Su Internet si combatte il terrorismo, o meglio ci sono popoli e nazioni impegnate pure qui sopra in una lotta all’ultimo bit. Ci sono popoli e nazioni, che hanno compreso l’importanza strategica di questa nuova frontiera che è il web. Una volta c’era lo spazio, ora c’è il web a dover essere esplorato e conquistato. Il web, anche quello 2.0 è diventato il luogo della sfida tra ideologie e poteri e ci sono popoli e nazioni che hanno capito benissimo quale è la posta in gioco.
C’è poi l’Italia. L’Italia è un paese che, come hanno dimostrato molto chiaremente i recenti fatti del terremoto in Abruzzo, fa sempre fatica a stare al passo con i tempi, specie se la storia va a braccetto con la tecnologia.
Purtroppo sembriamo essere un popolo di allergici a tutto ciò che è nuovo e avanzato. Tranne alcuni casi di menti eccezionali, spesso costrette ad emigrare, nella media siamo incapaci di rapportarci con la tecnologia. Probabilmente il motivo principale di questa debolezza, oltre all’ignoranza endemica che pervade larga parte della popolazione italiana, in alcuni casi persino analfabeta, è il fatto che la tecnologia, i computer le macchine insomma non scendono a patti con nessuno…mica sono la televisione.
Hall 9000 non fa compromessi, non perdona e non accetta bustarelle. Internet fa quello che deve fare punto e basta e non ci sono pizzi da pagare. L’unico requisito è studiare e mettersi in paro con il resto del mondo. Il paese delle mille licenze, degli ossequi e delle genuflessioni questo semplice fatto, che appartiene più alla cultura protestante, non lo comprende. L’italiano medio non capisce come mai non ci sia una scappatoia, un trucchetto un modo per non fare la fila, un ennesimo escamotage per votare in parlamento anche per il compagnio di banco e… maledetta tecnologia che arrivata pure a Montecitorio.
Per mala sorte dei poveri italiani oltre al terremoto, che il Giappone ipertecnologico avrebbe bellamente ignorato, nel mondo c’è anche il terrorismo islamico. Entrambi iniziano per terr ed entrambi fanno molti morti. Entrambi richiedono di imparare a maneggiare la tecnologia.
Il resto del mondo sta, come si dice con le orecchie attizzate ed è notizia di questi giorni che in UK perfino il SEO verrà utilizzato come arma di controinformazione per arginare la diffusione nella rete della propaganda integralista islamica. Il SEO, vi rendete conto? Robba che nemmeno i nostri quotidiani più importanti sanno dove sta di casa il SEO, figuriamoci il resto del paese.
Perché il SEO potrebbe essere così importante per la lotta al terrorismo? Inoltre allo stato attuale con la diffusione dei Social Media che intendiamo per SEO per l’antiterrorismo?
Le informazioni a nostra disposizione su cosa intenda il Office of Security and Counter-Terrorism (OCST) per SEO sono praticamente nulle. Abbiamo solo un breve comunicato da parte del British Home Secretary Jacqui Smith:
“We will host a core network of people who will put forward positive messages from the British Muslim community on the internet, directly challenging the extremists that set out to groom vulnerable individuals.”
Funzionerà? Ancora non lo sappiamo. Resta però certo che i servizi segreti e i gruppi anti terrorismo cominciano ad utilizzare il web 2.0 come un vero campo di battaglia dove le armi sono le tecniche che consentono di avere la supremazia su Google e sui Social Media come Facebook e Twitter.
Un ultimo esempio di come anche Twitter sia diventato il campo d’azione della lotta contro il terrorismo è il gruppo isreaeliano Jewish Internet Defense Force, che su Twitter ha un account abbastanza attivo JIDF
Come potete constatare anche voi internet non è più solo il luogo di chat occasionali e reimpatriate su Facebook. Internet è ormai la realtà, una vera second life dove nel colorato web 2.0 si nascondono insidie insospettabili.
Questo semplice fatto noi italiani dovremmo valutarlo con più attenzione degli altri, proprio per evitare che una certa notte alle 3.30 succeda l’irreparabile anche qui su Internet 2.0