di Enrico Gagliardi
L’Italia è il paese delle emergenze, da sempre, da più di 30 anni. Prima era il terrorismo negli anni di piombo, poi la mafia a cavallo degli anni novanta ed ora (da qualche tempo) la criminalità comune.
La settimana scorsa il governo ha approvato l’ennesimo provvedimento teso a tener buona un’opinione pubblica sempre più terrorizzata da un’insicurezza più percepita che reale. Lo hanno chiamato decreto antistupri quasi per connotare il motivo principale della sua emanazione: fermare (solo a parole beninteso) l’ondata di atti di violenza che ha scosso il nostro paese negli ultimi mesi. Per fare ciò si è deciso di operare l’ennesimo strappo al diritto a cominciare proprio da un inasprimento irrazionale delle norme: vi sono stati senza dubbio errori da parte di alcuni magistrati nell’applicazione della legge ma questo non doveva tradursi in una generalizzazione indiscriminata in termini di giurisdizionalità. In altre parole costringendo i magistrati ad un’applicazione delle legge che non tollera sfumature, che non guarda al caso particolare, che non permette all’interprete di modulare il diritto come dovrebbe in realtà essere, si finisce in un vicolo cieco appiattendo pericolosamente situazioni assolutamente diverse tra loro. Eliminando una sana discrezionalità (autentica risorsa di un bravo magistrato) si è eliminato automaticamente per certi reati uno dei cardini che rende l’amministrazione della giustizia moderna e giusta.
Discorso separato lo meritano le ronde che questo decreto introduce ovvero la possibilità da parte dei privati cittadini di riunirsi in gruppi non armati i quali previa autorizzazione dell’autorità possono pattugliare il territorio. Dietro una opzione del genere vi è un intento palesemente propagandistico ma soprattutto l’abdicazione dello stato al monopolio del controllo del territorio e della sicurezza. Il provvedimento è privo di senso logico anche dal punto di vista giuridico: come per i militari (altra scelta dettata da pura propaganda), nel caso delle ronde assistiamo in ogni caso ad un’arma spuntata poiché i cittadini non hanno le facoltà ed i compiti della polizia giudiziaria e quei pochissimi poteri (arresto obbligatorio in casi tassativamente elencati dalla legge e comunque con funzioni temporanee) sono già presenti nel nostro ordinamento. Le ronde in poche parole non aggiungono assolutamente nulla ma anzi complicano ulteriormente un quadro già piuttosto confuso.
Si registra insomma un decreto che, salvo pochissime disposizioni, è inutile e dannoso: di stuprato qui c’è solo il diritto.