Il percorso formativo e professionale degli ingegneri: due esperienze

0
1129

Due storie che raccontano l’esperienza nel mondo del lavoro di due ingegneri, inviata al portale “Centra il tuo Futuro“, un servizio che viene offerto per gli studenti che intendono affrontare Master e Carriera in diversi settori. Si parla in questo caso di ingegneria. I due interventi sono due interviste di settore, che si concentrano sia sulla carriera formativa che sulle richieste effettive di lavoro nel ramo. Web e ICT restano a tutt’oggi due opportunità aperte, che con incedere deciso si affermano oramai in gran parte dei settori produttivi e di studio. Ecco allora le due interviste/biografiche che raccontano due esperienze diverse in settori accomunati dal percorso formativo e dalla ambizione di arrivare a ottenere un posto di lavoro dignitoso.

I STORIA – Il percorso professionale di un ingegnere. Dalla laurea alla professione. Quali canali hai attivato per trovare lavoro dopo la formazione universitaria?( web, uffici placement dell’università, agenzie del lavoro, etc…) I canali preferenziali ai quali noi ingegneri ci rivolgiamo per intraprendere un primo inserimento nel mondo del lavoro sono sempre gli stessi. Il principale è sicuramente il web che, tramite vari siti, permette di ottenere un’offerta più ampia anche attraverso la specifica ricerca della singola opportunità professionale nei vari ambiti aziendali. La modalità maggiormente in voga negli ultimi anni sembra comunque essere quella di frequentare, a conclusione degli studi universitari, un Master che attraverso un periodo di tirocinio dia la possibilità di entrare a far parte (seppur soltanto come stagista) di tali realtà.

2. Quanto la formazione universitaria ha trovato perfetta corrispondenza nelle esigenze pratiche dell’azienda nella quale ti sei inserito? Qual è stato l’ostacolo maggiore che hai incontrato nel tuo percorso professionale? Indubbiamente la formazione universitaria ha giocato un ruolo fondamentale per il mio ingresso nell’azienda in cui tutt’ora presto servizio. Le nozioni recepite mi hanno permesso di poter mettere in pratica ciò che senza questa sarebbero rimaste soltanto teoria e col tempo di accrescere le competenze acquisite nel settore specifico che mi vede coinvolto. L’ostacolo più grande penso sia rappresentato dalla voglia di migliorarsi giorno dopo giorno per poter ambire al raggiungimento degli obiettivi di volta in volta prefissati.

3. Quanto è importante per un ingegnere la formazione continua e specialistica? Master e corsi di Alta formazione rappresentano un valido supporto a chi cerca di inserirsi nel mondo del lavoro? Le aziende come valutano al livello curriculare questi strumenti di formazione? La continua formazione “on the job” e la conseguente specializzazione settoriale rappresentano indiscutibilmente le armi in più per la crescita professionale di noi ingegneri. Un contributo determinante a tutto ciò può essere fornito all’interno dell’organizzazione stessa oppure tramite l’adesione a Corsi di Alta Formazione/Master che, come detto in precedenza, risulta essere uno strumento di grande visibilità e assoluta considerazione da parte delle aziende di un certo spessore. Questo purtroppo però a scapito delle nostre “tasche” a causa delle ulteriori onerose spese da affrontare in tal senso.

II STORIA – Sono un ingegnere elettronico con laurea quinquennale a ciclo unico, ho quaranta anni e lavoro da dodici anni nel mondo ICT. Il lavoro mi ha portato in Ticino dal 2000 al 2002, a Milano dal 2002 al 2007, a Bari (terra di origine) dal 2007 ad oggi. Sono al mio quarto lavoro. Un cambio di lavoro l’ho subito causa crisi aziendale per cui non tutti i cambiamenti hanno portato ad un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Sulla base della mia esperienza posso dire che la laurea in Ingegneria finora mi ha garantito sempre un lavoro ma, non sempre delle buone condizioni economiche e di lavoro.

Visti i tempi va bene così ma in prospettiva temo di raccogliere molto meno di quanto sperato durante gli studi universitari. In generale per dare un diverso corso alle cose credo serva un cambio di prospettiva un po’ a tutti i livelli. Oggi il dibattito pubblico è incentrato su tematiche di interesse degli over 40: articolo 18, sostituzione della CIGS con altri ammortizzatori, riforme varie con un fase transitoria pluriennale.. Manca un vero dibattito su questioni attualissime quali la revisione del diritto di famiglia e un nuovo welfare più inclusivo; elementi senza i quali non ci potrà essere fiducia nel futuro e di conseguenza anche un solido sviluppo sociale ed economico. L’attuale intellighenzia è fatta di persone che anagraficamente, per cultura e per esperienze vissute non sono allineate ai tempi, parlano (quando ne parlano) dei problemi degli under 40 senza averli veramente compresi.

A questo punto si dirà: perché non si riesce ad aggiornare l’agenda dei lavori? La risposta è semplice e la sintetizzo in alcuni punti: una questione numerica: gli over 40 sono più numerosi degli under 40 e in democrazia i numeri contano molto; un pervicace e ferreo controllo delle leve di comando da parte dei più anziani che impedisce un ordinato e sereno rinnovamento della società; la mancanza di una rappresentatività organizzata, forte e visibile da parte degli under 40; sono ignorati dai partiti, dai sindacati e dagli ordini professionali e i nuovi media danno al più un po’ di visibilità.

I nuovi media servono a far convergere le persone verso un obiettivo specifico (un concerto, una manifestazione…) ma poi serve una organizzazione strutturata in cui si discuta sulla base di una agenda che ci si è dati, e ci si conti.

Ufficio Stampa Censis in “Centra il tuo Futuro”

SHARE
precedenteUna proposta liberale
successivoPagare l’IMU e vivere in ospizio
Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Lavoro in un Progetto di sperimentazione AI.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome