Tunisia: 40 imprese aderiscono al Global Compact

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di CHIARA MARIA LÉVÊQUE*

Il 18 novembre 2010 la quarantesima imprese tunisina ha aderito al Global Compact, il Patto Mondiale delle Nazioni Unite lanciato nel 2000 con la consapevolezza dell’inevitabilità del coinvolgimento del settore privato nelle sfide poste dal Nuovo Millennio.

Il Global Compact è uno strumento del tutto volontario che impone alle imprese che vi aderiscono di conformarsi alle indicazioni dettate dai dieci punti in cui si articola.

L’obiettivo del Global Compact, cui hanno aderito in un decennio migliaia di persone in oltre 100 Paesi del mondo, è quello di promuovere una sorta di giustizia sociale delle imprese e dei mercati, nella convinzione che l’avvio di nuove pratiche commerciali, basate su principi universalmente riconosciuti, sia la chiave per fare emergere una nuova forma di mercato mondiale più stabile ed equa, divenuta oramai sempre più importante, anche alla luce della recente crisi mondiale.

I dieci punti su cui si basa il Global Compact traggono la loro origine dai Diritti dell’uomo, dal Diritto del lavoro, dalle norme sulla protezione ambientale e da quelle contro la corruzione e impongono, alle imprese che vi aderiscono, di promuovere il rispetto dei diritti umani, di vegliare affinché la propria impresa non commetta violazioni, come troppo spesso è avvenuto in passato soprattutto ad opera delle grandi multinazionali, garantendo ad esempio la libertà di associazione, eliminando ogni forma di lavoro forzato o di schiavitù, cancellando ogni forma di lavoro minorile ed evitando di commettere ogni sorta di discriminazione tra i lavoratori.

Ancora, per quanto riguarda le tematiche ambientali, le imprese sono invitate a porre in essere un approccio preventivo, promuovendo una vera e propria cultura della responsabilità ambientale e diffondendo le nuove tecnologie volte al miglioramento dell’ambiente, cui si aggiunge il basilare tassello della lotta alla corruzione.

Il processo di diffusione del Global Compact in Tunisia è iniziato ufficialmente il 29 settembre del 2005 sotto l’egida del Presidente Zine El Abidine Ben Ali, grazie ad un partenariato che ha visto coinvolti importanti attori quali il LAST – Institute of Social Audit of Tunis, l’Università Tunis El Manar, l’UTICA – Tunisian Union of Industry, Trade and Craft Industry e lo UNDP – United Nations Development Programme.

Se inizialmente le imprese aderenti al Progetto erano state solamente sei, nel giro di pochi anni la quota è aumentata in maniera esponenziale raggiungendo nel mese di novembre 2010 i quaranta aderenti, con una costante volontà da parte degli attori coinvolti di promuovere iniziative volte ad incrementare ancor di più tale cifra.

Non ultima la giornata di studi svoltasi all’inizio di novembre presso il CITET, il Centro internazionale tunisino di tecnologia ambientale, l’ Ente sotto la tutela del Ministero dell’Ambiente preposto ad assicurare alla Tunisia uno sviluppo sostenibile, nella quale si sono discusse le attività volte a sostenere un certo numero di imprese impegnate in programmi di Responsabilità sociale, all’intero del quadro di cooperazione tunisino-tedesca.

E fare bene conviene: al termine dell’incontro è emerso infatti che aderire a politiche di Corporate Social Responsibility oltre ad essere giusto è anche conveniente per l’impresa stessa, che ne ricava un guadagno netto in termini di produttività e di costi.

Laddove venga incoraggiato un confronto aperto e costruttivo tra lavoratori e datori di lavoro, è più facile che si crei un ambiente stimolante e disteso che induce ad un maggior impegno nel lavoro e ad una riduzione dei fenomeni di assenteismo; le politiche di prevenzione dei rischi ambientali, poi, comportano un notevole risparmio per l’impresa che non si troverà a dover fronteggiare onerosi rimborsi per i danni provocati, cui si aggiungono i vantaggi derivanti dal concreto rispetto dei diritti dei lavoratori. L’esperienza della Nike insegna come il vantaggio economico accumulato grazie a politiche lesive dei diritti umani si paghi in un secondo momento in termini di fatturato: la società civile non è più disposta a chiudere gli occhi.

Scegliere di aderire al Global Compact è una scelta coraggiosa e lungimirante che acquisisce persino più valore in un Paese, la Tunisia, che potrebbe essere tentato di accelerare il proprio processo di sviluppo economico sostenendo facili politiche economiche lesive dei più disparati diritti e che sceglie invece di promuovere questa nuova cultura d’impresa, nella certezza che se è lo sviluppo la meta cui puntare, esso non potrà che essere sostenibile.

* Centro di Promozione delle Esportazioni della Tunisia – Delegazione Generale in Italia

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