di Piero Sampiero
Premesso che la personalizzazione della campagna elettorale, in questa come in altre occasioni, è stata effettuata anche dell’opposizione e che la figura del leader è comunque necessaria alle democrazie moderne, senza scadere ovviamente nel culto della personalità, tipico dei regimi totalitari, si deve convenire che il problema più urgente per l’area moderata è la selezione di una classe dirigente a livello nazionale e locale, che nasca da un proficuo rapporto con la società civile, fuori dalle logiche partitocratiche e clientelari.
Il radicamento nel territorio nasce dalla vicinanza alla gente comune ed ai cittadini non tanto con la sottoscrizione di tessere nè di presenza all’interno dell’apparato.
E’ un compito difficile perché dovrebbe svolgersi sul piano dell’acquisizione del consenso alle proprie idee, fuori della logica del potere e del voto di scambio.
Mi pare che su questo piano ci siano gravi manchevolezze organizzative e di elaborazione di programmi e progetti validi per il presente e soprattutto per il futuro, che riguardino la scelta di una leadership all’altezza di un grande movimento liberal-popolare, prevenendo l’apertura di una grave e, forse esiziale, crisi del post-berlusconismo.
Per raggiungere risultati positivi in questo senso, i personaggi dotati del carisma adeguato al compito di guidare una ragguardevole forza politica dovrebbero chiaramente esporre le proprie idee nelle sedi adeguate, con spirito di lealtà e di servizio, senza creare correnti, ma proponendo organiche ed articolate prospettive, raccogliendo le sfide della modernità sui temi principali da affrontare, soprattutto in materia sociale, economica e culturale, per delineare un’identità suscettibile di larga approvazione presso la base elettorale.
Il modo di proporsi della ‘Lega’ è a questo proposito illuminante e, come si vede, in grado di raggiungere esiti stabili e gratificanti.