Giustizia dell’altro mondo #5

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di Enrico Gagliardi

La riforma che sta investendo lo strumento delle intercettazioni telefoniche è di quella che provocherà tante polemiche soprattutto perché le modifiche di cui si discute incideranno non poco sulle attività di tutte le procure del paese. Limitare l’utilizzo di questo importante strumento di indagine vuol dire inevitabilmente fornire un ingiustificato vantaggio alla criminalità di tutti i tipi (in primo luogo quella organizzata). Le principali novità riguarderanno i tempi delle intercettazioni (cadenzati e drasticamente ridimensionati) ed i casi in cui si potrà fare uso di queste.

È indubbio che da parte di alcuni procuratori della Repubblica è stato fatto un uso eccessivo, spesso ingiustificato di tale meccanismi, è altresì innegabile che alcuni magistrati hanno addirittura intercettato a strascico, gettando le reti nella remota ipotesi di scovare notizie di reato; un comportamento sbagliato e censurabile di alcuni non può però essere il pretesto per lo smantellamento sistematico di un importantissimo strumento di lotta e contrasto alla delinquenza di tutti i tipi.
Senza le intercettazioni telefoniche ad esempio, le scalate bancarie di qualche anno fa, quelle che hanno visto protagonisti Fazio e tutti i famosi “furbetti del quartierino”, non sarebbero mai venute fuori e nessuno avrebbe saputo cosa stava in realtà succedendo.

Quello che però stranamente nessuno ha messo in luce è forse proprio l’elemento principale della tematiche legata a tale strumento: il ruolo del GIP; è infatti il giudice per le indagini preliminari ad autorizzate il Pubblico Ministero a operare le intercettazioni telefoniche ed è sempre il GIP ad autorizzare con un provvedimento l’eventuale proroga nel tempo. Senza l’intervento di questo giudice, il cui ruolo nell’ordinamento processuale penale è quello di garanzia rispetto all’applicazione esatta delle norme nell’ambito delle indagini preliminari, il Procuratore della Repubblica non può muovere un passo.

È dunque il GIP l’autentico garante dell’esatta utilizzazione delle intercettazioni; è proprio quando il suo ruolo di filtro giudiziario viene meno che nascono quelle patologie e distorsioni di cui tanto si discute in questi giorni.

Il fatto che nessuno abbia messo in luce un elemento tanto elementare quanto decisivo la dice lunga sul livello del dibattito sulla giustizia in Italia.

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