Processo a Google

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di Roldano De Persio

L’arretrato paese pieno di milioni di analfabeti vittime di fattucchiere televisive si appresta a processare Google perché ha fatto vedere che qualcuno commetteva un reato grave contro un ragazzo disabile.

Il processo a Google, dove  la città di Milano si costituirà parte civile, dimostra la completa inettudine tecnologica di questa povera ex grande nazione. Una nazione ridotta ad un unico paesone pieno di vecchi impauriti, dubbiosi o meglio ancora smarriti.

La vecchia e sgangherata italia medioevale da la colpa allo specchio YouTube perché impietoso mostra tutta  la sua bruttezza. Ecco questo è uno dei tanti tragici epiloghi di un popolo che ha sempre dato più ascolto agli stregoni riempiendosi fino all’inverosimile e fin sotto alle mutande di amuleti e corni.

Ora il destino di tante aziende tecnologiche, solo qui in Italia sia ben chiaro, dipenderà da qualche azzeccagarbugli che a stento saprà accendere il pc d’ordinanza. Bisognerà spiegare ai giudici cosa è un aggregatore e cosa lo distingue da un editore.

Una mente preparata coglie all’istante questa enorme differenza e solo qualcuno tonto o in malafede potrebbe confondere fischi per fiaschi. Se non è evidente allora si faccia causa alla Telecom ogni qual volta qualcuno ci minaccia nel cuore della notte perchè non ha impedito il misfatto. Facciamo causa al portiere perché non ha impedito ai ladri di entrare nella nostra casa. Facciamo causa ai provider perché invece di fare il loro mestiere non si tramutano gratis in poliziotti e impediscono il download dei film tramite il peer to peer garantendo così gli interessi di terzi. Questi terzi ovviamente non pagherebbero questo “stato di polizia”.

In merito alla questione della privacy come si può lontanamente immaginare che il solo atto di riportare la documentazione tramite immagini di un fatto criminale possa in qualche modo essere considerato come una forma di complicità? Come? Dove in che paese democratico? Certo è pur vero che UK in arte Albione si appresta a varare leggi antiterrorismo per cui nemmeno per sbaglio si potrà fotografare un poliziotto.

Immaginate allora la scena in cui io  corro ad un commissariato con la  foto di un pestaggio ad un disabile e venissi subito arrestato per aver violato la legge sulla privacy. Certo magari non avendola pubblicata non sarebbe sostenibile l’arresto, ma se fossi il fratello del disabile e andassi in giro nel quartiere mostrandola a tutti per riconoscere i colpevoli sarei passibile di arresto. Vi rendete conto?

Ora distogliendo l’occhio dal dito  e guardando fisso la Luna, la vera domanda è: quale è la vera natura di tutti questi attacchi e cause contro Google? Cosa sta covando sotto la cenere?

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