2009 il nuovo volto della Tobin Tax

1
1327

Una soluzione europea alle porte

Martina Cecco

Se ne parla spesso, di recente: si parla della Tobin Tax, una tassa “giustiziera” e se ne parla come una delle possibili soluzioni alla crisi economica; figlia all’origine di uno studio economico fondamentale della storia economica dell’occidente, reso famoso, rivisto e riconsiderato nelle università e nelle aule parlamentari, è uno dei figli economici più graditi prodotto dagli economisti dei paesi industrializzati: si tratta di una legge che segue una strategia antispeculativa, essa deve la primogenitura a un illustre studioso, già premio Nobel, che nel 1972, l’omonimo James Tobin, pensò a un mezzo dinamico per autoregolamentare e controllare le imposte sulle transazioni monetarie (quantomeno così era originariamente e poi vedremo che cosa è cambiato) al fine di evitare la speculazione economica e di equilibrare il sistema finanziario internazionale per opera dei singoli paesi conivolti nella compravendita monetaria.

La Tobin Tax sarebbe dovuta servire originariamente a colpire gli strumenti finanziari in valuta, acquistati attraverso le transazioni internazionali, transazioni che hanno un volume di affari superiore ai 4 miliardi di dollari al giorno, ricordiamolo, che verrebbero così colpiti con una tassazione che varia tra lo 0.1% e lo 0.25% del volume di affari complessivo. Con una tassazione applicata su tutti i movimenti internazionali di acquisto del danaro la speculazione sulle transazioni a conto termine avrebbe una riduzione ecclatante, senza dubbio, dato lo scoraggiamento in termini di guadagno e tenuto in considerazione che si valuta nel 90% il volume di affari della speculazione, rispetto al 10% dei rimanenti affari “puliti” o meglio dovuti.

Contraendo il volume della compravendita del danaro a livello internazionale, frenando la speculazione, i rendimenti della speculazione precipitano ma diminuisce il rischio di deprezzamento nel cambio del danaro, che equivale a dire: per i singoli paesi si stabilisce una relativa tranquillità economica in termini di valore del danaro nazionale nel nostro caso si tratterebbe dell’euro. Questo è uno dei primi fattori che possono influire sull’andamento dell’economia delle singole nazioni. Nonostante la contrazione del volume di affari rimane il volume del gettito ricavato direttamente dalla tassa che oscilla tra i 100 e i 300 miliardi di dollari all’anno soldi che potranno essere destinati ad esempio alla copertura di diverse situazioni di emergenza.

L’idea della tassa si riassume in questo complesso movimento di danaro, che applicato a una situazione come quella attuale, in cui si misura il prezzo della svalutazione causata dalla speculazione sugli investimenti ad alto rendimento in breve tempo, cioè quelli per cui si investono cifre molto alte a rendita sicura e immediata “bruciando il costo dei capitali” e speculando su un valore transitorio che nel lungo termine si riduce. Questi rendimenti fantasma sono i primi incriminati come la causa della svalutazione del valore globale del danaro, nell’ottica economica internazionale, un sistema che con la globalizzazione è diventato un fatto reale e monetizzabile ne testimonia la crisi economica dei mesi scorsi.

La Tobin Tax rivista nel 2009, come viene proposta ora a soluzione della crisi economica, tiene in considerazione le imposte sulle transazioni finanziarie in genere, non solo in valuta, essendo cambiato lo stile dell’investimento: per capirci si tratta di hedge funds e di fondi capitale, transazioni monetarie che possono anche avvalersi dei paradisi fiscali, quelli messi in discussione in questi mesi, non ché degli investimenti e dei prodotti finanziari in genere. Riducendo nazione per nazione la speculazione, cioè il volume degli investimenti che guadagnano sul valore a breve, garantendo comunque un introito in percentuale sul mercato attivo, si va a creare un polmone di danaro, che proporzionalmente alla mole di affari delle singole nazioni accumula un capitale da reinvestire, in questo caso, per l’Europa, in investimenti a vantaggio della collettività.

La globalizzazione in questo caso è vantaggiosa perché la percentuale che garantisce il gettito dipende dal volume del danaro in transito, non dal danaro investito nel paese, cioè il vantaggio può essere anche dei paesi a sistema non capitalistico e più semplicemente dei paesi più poveri o in difficoltà economica. Per fare una valutazione della tassa si pensi che la CRBM ha calcolato un gettito medio oscillante tra i 24 i i 48 miliardi di dollari annui che si ricavano dalla Commodities Transactio Tax di cui 15/30 sono prodotti dagli USA e dall’Europa.

Fonti:
Congressional research service, Transaction Tax: General Overview, http://assets.opencrs.com/rpts/RL32266_20041202.pdf
“A euro solution implementing a levy on euro transactions to finance international development” redatto dalla CRBM

1 COMMENTO

  1. e’ una tassa giusta ed equa , contribuisce a frenare i movimenti speculativi di grandi masse finanziarie che non portano nessun beneficio all’economia “reale” e danneggiano i poaesi poveri del mondo. chi opera in questo modo ha perso qualsiasi senso etico della vita e non ci vengano a parlare di “libertà” è una parola di cui non conoscono il vero significato, libertà va coniugata con il senso di responsabilità e con solidarietà. adriano candioli

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome