di PIETRO PAGANINI
Se le autostrade fossero neutrali, viaggeremmo tutti alla medesima velocità, incolonnati senza la possibilità di poter superare, e il costo del pedaggio per tratta sarebbe identico e uguale per tutti. Sarebbe inutile anche distinguere tra autostrade e arterie statali o comunali. Il Prof. De Martin avrebbe dovuto sviluppare meglio l’esempio che propone ai lettori della Stampa, dell’autostrada per sostenere la neutralità della rete di Internet. Ma così facendo si sarebbe fatto lo sgambetto da solo. Non ci sono certamente accordi tra autostrade e case automobilistiche, ma ci sono pedaggi diversi a seconda del tipo di mezzo e di tratta percorsa. Ci sono limiti di velocità, addirittura limiti minimi per alcune corsie, e ci sono paesi con tratte senza limiti; così come ci sono corsie di emergenza, aree di sosta, e addirittura corsie per vetture con più di un passeggero o corsie devote solo a congestionare il traffico. Per non dimenticare i molteplici metodi di pagamento al casello, che velocizzano o meno il transito. Le autostrade non sono neutrali, come non lo è Internet. Lo sanno bene i pendolari negli orari di punta intorno alle grandi città, così come lo sanno gli autotrasportatori.
Forse il Prof. De Martin viaggia poco.
Piuttosto che trovare esempi fuorvianti, i sostenitori della rete neutrale dovrebbero chiedere alla maggioranza degli utenti se sarebbero felici se lo spettacolo che hanno acquistato – un film o una partita in alta definizione o una partita on line – si vedesse male, o si interrompesse continuamente. Certamente non lo sarebbero. E sarebbe maggiore il disappunto se sapessero che il loro vicino ottiene la medesima qualità di servizio gratuitamente. Sarebbero contenti se gli si interrompesse una videoconferenza o l’operazione in telemedicina? Essi si aspettano che la rete che navigano sia protetta, anticipi gli attacchi di pirateria; così come si aspettano che le reti strategiche del loro paese siano immuni dagli attacchi “terroristici” o di paesi ostili. Per tutte queste attività ci vuole una rete gestita in modo intelligente, che possa fornire servizi diversi e rispondere alle più svariate esigenze, pubbliche e private. Questo non può avvenire in una rete cosìddetta neutra, perchè essa presuppone l’eguaglianza degli utenti e dell’informazione di cui usufruiscono.
Gli utenti della rete, come gli individui, non sono uguali ma diversi tra loro, per fortuna. Cosi come va garantita la parità di opportunità per gli individui, così dobbiamo preoccuparci di garantire l’eguaglianza nell’accesso della rete, non il modo in cui essa è utilizzata. Dobbiamo preoccuparci di aumentare la domanda e di fornire maggiori possibilità a chi vuole accedere alla rete, aumentando i consumi, soprattutto quelli proattivi che producono innovazione e sviluppo. Dobbiamo preoccuparci di portare la rete là dove non arriva. Per fare tutto questo, garantire accesso, potenziare la domanda e le infrastrutture, garantire sicurezza, qualità e varietà dei servizi, occorrono investimenti che solo un mercato competitivo può favorire.
I sostenitori della rete neutrale dovrebbero piegarci perchè lo stesso concetto di neutralità non debba applicarsi ad altri ambiti di mercato o dell’agire sociale, per esempio ai supermercati, dove il product placement che sottende accordi tra produttore e distributore, e la diversità tra gli stessi prodotti, dovrebbe essere bandita. La spiegazione c’è, ed è semplice: la neutralità è lo strumento ideologico per provare a ricostruire attraverso Internet il sogno storicista della società degli eguali, quello che Luca Bolognini in un commento pubblicato dalla European Voice, definisce “Comunismo Digitale“, dove la libertà di un gruppo ristretto deve essere presuntuosamente imposta agli altri. Così molti di essi, individuarono in Google l’idea di Internet, come guida egemone per la libertà, per rimanerne delusi oggi, dopo averne “scoperto i veri, quanto evidenti e leciti, interessi. In questo caso si può proprio dire che la storia si ripete.
Questo approccio spiega il rigetto delle libertà negative, “liberi da”. Ma Internet, come spazio sociale, come luogo di relazioni, di scambi sociali ed economici non può crescere apertamente senza un insieme di regole che bilancino le così dette “libertà di” e “libertà da”. Senza “libertà negative” non saremmo in grado di coltivare la responsabilità individuale che è poi il fondamento della società aperta, la società libera.