LAICITA’ DELLO STATO, LAICITA’ DELLA SCUOLA: OMOFOBIA?

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La vicenda della professoressa non confermata nell’incarico di insegnamento in un istituito religioso, al di là della polemiche suscitate, pone dei problemi reali circa la laicità dello Stato e il diritto della scuola religiosa a non essere snaturata. E’ evidente che la laicità dello Stato deve garantire la più ampia libertà anche di scelte sessuali, ma è altrettanto ovvio che una notoria propensione per scelte sessuali che il cattolicesimo condanna, mal si concilia con i compiti educativi di un istituto religioso.

In parte si tratta di un pasticcio voluto dal ministro Luigi Berlinguer, quando diede vita alla scuola paritaria, che in barba ad una certa interpretazione dell’art. 33 della Costituzione, riceve finanziamenti pubblici, impegnandosi, per altri versi, ad offrire un servizio scolastico pari a quello della scuola statale. In effetti si pone il problema che già Norberto Bobbio aveva lucidamente chiarito: esiste una libertà di scuola che la scuola paritaria consente alle famiglie di esercitare (optando per il tipo di scuola che ritengono più conforme al loro progetto educativo) ed esiste però anche e soprattutto una libertà nella scuola che invece deve avere al suo interno il pluralismo ideologico e religioso e quindi la laicità.

Se si vuole la libertà di scuola, perché la facoltà di scegliere la scuola consente, anzi esige progetti educativi coerenti, non necessariamente flessibili e permeabili, non si può avere contemporaneamente la libertà nella scuola perché la scuola gestita da religiosi ha diritto a rimanere se stessa e non quindi garantire il pluralismo laico.

Per altri versi, va riconosciuto che la libertà nella scuola non è neppure mai garantito nella scuola di Stato dove tendenze egemonizzanti hanno monopolizzato la scuola per decine di anni, facendo coincidere il progetto educativo della scuola statale con quello di gruppi di professori schierati ideologicamente, spesso in modo fanatico e settario.

Un altro motivo di riflessione che riguarda la professoressa in questione è relativo al fatto che l’istituto religioso da cui dipendeva ha fatto presente che la docente non era abilitata all’insegnamento per giustificare in qualche modo il suo allontanamento: ciò rivela che l’istituto si è sottratto al dovere della scuola paritaria di avere personale abilitato, come prescrive la legge. Al massimo, la professoressa in questione poteva ricevere una supplenza temporanea, non certo un contratto a tempo indeterminato. Può sembrare un discorso meramente burocratico, mentre l’obbligo di adeguarsi alla scuola statale nel reclutamento dei docenti non è un fatto secondario della legge sulla parità.

Certo si pone il problema dei diritti civili della professoressa lesbica che viene allontanata dall’insegnamento anche per le proteste di genitori, per il disorientamento di alcuni allievi a cui avrebbe parlato in classe di sesso, per la segnalazione di colleghi.

Tutto ciò sarebbe impensabile nella scuola pubblica statale ,ma nella scuola paritaria non è così anche se vanno ricordate le persecuzioni politiche di alcuni docenti non allineati sul 6 politico proprio nelle scuole statali, negli anni successivi al ’68.

Se vogliamo, il cavouriano “Libera chiesa in libero Stato” tradotto in “Libera scuola in libero Stato”, diventa problematico. Bisogna domandarsi se sia possibile nella scuola paritaria cattolica violare il principio di eguaglianza di cui all’art.3 della Costituzione,invocando principi etico-religiosi
Ecco, il problema che il caso pone è questo. Forse ci sono carenze legislative da colmare o forse quel termine” partitario” va rivisto. E gli stessi contributi statali andrebbero rivisti anche perché la scuola pubblica ha subìto tagli pesanti che in alcuni casi l’hanno messa in serissima difficoltà.
Molti si chiedono legittimamente se lo Stato non debba in via prioritaria finanziare le sue scuole, lasciando che le scuole paritarie esercitino in libertà assoluta la loro funzione,senza percepire contributi statali che ,in quanto tali, dovrebbero vincolare il progetto educativoreligioso al rispetto delle leggi dello Stato e soprattutto della Costituzione.

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