L’Italia e l’economia “che non c’e’”

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di SALVATORE RAITI

La crisi continua a mordere, l’economia mondiale dà qualche segnale di ripresa, ma le fonti di preoccupazione e di allarme sono tante.

L’Asia, la Cina, il Brasile, cioè i Paesi Emergenti del BRIC, procedono con una crescita elevata, gli USA soffrono ma reagiscono, nel Vecchio Continente, la Germania continua ad essere la locomotiva di un’Unione Europea che ha molti problemi di finanza pubblica (Grecia, Irlanda, Portogallo ecc…) che possono mettere in pericolo anche l’esistenza dell’Euro.

In questo contesto non entusiasmante, frutto di una delle peggiori crisi economiche della storia dell’umanità, l’Italia arranca e si dibatte tra una politica che guarda al passato e si sgretola giorno dopo giorno ed un’economia legale che soffre e riesce a resistere grazie alle P.M.I ed alle famiglie, ma si trova ormai ai limiti della sopportazione, ed un’economia che per scelta e per necessità diventa sempre più sommersa, senza dimenticare il peso crescente e spropositato dell’economia illegale.

Le dimensioni dell’economia sommersa in Europa viene stimata fra il 7% e il 16% del PIL degli Stati Membri.

In Italia la stima dell’ISTAT (2006) dell’economia sommersa è valutata tra il 15% ed il 17% del PIL, con un’evasione fiscale di 110 miliardi, stime che continuano a crescere in proporzione all’aumentare della crisi, addirittura il Fondo Monetario Internazionale oggi la stima al 26,2% del PIL, ciò comporta un gettito fiscale effettivo a carico dei contribuenti “in chiaro” di oltre il 50%, ben superiore alla pressione “apparente” che si aggira al 43%.

Ciò vuol dire, che il contribuente onesto oggi paga il 52% – 54% del proprio reddito, l’aliquota più alta d’Europa!!

All’economia “sommersa”, bisogna aggiungere l’economia criminale che in Italia e soprattutto nel Nord-Italia è veramente consistente. Il quotidiano Il Sole 24 Ore, ha quantificato in 170 Miliardi l’anno il fatturato dell’economia criminale e un fatturato complessivo di economia illegale di 420 Miliardi l’anno (traffici di droga, riciclaggio, frodi, corruzione ecc…).

L’azienda criminale è la prima azienda italiana sia per fatturato che per numero di addetti, essa è diventata un’impresa multinazionale che opera nel mondo globalizzato con velocità ed efficienza, si calcola che in Italia ogni giorno passano 250 milioni di € dalle mani di imprenditori onesti a quelli del circuito commerciale gestito da criminali, e la maggior parte di queste migrazioni avviene nel ricco Nord.

Il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Sen. Giuseppe Pisanu, ha dichiarato: “ ogni anno si riversano sul Paese fiumi di denaro sporco che inquinano l’economia, insidiano la vita pubblica e infangano la nostra reputazione nel mondo. Non a caso ci troviamo in posizioni umilianti nelle graduatorie mondiali sulla corruzione, le libertà economiche e gli investimenti stranieri”.

I beni consolidati dalle mafie italiane vengono stimati in 1.000 Miliardi.

E’ di tutta evidenza, che se all’efficace azione di contrasto nel territorio e di arresti di latitanti riuscissimo ad affiancare un’ azione giudiziaria tale da confiscare tutti i beni provenienti da attività illecite, avremmo risolto il problema del deficit pubblico Italiano, e riportando in chiaro anche il 50% “dell’Economia che non c’è”, saremo nelle condizioni, di risolvere la crisi sociale ed economica del Nostro Paese, pronti a cogliere la ripresa economica quando essa spiegherà le vele.

Riteniamo sia questa la priorità principale di una politica e di una classe dirigente degna di questo nome in una fase storico-politica delicata e pericolosa per la vita delle Istituzioni democratiche, per risanare il bilancio dello Stato, recuperare risorse ingenti da destinare alla lotta al precariato, alla riduzione del carico fiscale, e ad una consistente riduzione del costo del lavoro per giovani e donne,


On. Avv. Salvatore Raiti

Presidente Ass. Italiani per l’Europa

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