Ecco la legge che cancella le prove dei processi

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di Elia Banelli

Ci risiamo. Le solite polemiche sulla giustizia ad ogni cambio di governo. Ex esponenti della P2 che ipotizzano trame nascoste, denunciano oscuri complotti politici delle toghe rosse, avanzano legittimi sospetti e via delirando.

La maggioranza di centrodestra (ma a suo tempo anche il centrosinistra) dimostra una costante allergia per lo Stato di Diritto e per l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. E’ un paese che non riesce a rispettare nemmeno le sentenze di primo grado, nonostante le motivazioni siano contenute in un fascicolo di oltre 370 pagine e l’impianto accusatorio resti solido e confermato.

E’ un fatto che David Mackenzie Mills abbia ricevuto 600.000 dollari su un conto estero intestato alla Fininvest e pagato nel 2000 dal manager Carlo Bernasconi (deceduto un anno più tardi) “che agiva in nome e per conto di Silvio Berlusconi”. Sappiamo che quel fiume di denaro è servito per ringraziare Mills della falsa testimonianza prodotta da testimone nei processi sulle tangenti alla Guardia di Finanza e All Iberian nel biennio 96-98.

Sappiamo perché è lo stesso Mills a parlare di quel “regalo” in una lettera inviata al suo commercialista Bob Drennan, che prontamente lo denunciò al fisco inglese (in Italia avrebbero aggiustato la cosa tra galantuomini).

Ecco i fatti inoppugnabili fino al secondo grado di giudizio, e la condanna a 4 anni e sei mesi a David Mills per “essere stato corrotto” esige che il corruttore, Silvio Berlusconi, venga processato e condannato. Ma non può esserlo perché è protetto dallo scudo del lodo Alfano (in attesa del pronunciamento della Consulta e del referendum promosso dall’Italia dei Valori), almeno fino a quando detiene incarichi istituzionali.

Nonostante l’impunità scandalosa di cui gode il premier, è in arrivo una nuova legge “cancella prove”, che il governo ha approvato a dicembre. Un pacchetto di norme (32 in tutto) che modificano il codice penale e di procedura “per assicurare più velocità nei processi”, dicono.

In realtà il secondo comma dell’articolo 4 prevede che una sentenza passata in giudicato non possa più essere acquisita ai fini della prova.
Significa che le sentenze definitive non potranno più essere utilizzate in processi diversi, ma si deve ricominciare tutto da capo, anche se c’è il timbro della Cassazione.

Per farla breve, se Berlusconi dovesse andare a processo per le tangenti alla Guardia di Finanza, la sentenza Mills non potrebbe essere utilizzata come prova.

Alla faccia della “velocità dei processi e della maggiore certezza della pena”.

Ma in Italia si grida allo scandalo per il golpe rosso dei magistrati, mentre l’Europa ci guarda a bocca aperta e noi restiamo vittime impotenti dello strapotere di un despota, che tutto può e tutto esige, compreso le ultime nomine Rai a 15 giorni dalla elezioni.

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