di Elisa Palmieri
Sono trascorsi vent’anni dalla scomparsa di Enzo Tortora, giornalista elegante e uomo di grande cultura. Nel giugno del 1983 Tortora fu accusato di associazione a delinquere di stampo camorristico dalla Procura di Napoli, sulla base delle dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso detto “Gianni il bello”, Pasquale Barra, e da altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra Organizzata.
Il conduttore televisivo fu additato al pubblico ludibrio mostrandolo ammanettato mentre veniva condotto in carcere. Una storia assurda che lo ha segnato profondamente nel corso degli anni a seguire attraverso una battaglia senza fine per dimostrare la propria innocenzache lo ha visto, tra l’altro, eletto a deputato europeo nelle liste del Partito Radicale, fino al settembre del 1986 quando giunge dalla Corte d’Appello di Napoli l’assoluzione con formula piena.
Qualche mese dopo il ritorno sulla rete RAI per continuare a condurre “Portobello” e come aveva promesso riapre il programma con queste celebri parole: “Dunque, dove eravamo rimasti?” suscitando la commozione di chi non ha mai dubitato della sua estraneita’ ai fatti contestatigli.
Nel maggio del 1988 il suo fisico già provato cede il passo ad un tumore che lo divora.
Il pubblico lo ha amato, la stampa lo ha trasformato in fenomeno criminale.
Un anno fa Vittorio Pezzuto nel suo libro “Applausi e sputi – Le due vite di Enzo Tortora”, edito da Sperling & Kupfer (520 pagg., 15 euro), percorreva l’agghiacciante vicenda di clamorosa ingiustizia. L’unica biografia completa in circolazione, già alla seconda ristampa.
Il 17 marzo scorso il Consiglio comunale di Napoli ha accolto la proposta avanzata dal consigliere di Forza Italia, Raffaele Ambrosino, supportata peraltro da un gruppo pubblicato sul social network Facebook, di intitolare una via o una piazza ad Enzo Tortora.
“Se la toponomastica – spiega Ambrosino – è la scienza ausiliaria della storia che mantiene viva la memoria, è nostro dovere ricordare Tortora dedicandogli un luogo simbolico della nostra città, come risarcimento storico e morale per un uomo perbene incappato in una assurda vicenda giudiziaria e mediatica”.
Un debito da assolvere nel pieno rispetto di un uomo finito nell’oblio per un’accusa infamante. Oggi i ventenni non sanno chi fosse. Eppure la televisione italiana, finanche trasmissioni discutibili come “Uomini e donne”, devono qualcosa all’autore Enzo Tortora. Il primo che coinvolse il pubblico, realizzando la partecipazione attiva dei telespettatori rendendoli protagonisti assoluti.
Un risarcimento storico e morale ad un personaggio unico, trascinato in una mostruosa vicenda che potrebbe capitare ad ognuno di noi.
Dopo Roma e Milano, anche la citta’ di Napoli scegliera’ la via o la piazza da dedicare ad uno dei volti più noti del piccolo schermo. L’assessore alla Toponomastica Alfredo Ponticelli ha sottolineato che sarà anche valutata la possibilità di accogliere le indicazioni per l’intitolazione delle strade: nei pressi del carcere di Poggioreale o di Secondigliano.
Sono passati vent’anni ma sembra ieri.
foto tratte da Tortora.tv