Michelle, l’Obama in gonnella: l’anello della catena che tiene

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AUSILIA GUERRERA

Michelle, la first Lady, dichiara di essere più che mai innamorata di Barack Obama; esordisce così, durante la seconda campagna elettorale del marito. È più di una dichiarazione d’amore, è una dichiarazione d’intenti e di guerra. Che la risoluta Michelle, abbia da sempre sfoderato un carattere pugnace, incarnato, del resto, in una femminilità matronale, da autentico femminino muliebre, questo è indubbio. Piace. Michelle piace, più di Obama; venuta meno parte del consenso al Presidente afro-americano, a causa di attese-disattese, per l’ostruzionismo repubblicano, che gli ha messo i bastoni fra le ruote, frenandolo proprio su alcuni punti salienti e dolenti, rispetto ai quali si era battuto nella precedente, passata, campagna elettorale e su cui, adesso, suo malgrado, è costretto a glissare, passa la patata bollente alla moglie, per la sua popolarità in calo. Costretto ancora una volta in più ad affrontare la più drammatica emergenza economica dalla Grande Depressione, il Presidente in carica, non ha rinunciato, nei suoi intenti, alla sua agenda del cambiamento, ma su molti temi l’ha addirittura accelerata, ispirato dalla massima di Tom Friedman, secondo cui “è cosa terribile sprecare una crisi”; consapevole che più fai e più ti danno addosso. Michelle, da parte sua, conscia del suo ascendente, di un carisma naturale, di una disinvoltura cristallina, ricambiata appieno, a pelle, dall’elettorato, per l’accoglienza che riceve – la risposta? Un unanime flash… – ha assunto il ruolo storico di appoggiare il marito, nella corsa alla Casa Bianca, con la regalità di una regina, anche stavolta senza una sola gaffe.

Il suo io emana ariose prospettive, suscitando un senso di appartenenza e consuetudine. Ruolo storico, nel quale ciascuna first Ladies, si è avvicendata, distinguendosi per le sue uniche irripetibili peculiarità; ciascuna, esibendo, di volta in volta, la propria verve, sfoggiando il proprio stile, e, perfino, imponendolo. Anche come categoria estetica, oltre che culturale. Dalle più timide e dimesse, alle più intellettuali e politicamente dotate, le signore del Campidoglio, riconoscono l’importanza del proprio ruolo, e, innanzitutto, quello, agli occhi del mondo, dei propri consorti, eclissandosi, ma non troppo, da integerrime provette deuteragoniste. Ma non è questo il momento di far tappezzeria per Michelle. Michelle ha studiato la storia. Due sono i precedenti che l’ispirano, Eleanor Roosevelt, la più politica delle mogli, e, naturalmente, Jacqueline, scenografa del mito kennedyano, ma soprattutto maestra nel manipolare i media. Michelle, piace per essere innanzitutto se stessa, con le sue intuizioni democraticamente moderne. Come se non avesse fatto altro durante la sua giovinezza che provare allo specchio o dinanzi a uno striminzito grappolo di amici-cavie-claque, certe attitudini, al punto da lasciare immaginare prove e contro-prove adolescenziali, nell’arringare una piazza o semplicemente nel porgersi al mondo con il più splendido e solare dei sorrisi possibili. Magari senza macchinetta!… La first Lady, si batte per il marito, Barack, per non smentire la memoria delle precedenti elezioni e per non venir meno alle istanze di un elettorato che la segue, pendendo dalle sue labbra, carnose sensuali e sincere.

Non ha rivali. Non ha pose da Barbie, non è posticcia, né artefatta, né timida: è la donna giusta al posto giusto, accanto ad Obama. Leggendarie, oramai, le loro effusioni da fidanzatini d’America, esibite in lungo e in largo, in ritratti memorabili, che li ritraggono, appunto, leali uniti e fieri, l’una dell’altro; così come la sua femminilità carnale, in mise succinte e sportive – famosi gli short sulla scaletta dell’ Air Force One – che mai ci saremmo sognati di intravvedere alla Casa Bianca. Sensuale e glamour per Halloween nel costume da Cat woman… ma non una Maria Antonietta, mentre la gente perde casa e lavoro. Impeccabile first Lady, Michelle Obama, ha usato il linguaggio del corpo, un modo di essere e di dire: io sono così: questa è la vostra first Lady! Spesso diversivo tattico atto ad adombrare i sondaggi negativi sul marito. Insegnando che nessuna barriera fisica o mentale, può fermare il potere dello spirito umano. Si è conquistata il suo podio, non per diritto acquisito, almeno non solo, ma per le sue indubbie doti umane ed intellettuali, ancora una volta in più, durante questa maratona elettorale. Non ci sono strali polemici e velenosi che non le scivolino addosso. Con la grazia rilassata (senza albagia), di chi sa ciò che fa, con il sorriso sereno e rassicurante, a tutti denti, con la folta ed elegante chioma corvino, con il suo ovale bellissimo dalla pelle vellutata ed una possanza fisica esibita con fierezza, racconta anche qualcos’altro: Michelle è lo squarcio nel teatrino di carta, che ci propinano i media americani, e la regia epica dell’amministrazione presidenziale, perché lei ci immette, di prepotenza, senza sottacere nulla, nel retroscena della famiglia Obama, unita sodale e fresca.

È l’immagine-simbolo di una famiglia normale, Michelle. Perché lei sa, che il privato è pubblico. Michelle ha usato questo potere dal giorno del suo insediamento alla Casa Bianca: ogni gesto domestico, come i lavori nell’orto biologico e l’attenzione alle diete delle figlie, rimanda a una maieutica profondamente sentita. Tutto sa di regole, eppure serba il suo segreto. L’unica regia consentita della sceneggiata familiare, del piano sequenza tradizionale a Camelot, è la sua. È un messaggio sui valori che ha voluto trasmettere alla nazione. A dirci: io sono come voi. In pubblico, è l’Obama in gonnella, ammesso e non concesso che lo sia anche nell’intimità del loro tepore domestico, della loro tana scavata alla Casa Bianca – appartamento privato al piano di sopra dello Studio Ovale. Noi così ce l’aspettiamo, è così che la vogliamo e così la condividiamo. I sondaggi la danno, da sempre, più su del marito. Se è vero che dietro ogni grande uomo, c’è sempre una grande donna, loro non si smentiscono; anzi, sono esemplari in tal senso Michelle e Barack Obama. Anche per questo, Michelle è l’anello della catena – elettorale e familiare – che tiene.

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