MARTINA CECCO
La merita la fiducia questa povera terra, lembo tra due mari .. fino a che tempo ce ne conceda tanta grazia, meta di turismo da tutto il mondo, vantiamo presenze annuali da fare invidia ai paradisi dei tour operator, eppure sappiamo sempre meno venderci, nel vero e proprio senso economico del termine, tanto che attualmente, “fattaccio Mediaset docet” tutti i giornalisti della stampa internazionale sono disposti a giocare a “tiro a segno” pur di poter buttare sul fuoco benzina e “portare a casa la pagnotta”.
Così tanto violenti da dare fastidio .. va di moda affossare l’Italia, quando qualcosa va storto la colpa è dell’Italia .. se ci sono politici corrotti, sono italiani, la vergogna dell’Italia sembra essere diventata solo Berlusconi, secondo la stampa estera sembra essere diventata una moda insultare Berlusconi, e così il mese di agosto ha il suo gossip.
Eppure l’Italia la merita la fiducia, dicevamo, senza prendere in considerazione la boutade comprensibilmente scossa di Bondi e del PDL. Non ci saranno guerre civili se non altro perché non ci sono eserciti per combatterle. Quello che serve in Italia è una grande e forte rivoluzione economica, che aiuti a prendere posizione contro ogni genere di manipolazione e di imposizione pre-confezionata su chi cerca di lavorare, di produrre e di creare ricchezza.
La ricchezza non arriva dal padre padrone, che nella saccoccia del lunedì predispone il necessario per la settimana, trattenendone un po’ .. che non si sa mai. Siamo stati sempre disposti a simulare un invidiabile benessere, legato alle tasche di mamma e papà, legato al servizio pubblico, di volta in volta votato al migliore offerente.
Il caso Mediaset? La punta di un iceberg che descrive non tanto la carriera di un imprenditore, se ci pensate una condanna per fisco a pochi anni per l’uomo più ricco della nazione non è significativa, ma è piuttosto un piccolo angolo di marcatura che serve per descrivere il conflitto tra due sistemi economici, che convivono da tempo in Italia, che si fanno guerra quotidianamente: lo stato contro le imprese e contro gli imprenditori, lo stato che vessa il cittadino lavoratore dipendente, lo stato che da tempo prende e restituisce poco e male, uno stato servile, legato e lento, tutto meno che liberale, moderno, snello e efficace.
Sì, perché uno dei motivi per cui non possiamo parlare di paese liberale, riferendoci all’Italia, è che manca quel senso di leggerezza legato al produrre, al fare impresa, al fare soldi, come se far soldi fosse necessariamente un fatto negativo, che infierisce sulla cosa pubblica. Se mai infierisce su “cosa nostra” il piccolo/grande imprenditore, ma non dovrebbe essere un sinonimo .. di Stato. Vale la pena rifletterci su. Avete mai notato come i paletti alla produzione siano direttamente proporzionali all’interesse politico in questione? Fateci caso, le risposte non distano mai oltre un livello di conoscenza.
Tralasciamo gli altri, motivi, per cui non possiamo parlare di paese liberale: il paese del favore e del piacerino, dello scambio e del doppio legame; mai sentito parlare di doppio legame? Si tratta di una prassi, alquanto famosa e diffusa in Italia, per cui le imprese e lo Stato creano delle “reciproche dipendenze” fatte di piccoli favori, che diventano legami, con il tempo, doppi legami, che vincolano nelle scelte e spesse volte pretendono rinunce e hanno molto più potere di quanto non si pensi.
E poi la corruzione, che un tempo era fatta di “innocenti bustarelle” e che ora invece ha un aspetto diverso, la corruzione del politico che decide come e quando “far passare” l’appalto, che porta con sé i numeri per arenare o per mandare avanti le pratiche. Di fronte a questo non possiamo parlare di paese liberale, dove le migliori menti sono scappate o hanno cercato di farlo per crearsi un angolo di cielo, recuperando il fiato e soldi, che in Italia mancano sempre, per creare quello che vogliono proporre, perché non solo in Italia non c’è una politica per i giovani, ma mancano anche il mercato e i fondi. La merita la fiducia, questa terra massacrata dalla cattiveria, non merita una Mascherata di Guerra Civile, ma una seria Rivoluzione Economica Liberale.