di Francesco Nicodemo
L’ho scritto nei giorni scorsi, continuo a pensarlo man mano che il tempo scorre. La mossa di Napolitano serve a proteggere l’elezione del prossimo inquilino del Quirinale da scambi, legittimi o meno, delle forze politiche presenti in Parlamento.
Da un lato Berlusconi è in un angolo, terrorizzato da una possibile richiesta di arresto, dal voto sull’ineleggibilità o più semplicemente dai processi che presto si concluderanno. Per partecipare al gioco delle parti vuole la sua contropartita che sia un salvacondotto personale, oppure l’elezione di un Presidente a lui gradito (Letta o simili), oppure un rimescolamento delle cariche istituzionali e di conseguenza la sua elezione a Presidente del Senato.
Dall’altro Bersani si è intestardito, vuole giocare la partita del Quirinale come viatico per la sua premiership: qualcuno attorno a lui suggerisce di agitare in queste ore nomi di presidenti sgraditi a Berlusconi in modo strumentale. Qualcuno sostiene che potrebbe servire a piegare il cavaliere di Arcore e dare il via libero in Parlamento ad un esecutivo monocolore PD guidato da Bersani.
Personalmente, entrambe le ipotesi mi inquietano, e non poco. Il Quirinale non può essere la contropartita del salvacondotto di Berlusconi, ma neanche il salvagente di un gruppo dirigente fallimentare, che neanche dopo la sconfitta riesce a dimettersi. Date queste condizioni, la partita che si apre il 18 aprile è irta di incognite e, purtroppo per fortuna, un ruolo decisivo lo giocherà il M5S.
In due situazioni politico-istituzionali complesse e dolorose come nel’ 78 (dopo l’assassinio di Moro) e nel ‘92 (le bombe che uccisero Falcone) il Parlamento fu in grado di eleggere due presidenti fortissimi e rigorosi come Sandro Pertini e Oscar Luigi Scalfaro. Possiamo sperare che anche questa volta la Storia abbia ragione delle peculiari storie politiche personali di questo finale di Seconda Repubblica. Proprio l’elezione del prossimo inquilino del Colle sarà determinante per comprendere se la Terza Repubblica è davvero dietro l’angolo. Per questo spero con tutto il cuore che venga scelto un Presidente fuori dai giochi di potere, garante della Costituzione, capace di interpretare lo spirito del tempo. Un uomo come Stefano Rodotà, una donna come Emma Bonino.
Ecco soprattutto Emma Bonino può rappresentare una rottura con gli schemi tradizionali. Innanzitutto sarebbe la prima donna al Quirinale, e il potere come la religione si nutre fortissimamente di simboli. Poi la storia personale di battaglie civili, di libertà, di laicità, contro la partitocrazia e a sostegno del garantismo fanno di Emma Bonino il candidato ideale per rappresentare il tempo nuovo che sta arrivando. Inoltre il lavoro svolto a Bruxelles, gli ultimi anni vissuti a Il Cairo costruiscono un profilo di prestigio internazionale, che pochissimi hanno in questo Paese. Infine in questi anni i sondaggi di opinione hanno sempre rilevato apprezzamento e stima quasi unanimi verso Emma Bonino da parte degli Italiani.
Se le formazioni politiche avranno il coraggio di guardare oltre gli interessi di parte, ragionando fuori dagli schemi, scegliendo una personalità come Emma Bonino (ma ripeto anche lo stesso Rodotà), allora davvero potremo dire che gli interessi e il bene del Paese sono stati messi davanti ad ogni cosa. Questa è forse l’ultima prova di generosità di una classe politica ormai sconfitta dagli eventi. È uno di quei momenti storici dove prevarrà l’alto profilo della politica o la bassa cucina dei partiti. Abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere. Io però non smetto di essere fiducioso.