di UMBERTO VILLA
A quasi una settimana dal primo turno dell’elezioni francesi, è possibile fare un’analisi a freddo.
I progressisti europei festeggiano per la vittoria di Hollande, il candidato socialista che promette eurobond e la rinegoziazione del fiscal compact, che ha sconfitto di un punto percentuale il presidente uscente Sarkozy.
Il risultato era previsto in Francia, e non solo, da parecchio tempo, dato che la crisi economica non ha risparmiato nessun leader che si fosse ricandidato dopo un periodo di governo in tutta Europa. La vera novità, infatti, non è il provvisorio vantaggio socialista, ma lo straordinario successo ottenuto dalle forze più radicali del paese.
Jean-Luc Melenchòn, a capo di una coalizione di estrema sinistra, ha raccolto l’11,11%, ma ancor più sorprendente è stato il 17,9% ottenuto dal Front National di Marine Le Pen.
Lei, figlia d’arte, che ama Hemingway e Dustin Hoffman, ma influenzata maggiormente da Victor Hugo, è sicuramente la sorpresa di questa tornata elettorale.
Presidentessa del partito dal 2011, 44 anni, è stata in grado di portare il FN al miglior risultato di sempre, grazie ad una campagna elettorale improntata su battaglie contro euro ed Europa, contro le porte aperte agli immigrati e a favore di una nuova sovranità nazionale e di una politica laicista,tipica della Francia.
Si dice, erroneamente, che Le Pen rappresenti la profonda destra francese, ma, in realtà, questa avvocatessa di Neuilly-sur-Seine è ben altro.
Non a caso durante tutta la campagne elettorale non ha mai usato una volta il termine “destra”, il Front National aspira ad andare oltre i vecchi steccati e grazie a questa politica ha intercettato i voti dei delusi sia da Sarkozy che da Hollande, specialmente nella classi sociali più povere, solitamente vicine alla sinistra, infatti molti operai dal “cuore rosso” hanno votato Le Pen, causa la loro “collera nera”.
Paladina del popolo deluso ha saputo cavalcare al meglio l’onda di antipolitica in tutta la Francia ed è anche grazie a lei e a Melenchòn se l’astensione è stata bassa, dato che loro hanno offerto la possibilità di esprimere un vero e proprio voto di protesta. Protesta contro l’Europa della Germania, contro il governo Sarkozy e contro un partito socialista appena uscito dallo scandalo Strauss Kahn.
Se avesse limitato il suo bacino elettorale alla sola destra non avrebbe certo ottenuto un risultato simile e la conferma la troveremo al secondo turno, dove i sondaggi dicono che metà dei suoi elettori sosterrà Sarkozy e metà Hollande.
Va dato atto a Marine Le Pen di aver fatto un ottimo lavoro, di aver comunicato molto bene con gli elettori e di aver proposto un’alternativa, seppur “di protesta”, credibile, perché solo così si spiega il fatto che abbia sottratto voti anche ai partiti più moderati come i verdi, crollati dal 16% al 2%, e al movimento democratico di Bayrou, fermo al 9%.
In Europa i partiti più radicali di destra fanno a gara a presentarsi come i vari “Le Pen” della loro nazione, mentre il centrosinistra si pone il problema di come poter bloccare la crescita di questi movimenti, ma la questione che dovrebbero porsi, loro come i moderati di centro e di centrodestra, dovrebbe essere un’altra, cioè, come mai movimenti di protesta contro l’Europa e la globalizzazione, contro la società aperta e la modernizzazione, ottengono un successo tale?
Quando daranno finalmente una risposta concreta e si muoveranno di conseguenza, potranno stare tranquilli, perché gli estremisti caleranno immediatamente.