A Trieste un microcosmo internazionale nel centro dell’Europa

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Nel Castello di Duino, a pochi chilometri da Trieste, la Commissione nazionale italiana Unesco ha organizzato un convegno che ha preso avvio tra lo sventolare delle bandiere dei ragazzi del Collegio del Mondo Unito, che lì studiano e vivono sotto lo stesso tetto pur appartenendo ai Paesi più svariati del mondo. All’appuntamento, che si è tenuto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio dei comuni di Trieste e Duino Aurisina, hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e grandi personalità intellettuali di frontiera, che si sono soffermati sui temi della diversità culturale e del dialogo tra culture.

SOLIDARIETÀ Il presidente della Camera Gianfranco Fini, in una lettera indirizzata al presidente della Commissione Nazionale Italiana UNESCO Giovanni Puglisi, ha auspicato che la Giornata di Duino «possa contribuire a diffondere la consapevolezza di quanto la conoscenza tra i popoli ed il dialogo interculturale costituiscano dei fattori essenziali per la realizzazione di un mondo più pacifico e più solidale».

Di «diversità come presupposto per il dialogo tra le culture e lo sviluppo dell’intero genere umano» ha parlato anche Puglisi, sottolineando che scuola e università sono chiamate «a costruire il sapere che alimenta la didattica dei diritti umani».

MULTICULTURALITÀ Il direttore centrale per i Diritti civili, la cittadinanza e le minoranze del ministero dell’Interno Angelo Di Caprio ha ricordato l’impegno dello Stato (80 milioni di euro per progetti presentati da enti locali e istituzioni scolastiche) a favore della valorizzazione delle dodici minoranze riconosciute in Italia.
«Nel Friuli Venezia Giulia risultano residenti 94.976 cittadini provenienti da 151 Paesi diversi di tutti i 5 continenti e nella sola provincia di Trieste risiedono 16.528 stranieri di ben 125 Stati – ha spiegato il prefetto di Trieste Alessandro Giacchetti – e se si pensa che gli Stati membri dell’ONU sono 192, possiamo parlare della Regione e di Trieste in particolare come di un microcosmo internazionale nel centro dell’Europa». Giacchetti ha detto quindi che «Trieste è stata posta al primo posto nella graduatoria delle 103 province italiane per indice di integrazione degli stranieri, posizione privilegiata che si percepisce materialmente nel clima sociale di queste terre».

QUESTIONE STORICA Lo scrittore Boris Pahor ha parlato di una Trieste multilingue «così com’era una volta», uno sviluppo sancito dai rapporti tra la popolazione italiana e quella slovena, tra la cultura italiana e quella slovena. Resta invece, secondo Pahor, ancora tanto cammino da fare per chiarire la questione storica, che l’opinione pubblica italiana non conosce e andrebbe spiegata già nei libri di storia «al di là dei fatti del ‘45 e non per fare confronti, ma affinché i giovani sappiano quanto è accaduto e che qui esiste una comunità slovena dai tempi di Carlo Magno».

MEDITERRANEO Parlando del Mediterraneo, «mare che assomiglia sempre di più ad una frontiera estesa da Levante a Ponente per separare l’Europa dall’Africa e dall’Asia Minore» Predrag Matvejević ha dichiarato che le sue rive «non hanno in comune che le loro insoddisfazioni» mentre «le decisioni relative alla sua sorte sono prese al di fuori di esso o senza di esso e ciò genera frustrazioni e fantasmi».

L’assessore regionale alla Cultura, istruzione e formazione, Roberto Molinaro ha ricordato che il richiamo alla diversità culturale come risorsa e ricchezza «è nello statuto di autonomia della regione Friuli Venezia Giulia, ed è un concetto – ha sottolineato – che in questa parte d’Italia ha influenzato il modo d’essere delle istituzioni, portando alla nascita della Comunità di lavoro Alpe Adria, dell’Iniziativa Centroeuropea, del Mittelfest, all’insegna del dialogo, del fare insieme, della contaminazione culturale, che hanno preceduto la dimensione economica, anticipando così il trattato di Lisbona». Molinaro ha rilevato anche che, dopo gli ultimi cambiamenti geopolitici, va colta l’opportunità di operare per consolidare i rapporti con il Centro e l’Est Europa, «una visione strategica in cui – ha detto – dobbiamo coinvolgere i giovani e che chiama tutti ad un atto di responsabilità per la costruzione, partendo da una comune cittadinanza europea, di un futuro di pace e libertà».

DIALOGO Dei processi integrativi europei e dell’Euroregione il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana Maurizio Tremul ha parlato come di una «prospettiva essenziale per la valorizzazione delle diversità culturali e quindi anche delle minoranze».
«L’Europa ha delineato, infatti, alcuni validi meccanismi per favorire realtà complesse, incentivare l’integrazione e la cooperazione, la crescita culturale e sociale, principalmente lungo i tanti limes che hanno contraddistinto la sua storia anche recente. È vitale l’inclusione fattiva e partecipe delle minoranze nei programmi europei, soprattutto quelli tendenti a favorire la cooperazione culturale transfrontaliera».

«Queste iniziative – ha affermato Tremul – stimolano lo sviluppo di relazioni e di partnership, promuovono e qualificano il ruolo delle minoranze, ne valorizzano le risorse e le potenzialità quale effettiva ricchezza culturale del territorio». Ha ricordato quindi che la Comunità nazionale italiana in Slovenia e Croazia e la Comunità nazionale slovena in Italia hanno allacciato e incrementato intensi rapporti di collaborazione reciproca anche in ambito europeo. Le esperienze di collaborazione maturate in questi anni, i numerosissimi progetti congiuntamente sviluppati e positivamente conclusi con i fondi europei, quelli che si stanno realizzando, tra cui il grande progetto ‘Lingua/Jezik’, le best practice acquisite, le soluzioni adottate in tema di promozione e valorizzazione dei diritti minoritari, il ruolo che si sono sapute ritagliare negli Stati domiciliari, nella Nazione Madre e nella cooperazione transfrontaliera, le realtà di convivenza in un’area plurale che contribuiscono pazientemente e caparbiamente a costruire, possono rappresentare, infine, delle preziose conoscenze che l’Europa, le sue strutture, gli Stati e le Euroregioni che la compongono – ha concluso – possono utilmente mettere a frutto».

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