A coronamento di questo inesorabile processo, in età contemporanea, il filosofo Emanuele Severino ormai, giustamente, sentenzia la morte di ogni epistéme nel mondo moderno11 ed il sociologo Zygmunt Bauman propone una immagine di società addirittura post moderna, che definisce “liquida”, alla perenne ricerca della felicità individuale.12 Anche nel mondo del diritto si è fatta strada una dottrina, che da Axel Hägerström, da Karl Olivecrona, dalla Scuola di Uppsala, da Theodor Geiger a Natalino Irti ha teorizzato un diritto meramente fattuale ed è stata costretta a prendere atto dell’ormai dominante nichilismo pure in ambito giuridico.13 Dunque, dopo oltre un secolo d’attesa le profezie sociologiche si sono realizzate quasi completamente ed il relativismo dei valori ha trionfato, aprendo la strada a società sempre più nichiliste. A nulla vale stupirsi o negare l’evidenza dei fatti; ben più costruttivo è prenderne atto e cercare di gestire al meglio la realtà esistente.
Non ha senso contrastare, da un lato, i nuovi integralismi emergenti, quali quello islamico, contrapponendo, dall’altro lato, antichi integralismi cristiani. E non ha neppure senso esorcizzare il relativismo soggettivista ed individualista, che ormai trionfa, cercando rifugio in inveterati miti assolutisti. A nulla vale rimpiangere un’età dell’oro, per altro mai esistita, delle certezze assolute, delle verità rivelate e dei valori monolitici e rigidi come cristalli. L’elaborazione culturale filosofica, sociologica e giuridica, ma anche etica e religiosa, aveva già da tempo annunziato l’avvento e preparato il terreno alla modernità relativista, eppure sembra che tali riflessioni non siano state prese in seria considerazione, se ancora vi è chi appare sconcertato dalla realtà presente. Tuttavia il relativismo non coincide con l’assenza di valori, ma con la loro relativizzazione, soggettivizzazione, dunque, non si può identificare né con il nichilismo né, tanto meno con il caos. Pertanto le società post moderne debbono porsi il problema non di negare, ma di saper governare questo relativismo, espressione della valorizzazione del singolo essere umano e dei suoi diritti. Seguendo questo percorso, sarà finalmente possibile costruire una democrazia, che cresca dal basso; ossia espressione reale delle diverse volontà individali, nonché dei molteplici interessi contrapposti e delle relative aspettative. Il futuro ci invita verso una svolta innovativa, che non può ricondurre al sogno seicentesco di una Respublica christiana, ma deve prendere atto della rottura di ogni unità culturale, propria della modernità.
La rottura relativista dell’assoluto ha ricondotto il mondo moderno verso l’individualismo umanistico, rompendo gli antichi dogmi metafisici di Dio e del Leviatano, della Chiesa e dello Stato. Nella tradizione umanistica, illuminista ed individualista il pensiero libero muratorio non può che prendere atto di questa evoluzione, cui ha contribuito in modo determinante, e proporre nuove prospettive laiche e democratiche di organizzazione del moderno Stato di Diritto. Sarebbe paradossale, che il mondo moderno subisse uno sviluppo frenato o, peggio, deformato, dall’esorcismo di arcaiche superstizioni metafisiche o dalla gestione limitatrice di inveterate visioni reazionarie. La Libera Muratoria appartiene al mondo moderno, ne è coartefice ed è, quindi, naturale, che si presenti come uno dei soggetti storici più idonei ad interpretarne la dimensione maggiormene autentica. La storia della modernità presenta all’Italia una nuova occasione per recuperare quei valori di libertà e di eguaglianza propri dei movimenti federalisti, repubblicani e democratici, che furono sconfitti nel periodo risorgimentale, ma che ora potrebbero finalmente risoltare vincitori, grazie al mutato clima culturale e sociale. Certo il problema si presenta prima di tutto educativo, poichè è impossibile costruire società libere, se la libertà non scorre nelle vene dei cittadini.
In occasione dei centocinquanta anni dell’Unità d’Italia, dunque, non è posibile limitare l’impegno al vecchio adagio, attribuito a Massimo d’Azeglio, l’Italia è fatta ora si devono fare gli italiani, ma pare ineludibile affrontare la nuova sfida, che viene proposta dalla storia: attraverso l’educazione dei cittadini ai valori libertari e democratici propri della modernità, costruire finalmente quell’Italia tanto sognata dai patrioti laici, repubblicani e federalisti del Risorgimento e non ancora realizzata.
di Morris L. Ghezzi