di MARCO SCIALDONE e FABRIZIO VENTRIGLIA
Evidentemente l’abolizione dei monopoli in materia di diritti d’autore e diritti connessi non era una proposta da “pirati”. Il Decreto-liberalizzazioni del Governo Monti, con una scelta storica, ha deciso di aprire alla concorrenza il settore dell’intermediazione dei diritti connessi al diritto d’autore, segnatamente quelli degli artisti, interpreti ed esecutori. Si legge infatti nel testo uscito dal Consiglio dei Ministri che “al fine di favorire nuove imprese nel settore della tutela dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori, mediante lo sviluppo di un pluralismo competitivo e consentendo maggiori economicità di gestione nonché l’effettiva partecipazione e controllo da parte dei titolari dei diritti, l’attività di amministrazione e intermediazione dei diritti connessi al diritto d’autore di cui alla legge 22 aprile 1941, n. 633, in qualunque forma attuata, è libera”. Si è, dunque, finalmente cominciato a prendere atto che è stato proprio il monopolio la barriera principale alla giusta remunerazione degli artisti negli ultimi anni, senza dover necessariamente richiamare lo spettro della pirateria e dell’Internet cattiva che avrebbe privato del sostentamento coloro che lavorano con la creatività nel campo musicale. Va detto che quella decisa dal Governo non è una liberalizzazione tout court, perché resta in piedi (a questo punto inspiegabilmente) il monopolio SIAE in materia di diritti d’autore. Un monopolio che, soprattutto dopo il decreto liberalizzazioni, non ha più ragione di esistere e la cui compatibilità con l’ordinamento comunitario e con i principi di concorrenza che lo ispirano appare alquanto dubbia.
Peraltro, come si ricorderà, lo scorso anno il Ministro per i Beni e le Attività Culturali era stato costretto a procedere al commissariamento della Società Italiana Autori ed Editori considerata l’impossibilità di funzionamento degli organi deliberativi e la mancata approvazione del Bilancio preventivo con i danni da ciò scaturenti. L’inefficienza ed i costi di gestione della SIAE sono tristemente noti: bilancio 2010 alla mano, quest’ultima poteva contare su 1346 dipendenti e 56 dirigenti, un numero assolutamente sproporzionato per le attività attribuitele dalla legge.
Un’inefficienza destinata a scaricarsi a valle sui costi di iscrizione per i giovani autori: la SIAE impone ai suoi iscritti la corresponsione di una quota pari a 128,52 euro di registrazione, con un’aggiunta di 89,70 euro a titolo di quota annuale (per gli editori, invece, vi sarebbero da affrontare spese di 1738,08 euro e 413,10 euro rispettivamente per la registrazione e la quota annuale). Sicché, un mandato quadriennale alla SIAE determinerebbe una spesa di 588,32 euro, ed una di 1767,13 euro come tassa istruttoria e, in aggiunta, un corrispettivo annuo di 495,72 euro. Le tasse di registrazioni per gli autori delle opere letterarie e figurative sono pari a 128,52 euro ed una quota annuale di 89,70 euro, altrimenti sarebbe prevista una quota annuale di 147,80 per il conferimento di un mandato alla SIAE. Sono numeri imbarazzanti se solo li si mette a confronto con quelli della PRS for music, gemella inglese della SIAE che opera, però, in un regime di libero mercato: quasi gratuità dei servizi di registrazione offerti ai propri iscritti con un costo che non supera i 28 euro!
C’è allora una grande occasione nel passaggio parlamentare di conversione il legge del decreto appena approvato: c’è la possibilità di completare la liberalizzazione iniziata dal Governo e restituire al mercato quell’attività di intermediazione dei diritti d’autore che da decenni è vittima delle inefficienze del monopolio, a tutto scapito dei giovani artisti e dei consumatori. E’ una scelta che la stessa SIAE dovrebbe sostenere: si apra alla concorrenza, accetti di confrontarsi e, dunque, di proporre servizi migliori ai propri iscritti, li lasci liberi di scegliere. Il Governo Monti ha aperto una breccia: non torniamo indietro, combattiamo da subito le resistenze dei “tassisti” del diritto d’autore, che già in queste ore stanno annunciando barricate a difesa di antichi privilegi. Liberiamo il futuro. Anche del diritto d’autore.