Uno psicologo per comunicare

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di PAOLA FERRARIO

Nella comunicazione familiare il dialogo, l’ascolto e l’attenzione sono gli elementi fondamentali per la crescita, lo sviluppo e la maturità dei figli.

Per instaurare una comunicazione efficace è importante partire da una dimensione di ascolto, prestando attenzione alle emozioni e alle opinioni che i figli possono esprimere.

Il dialogo e il confronto rappresentano un mezzo per creare senso di fiducia, senso di appartenenza e affetto.

Parlare ai figli in modo da tenere aperti i canali di comunicazione permette di superare i disaccordi e mettersi in una posizione di ascolto può modificare molto ciò che si vuole dire e anche il modo di dirlo.

Ma non sempre tutto ciò accade.

Molti genitori per svariate ragioni e delle volte anche sensate, non ascoltano e non comunicano con i propri figli scatenando in loro una serie di problematiche che si manifestano in modi differenti.

Soprattutto nella fase adolescenziale queste problematiche tendono ad amplificarsi mettendo a dura prova la comunicazione.

La conflittualità tra bisogni di autonomia e di protezione di questi si esprimono all’interno della famiglia attraverso nuove e diverse forme di comunicazione sia verbali che non come l’aggressività, l’aumento dei conflitti, le provocazioni, i rapporti dannosi con il cibo e con il proprio corpo.

La fase dell’adolescenza è caratterizzata da comportamenti che vanno dalla solitudine all’irrequietezza, dal rifiuto delle regole familiari (fino ad allora accettate) al rifiuto scolastico, in questo campo soprattutto si evidenziano i primi problemi che possono essere presi come campanelli di allarme.

Piuttosto che affrontare tutto questo con il dialogo e l’ascolto si preferisce affidare il proprio figlio/a ad un esperto.

Infatti la figura dello psicologo sta diventando sempre più integrata, stabile e forse in alcuni casi necessaria quanto il medico di base.

Non sappiamo in media quante persone si affidino alle cure di uno psicologo ma sappiamo che dagli anni Sessanta ad oggi è cresciuto esponenzialmente il numero degli psicanalisti passati da una cinquantina a circa 930, più 250 allievi.

E le fasce di età che si affidano a questi si allargano: è esplosa l’analisi infantile che fino a 20 anni fa non c’era. Prima i bambini psicotici, cioè con gravi problemi mentali che possono compromettere la loro visione della realtà, non venivano concepiti e trattati come tali. Oggi invece la scuola li segnala e spesso i genitori accolgono l’invito e li mandano sui lettini. Sperando, e in alcuni casi avendo ragione, che intervenendo in tempo si possano raddrizzare i problemi caratteriali.

Già all’interno delle scuole la figura dello psicologo si sta sempre di più accentuando e viene maggiormente usufruita dalle famiglie per scoprire i malesseri interiori dei figli che portano appunto dall’andare male a scuola all’avere atteggiamenti poco consoni all’ambiente scolastico.

Uno dei motivi per cui c’è stato questo incremento negli anni è perché risulta più facile aprirsi totalmente con un estraneo di cui non interessa il giudizio e di conseguenza non si prova vergogna a spiegare e descrivere i propri problemi.

Forse la maggior parte delle volte la figura dello psicologo non è così necessaria, forse semplicemente dopo una lunga giornata di lavoro o di impegni di vario genere, anche se risulta non essere facile, bisognerebbe essere in grado di ritagliarsi un po’ di tempo e osservare il proprio figlio/a, magari cercando di intuire i problemi che ci potrebbero essere e semplicemente ascoltare in modo da far nascere la comunicazione in automatico. Perché forse una delle cose che non cambieranno mai, anche passati decenni, sono i classici problemi adolescenziali.

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