L’INCONTRO DI FIRENZE DI SCELTA CIVICA

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Il prossimo 20 settembre si svolgerà a Firenze un Incontro nazionale promosso da Scelta Civica, aperto ai simpatizzanti.
Sono passati meno di tre anni da quando, nel novembre del 2011, il Governo presieduto da Mario Monti ottenne la fiducia del Parlamento.
Le drammatiche condizioni dei conti pubblici ed i difficili rapporti con le Istituzioni dell’Unione Europea sembravano già questioni superate nella campagna elettorale che precedette le elezioni politiche del febbraio 2013. Ovviamente, non era così. Restò soltanto il Presidente Monti, con l’Agenda che portava il suo nome, a ricordare gli obblighi che l’Italia aveva assunto con l’Europa «in materia di disciplina delle finanze pubbliche». In particolare, quello di «ridurre lo stock del debito pubblico a un ritmo sostenuto e sufficiente in relazione agli obiettivi concordati», in coincidenza con il conseguimento del pareggio di bilancio strutturale. La genesi di “Scelta Civica” sta qui: un movimento di imprenditori, di professionisti, di docenti universitari, di cittadini, raccolti intorno alla personalità del Presidente Monti, per sostenere un programma di risanamento dell’Italia attraverso riforme soprattutto in campo economico. Va sottolineato che la lista di “Scelta Civica” ottenne nelle elezioni per la Camera due milioni 823 mila voti (8,30 % dei voti validi), presentandosi in posizione autonoma, al di fuori delle coalizioni di centro-sinistra e di centro-destra. Un risultato non trascurabile, considerato che la legge elettorale era stata congegnata proprio per favorire le due coalizioni più votate.
Tale voto “terzo”, fra i due poli, fu però oscurato dal voto di protesta che si concentrò massicciamente sulla lista del Movimento Cinque Stelle. Il fatto che un movimento con caratteristiche anti-sistema come quello di Grillo, prima non rappresentato in Parlamento, abbia conquistato otto milioni 688 mila voti (25,55 % dei voti validi) costituisce la prova più clamorosa del disagio che attraversa la società italiana.
Oggi si discute se sia opportuno che “Scelta Civica” continui ad esistere come soggetto politico. La mia risposta è Sì. Provo ad argomentarla.
1) L’attuale Presidente del Consiglio è riuscito ad intercettare il voto di molti Italiani interessati al cambiamento e all’innovazione. Tuttavia, oltre il pur apprezzabile volontarismo, sono evidenti i limiti di contenuto programmatico dell’azione finora condotta dal Presidente Renzi. Per quanto mi riguarda, do un giudizio negativo sia sulla riforma della legge elettorale votata dalla Camera, che penalizza troppo le minoranze, sia sul progetto di riforma costituzionale approvato in prima lettura dal Senato. Ancora più evidenti sono i limiti nella politica di risanamento dei conti pubblici; con il rischio di forti e crescenti contrasti con le Istituzioni dell’Unione Europea.
La pur necessaria dialettica con l’Unione Europea, la cui politica economica è per molti punti da rivedere e da riequilibrare, deve comunque trovare il limite nel fatto che l’Italia è un Paese europeo e vuole continuare ad essere protagonista del processo d’integrazione europea.
2) Posto che Renzi non è il Superman che alcuni si erano illusi fosse e posto che il Partito Democratico a gestione renziana ha espresso una classe dirigente molto modesta, è evidente che serve lo sforzo di chi punti ad elevare il livello qualitativo del dibattito politico, con argomenti improntati a serietà, conoscenza tecnica, senso di responsabilità per la grave situazione in cui versa oggi l’Italia. In altri termini, allo stesso Renzi servono alleati non succubi, ma capaci di avviare una dialettica positiva.
3) Ad esempio, prima di parlare genericamente di riduzione della pressione fiscale, occorre un quadro di certezze circa le risorse che strutturalmente devono essere destinate alla finanza regionale e locale. Non si può demagogicamente chiedere l’abolizione dell’IMU, cavallo di battaglia del Centrodestra berlusconiano, e poi determinare l’attuale incertezza in ordine al pagamento della Tasi.
4) La scelta europeista ed il favore per le libere istituzioni e l’economia di mercato rappresentano l’essenza della fisionomia ideale di “Scelta Civica”. E’ d’immediata evidenza che le esigenze che “Scelta Civica” naturalmente interpreta non possono essere espresse nello stesso modo dal Partito Democratico.
5) Lo stesso Partito Democratico non può raccogliere da solo il consenso di tutto l’elettorato potenzialmente disponibile a votare per una coalizione di centro-sinistra.
6) Serve uno stretto collegamento con le dinamiche delle forze politiche nell’Unione Europea. Molti aderenti a “Scelta Civica” si sentono vicini al Gruppo del Partito Popolare Europeo. Al quale però in Italia aderiscono già tre soggetti politici: Forza Italia, Nuovo Centrodestra, UDC. In altre parole, la versione italiana dei Popolari europei è di centrodestra e tende a costituire un’organica coalizione di centrodestra.
7) Mi auguro, quindi, che prevalgano quanti in “Scelta Civica” si dicono liberali. Da questo punto di vista, il collegamento con il Gruppo parlamentare dell’ALDE in Europa può avere una valenza strategica, oltre la sfortuna vicenda delle ultime elezioni europee.
“Scelta Civica” potrebbe porsi come naturale punto di riferimento anche di un’opinione pubblica che in precedenza votava per il Partito liberale di Giovanni Malagodi e per il Partito repubblicano di Ugo La Malfa, nel comune riconoscimento dei princìpi della democrazia liberale.

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