di ELIA BANELLI*
Bad News is Good News…una triste verità, soprattutto perchè si spaccia per libera informazione quella che spesso è un’informazione parziale, che nasconde i fatti concreti e vuole rappresentare solo il fronte della protesta dura e pura.
Prendiamo il resoconto della manifestazione di Roma con le proteste degli aquilani e la reazione della polizia.
Un articolo sul sito di Repubblica (poi modificato) sintetizzava così la vicenda: “La tensione, in piazza, sale velocemente. Due blindati dei carabinieri chiudono l’accesso a via del Corso da piazza Venezia ma un gruppo, un centinaio di persone, cerca lo stesso di superare lo sbarramento ed entra in contatto con le forze di polizia”……..”Tafferugli e spintoni ma nessuno riesce a superare la barriera delle forze di polizia che sono schierate in assetto antisommossa”……. il deputato Pd Giovanni Lolli: “Ero in prima linea e ho visto tutto. Non ce l’ho con i poliziotti, che sono solo ragazzi mal pagati. Ma con chi gli dà gli ordini…“.
Su cinquemila manifestanti pacifici una minoranza, circa un centinaio, cerca il primo contatto diretto con la polizia. E’ inevitabile a questo punto, e solo un ingenuo e sprovveduto può pensare il contrario, che spuntino i manganelli.
La nostra Costituzione lo dice chiaramente, lo Stato ha il monopolio legittimo dell’uso della forza, soprattutto se i cittadini vogliono raggiungere da vicino il Parlamento e rischiare un contatto diretto con i propri rappresentanti.
Siamo sicuri che tutti cercano solo il dialogo ed il confronto pacifico?
Ciò non toglie che le forze dell’ordine possano aver abusato del proprio ruolo e infatti il ministro dell’Interno Maroni è d’accordo sulla commissione d’inchiesta per far luce su quanto è avvenuto.
Ma siamo sicuri che la responsabilità è solo da una parte e le provocazioni non ci sono state?
Torniamo alla ricostruzione dell’Aquila.
E’ passato un anno e mezzo dal terribile terremoto, centinaia di nuove abitazioni sono state costruite, grazie soprattutto al contributo della Protezione Civile e della Provincia autonoma di Trento (presieduta da Dellai, centrosinistra) mentre è impensabile che in un periodo così breve possa essere riqualificato il centro storico.
Siamo in Italia, quanti anni ci sono voluti per recuperare i danni dell’Irpinia?
Parliamo di chiese, palazzi, edifici storici, case vecchie, musei.
Ci vuole tempo ed un anno e mezzo non può di certo essere sufficiente.
Si accusa il governo di non aver fatto nulla, ma non è così!
In questi giorni è ancora in discussione alla commissione Bilancio del Senato la manovra Tremonti, che dopo la fiducia imposta da Berlusconi dovrebbe essere convertita in legge entro il 29 luglio.
Ebbene, tra gli emendamenti proposti eccone un paio che riguardano l’Aquila, antecedenti la data degli scontri di Roma.
Uno è la sospensione dei pagamenti fiscali per autonomi ed imprese (con volumi d’affari fino a 200.000 euro) in Abruzzo fino al 20 dicembre, la così detta moratoria fiscale, che poi dovrà consentire il recupero delle tasse in successive 60 rate mensili. La copertura della misura è garantita da un’accisa sul tabacco trinciato e, udite udite, dal tanto vituperato scudo fiscale.
L’altra è un voto bipartisan che consente il ripristino della zona franca urbana dell’Aquila, con il raddoppio dei fondi a disposizione da 45 a 90 milioni di euro.
Sono misure importanti che consentiranno alla popolazione di respirare senza pagare tasse e avviare finalmente i lavori di ricostruzione, senza considerare i fondi che dovrebbero arrivare dall’estero (promessi da Stati Uniti, Germania, ecc…).
In un anno e mezzo magari non è stato fatto tutto, ma accusare il governo di non aver sistemato l’Aquila in così poco tempo, considerando la tragedia di una catastrofe naturale, è esercizio di pura retorica, giustificabile da parte di chi è disperato e senza casa ma francamente incomprensibile se restiamo ai fatti oggettivi ed alle cifre economiche.
L’Italia purtroppo ha tanti difetti, ma uno riguarda anche il così detto fronte della protesta. Sempre pronto ad attaccare e criticare ed incapace di ragionare e vedere anche quel poco di buono che a piccoli passi viene fatto.
Un’analoga vicenda riguarda l’Alcoa, mesi e mesi di inchieste, indignazioni e reportage sul rischio di fallimento dell’azienda, e infine silenzio totale sul successivo salvataggio.
Molti italiani preferiscono ingozzarsi di bad news e amano lamentarsi di un paese autoritario, fascista, repressivo, incapace, ecc…. eppure sono ciechi davanti alle buone notizie che a volte smentiscono il fronte della protesta.
Siamo un Paese autolesinonista, in guerra permanente al suo interno, quando capiremo invece che ci vuole unità e coesione per affrontare tutti insieme i problemi?
* Giornalista pubblicista e promotore finanziario, lavoro nel gruppo Allianz.
Dal 2006 al 2009 ho lavorato per The Blog Tv, società di produzione televisiva, contribuendo alla realizzazione di programmi “user generated content” per La3Sport e 7Gold (Tifosi 2.0), per National Geographic Channel (Blog Notes su Sky 405) e per Ycs Channel, prima sul canale Sky 863 e successivamente per Music Box (Sky 703). Ho gestito il blog “In Viaggio Con Obama”. Appassionato di politica, economia, finanza, informazione e giustizia.
Curo il sito www.liberomercato.net.