L’Iran e l’Onda verde: Neda un anno dopo

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di CLAUDIA MOSCHI

Il 20 giugno di un anno fa il mondo inorridiva davanti ai fotogrammi di una delle tante giornate di protesta contro la rielezione del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. I server di Twitter andavano in tilt: un picco di accessi mai visto. L’Onda Verde, il movimento di protesta pacifica che ha richiamato in piazza milioni di iraniani per protestare contro un esito elettorale che puzzava di broglio, si infrangeva per il settimo giorno consecutivo contro la carica delle forze dell’ordine iraniane: i pasdaran, ovvero il corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, e i basiji, membri di una delle milizie volontarie interne ai Guardiani. Proprio il 20 giugno 2009 un cecchino dei basiji sparava un colpo dritto al cuore di una ragazza che si trovava ai margini di una strada di Teheran: Neda Agha Soltan. Un video ha ripreso gli ultimi attimi di vita della ragazza e in pochi secondi tutto il mondo, o almeno gran parte di esso, apriva gli occhi su quello che stava realmente accadendo in Iran. Neda, una semplice studentessa 27enne di filosofia che stava per raggiungere i suoi amici tra i manifestanti, diventava un’icona della lotta al regime iraniano. Il mondo si accorgeva anche di un’altra cosa: della censura imposta dal regime iraniano e della potenza dei social network. Neda, anche da morta, faceva paura alla Repubblica Islamica.

Il Movimento Verde ha dominato le prime pagine dei giornali, i servizi d’apertura dei telegiornali, i post dei blogger di tutto il mondo per settimane. Poi, lentamente, l’Onda ha perso forza: mancanza di organizzazione interna, i cervelli del movimento erano stati incarcerati o erano misteriosamente scomparsi, i leader carismatici – Mir-Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi, ovvero i due sfidanti di Ahmadinejad alle elezioni – non hanno saputo sfruttare a dovere l’occasione che gli si era presentata. E così l’attenzione mediatica ha spostato la sua attenzione su altre questioni, altrettanto importanti, come il programma nucleare iraniano e la minaccia alla pace internazionale rappresentata dalle intenzioni bellicose di Ahmadinejad, le sanzioni mirate delle Nazioni Unite, il biasimo generale per le violazioni dei diritti umani e lo sdegno dei circoli intellettuali per l’arresto del regista Jafar Panahi.

Cosa può e deve fare, dunque, la comunità internazionale per sostenere il movimento di opposizione iraniano? A marzo, in occasione di un’audizione alla Commissione Esteri del Parlamento italiano, Caspian Makan – il fidanzato di Neda, diventato uno dei portavoce in esilio del Movimento Verde – ha detto: “Quello che la comunità internazionale può fare, è contribuire e aiutarci affinché si possa superare la barriera della censura che c’è dentro e fuori dall’Iran, così che tutti gli iraniani, informandosi di quanto realmente sta accadendo nel loro Paese, possano accrescere la loro consapevolezza su quale sia realmente la situazione e soprattutto conoscere quali siano i loro veri diritti”.

Ecco quindi che Liberalcafè vuole ricordare cosa è successo il 20 giugno dell’anno scorso, e si impegna a sostenere il Movimento Verde con l’unico strumento a sua disposizione: l’informazione libera.

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