di Elisa Palmieri
I governi sono fatti per servire i popoli, non per condurli dove non vogliono andare. Parte da questo spunto Giovanni Guzzetta, costituzionalista e promotore del movimento per il “Sì” al referendum elettorale, sottolineandone la chiarezza degli obiettivi e la capacità di adeguare i mezzi al fine.
Il referendum è un fenomeno di concreta attuazione attraverso il costante afflusso di partecipazione cittadina e politica, che si espande e allarga la sfera del cambiamento politico.
Umberto Bossi, nella dichiarazione di ieri [4 maggio, ndr] avverte che è pronto a un’alleanza con tutti i partiti “che ci stanno” per una nuova legge elettorale. Occorre ricordare che se si realizzasse la vittoria del “Sì” al referendum, la legge elettorale si modificherebbe verso il proporzionale e partiti come la Lega Nord si ridimensionerebbero. Il sistema politico previsto e reso legittimo dalla Costituzione è quello democratico, nel quale più partiti operano contemporaneamente per determinare la politica nazionale, alternandosi al potere nella dialettica della maggioranza e della minoranza, del governo e dell’opposizione. Il bipolarismo abolirebbe, di fatto, il supporto rilevante dei partiti minori, caratterizzando l’azione alternata dei due poli opposti che garantiscono la stabilità del sistema stesso.
Roberto Calderoli, autore della legge elettorale, per sua stessa ammissione definita “porcata”, assicura che “il referendum fallirà per la mancata partecipazione al voto” deludendo le aspettative riposte.
Non è di questo avviso Giovanni Guzzetta che rimarca l’importanza delle alleanze, proprio in questo momento delicato, che vede il voto dei cittadini non libero, perché limitato a scelte condizionate dalle liste di partito.
In questo contesto politico il pericolo maggiore viene dall’impressione di instabilità che siede all’interno e all’esterno del Parlamento. Ed è anche vero che il potere dei partiti è diventato ormai così grande ed esteso da essere praticamente incontrollabile.
L’affermazione di alcuni detrattori del quesito referendario si posiziona in un movimento progressivo verso il peggioramento dell’obbrobrio elettorale esistente.
Guzzetta ritiene che il referendum miri a contrastare l’influenza malevola di lobby dalla concezione dialettica dalle qualità limitate, volte a restare in una posizione di continua contraddizione.
Un’impronta fortemente e sinceramente moderata. Il referendum vuole risolvere il problema del parassitismo che immobilizza il dibattito politico in un fenomeno crescente della paralisi politica derivante con periodicità dallo squilibrio tra gli esecrati uomini di governo e il loro rapporto con le moltitudini di cittadini.
Dall’osservazione di questo fenomeno nasce il libro di Giovanni Guzzetta, “Italia Ultima chiamata”, presentato una settimana fa nel carcere di Rebibbia.
Il tema dell’ingovernabilità del Paese acquista nello scritto di Guzzetta un risalto che ha motivo di libertà. Lo Stato non è espressione della nazione se non è veramente rappresentativo, ma non esclude la possibilità di una evoluzione costante all’adeguamento delle istituzioni volte al progresso della società.