di SALVATORE ITALIA
Il Cavaliere ormai ha un solo alleato sincero: il suo popolo.
La sinistra radicale l’ha odiato sin dall’inizio.
Il PD è sempre stato mezzo e mezzo. Vorrebbe “fargli la pelle”, ma senza prenderne il posto, d’altronde è noto come i comunisti si sentissero a proprio agio all’opposizione consociativa. Dentro il PD c’è chi respira idee nuove, penso a Renzi, Ciwati e agli altri giovani dirigenti illuminati, ma per vederli in prima fila è presto. La direzione del partito è ancora incardinata sui meccanismi dell’ancien regime.
Di Pietro ha scatenato l’inferno sul Cavaliere, ha sposato gli “anti-politca” di Grillo e dei movimentisti ed oggi è quello che a “est” vince di più, e a mani basse.
Casini ora può prendere la sua rivincita per non essere salito in corsa sul predellino.
Pierferdy ha “ucciso il padre” emancipandosi dalla condizione di figlio o forse più semplicemente, non si è rassegnato a veder ricamato sulla maglia quell’eterno numero tre.
Ma le scorse elezioni non sono state un gran trionfo ed ecco nascere il Partito della Nazione, che però messo così come sta non ha grandi chance e tanto sa di malizioso maquillage.
Fini ora ha smesso di inseguire la logica e ha dato retta alla sua anima.
Del resto non tutto in politica è calcolo, altrimenti avrebbe sbagliato di parecchio a costituire anzitempo una struttura parallela e antagonista a quella del Presidente del Consiglio e a farsi prendere al mano da questa sua posizione avanzata sino a scivolare nel manifesto tradimento del Capo. In verità la maggior parte delle scelte sono fatte con lo stomaco, e la logica nulla può di più che ordinare le cose in esatte metà di ragioni, poi spetterà alle emozioni scegliere.
E credo proprio che il nostro Gianfranco ne avesse le tasche piene di sentirsi messo all’angolo come se fosse uno scolaretto irrequieto.
Comunque sia, la sua mossa è il tassello sottratto che scompone il mosaico della Pax Berlusconiana e cancella l’equilibrio delicato con la Lega. Bossi, oggi, giura alle sue truppe che il federalismo si fa solo con Berlusconi, perché gli altri non lo vogliono. Ma sa che solo con il PDL epurato dai finiani non può vincere, e se le elezioni dovessero andare male dovrà dire addio al suo sogno padano, perché le leggi non si fanno all’opposizione.
Per cui è chiaro, a Berlusconi resta solo il suo popolo.
Questa è la fine di un’era. Oramai l’odio verso il Cavaliere ha riempito tutta la scena politica.
La congiura è pronta, a settembre le lame usciranno da sotto le toghe laticlavie e sarà crisi. Ma non avremo un altro Cesare. Egli non cadrà sotto i colpi dei suoi figli e figliastri, perché “i gatti cascano sempre in piedi”.
Silvio Berlusconi durante il suo mandato ultra-decennale ha disegnato una nuova Italia che può non piacere a molti, ma di cui noi della III Repubblica saremo sempre figli. E i figli somigliano sempre ai padri.