Le élites non élites

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di Piero Sampiero

Dopo ‘l’overdose’ elettorale, confesso che sono stufo di slogan e gossip, di dichiarazioni fasulle e proclami da operetta: la politica è un male necessario e per fortuna non è tutto, sia nella vita privata sia nelle relazioni sociali; neppure si può pretendere che sia un fondamento della società civile, che magari in quest’italia ridotta a un colabrodo, non sarà un granché, ma è, comunque, sotto-rappresentata da partiti e partitanti al potere.

Credo sia utile una disintossicazione dai veleni della campagna elettorale, per riappropriarsi di se stessi e ricomporre la propria integrità psico-fisica, guardando oltre la politica ed i ‘comitati d’interesse’ che sono andati all’assalto di comuni e province nel nome del progresso e del cambiamento – termini che suonano innegabilmente falsi e che nascondono soltanto, nel migliore dei casi, la volontà d’incrementare una nuova professione senza qualità, quella del ‘politicante’.

Ho notato che alcuni nuovi eletti presenti su Fb hanno creato nuovi movimenti e nuovi partiti e che cominciano a chiedere iscrizioni e contributi: mi sembra una pantomima già vista decine e decine di volte.

Molti pensano che la salvezza, per loro, verrà dal nuovo proliferare di combriccole, di destra, centro e sinistra. Una vera pena.

Nessuno è contento della situazione generale, né al governo né all’opposizione, ma tutti sono concordi nel dire che le province sono una ‘cartina di tornasole’ importante, come se non sapessere che si tratta di ‘enti inutili’ destinati a succhiare l’ultimo latte dell’ultima vacca da mungere.

Una politica seria le abolirebbe d’un colpo destinando i quattrini ad alleggerire il peso della crisi. Ma così non è.

Si continua a parlare di parlamento di’ nominati’ e non di eletti, dimenticando che l’art.49 della Costituzione reclamerebbe una regolamentazione degli ‘enti di fatto’, chiamati partiti, mentre nessuno di essi ha messo nel programma un impegno fondamentale per la vita democratica: chiarire obblighi e responsabilità, funzioni e limiti di organizzazioni, che hanno espropriato lo stato da decenni, lottizzando tutto quello che era possibile infeudare, per garantirsi un potere senza fine né controllo, con clientele e nepotismi e sistematici accordi spartitori tra i vari gruppi in gioco.

Non si parla del’ voto di scambio’ o delle ‘scelte uninominali’ imposte dalle segreterie dei partiti, prima dell’attuale legge elettorale, che rimane una porcata, ma che va bene a quasi tutti, dato l’esito del referendum.

Si può pensare che la nomenklatura, nella quale si contano per carità anche persone di ottimo livello, voglia autoriformarsi? Sarebbe ridicolo.

Ecco allora crescere l’astensionismo ed il disgusto, non solo per le intossicazioni della politica, ma per tutta la categoria dei politici.

Le cifre sono in pauroso aumento, ma ‘lorsignori’ fanno finta di non accorgersene…

E’ gente che non vota perché o si rifà alla pre-politica o alla meta-politica o addirittura alla metafisica, ovvero ritiene che la cosiddetta ‘classe dirigente’ del governo e dell’opposizione sarà costretta a dare le dimissioni da se stessa, per autoconsunzione, non rappresentando più nulla e nessuno.

Nel frattempo è meglio occuparsi di altro, senza dare troppo peso alle sceneggiate di queste ‘élites non élites’.

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