di Nico Valerio
Le Costituzioni servono, certo, a stabilire la separazione tra Stato e Chiese che è fondamento di uno Stato Liberale. Il diritto, la giurisprudenza e le leggi anche. Ma quello che conta di più, è la cultura antropologica, la tradizione di un popolo, la sua sensibilità, la sua educazione. E’ per questo che i popoli non sono tutti uguali, anche quando le Costituzioni e le leggi si rassomigliano.
Il grado di osservanza di un principio costituzione, perfino di una sentenza della Cassazione (si è visto di recente sul caso Englaro), e di una legge, dipende dall’educazione civile, morale e sociale di un popolo. E la laicità dello Stato oggi è messa a repentaglio non solo da alcuni organi dello Stato stesso, ma anche da gruppi organizzati. Gli Italiani non sono più laicisti, sia pure moderati, come erano fino ai tempi del divorzio e dell’aborto?
Noi Italiani saremo pure, tecnicamente e storicamente “maestri” di diritto, avremo pure costruito una delle più belle Costituzioni del Mondo (tranne che per quel sovietico “lavoro”, anziché “libertà”, al primo articolo), ma resta sempre vero, come causa delle cause, quello che i giovanissimi fratelli Bandiera e il Novaro scrissero nei versi del nostro Inno nazionale: “Perché non siam popolo, perché siam divisi”. E perché, come dicevano amaramente i liberali dell’Ottocento: “Ora che l’Italia è fatta, bisogna fare gli Italiani”.
E il primo elemento di questo carente liberalismo diffuso riguarda la laicità della Nazione, prima ancora di quella dello Stato. Come abbiamo sempre fatto, perciò, prendiamo esempio dalla Gran Bretagna, amatissima da tutti i Liberali – Cavour ed Einaudi in testa – che non per caso è il grande Paese che ci aiutò e finanziò nel Risorgimento.