetti in programma: lo sviluppo economico, il rialzo del PIL locale, il rispetto della volontà degli elettori e un ritorno al politico come persona e garante delle scelte di palazzo, che con le sue spigolature umane riesca però a prendere le decisioni che servono e a realizzare le opere che chiedono i cittadini; questo è il volto della politica di Maestranzi per il PATT. Schiena dritta, coraggio e tanta forza ed entusiasmo.
di Martina Cecco