Opinioni dissenzienti, Lodi Liberale torna a parlare di Corte Costituzionale

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Nella 306esima serata di Lodi Liberale, è stato presentato il libro “Le opinioni dissenzienti in Corte Costituzionale” insieme a NICOLÒ ZANON (Professore di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano), ANTONIO BALDASSARRE (Presidente Emerito della Corte Costituzionale), GUIDO CAMERA (Avvocato e Presidente dell’associazione Italiastatodidiritto) e ANDREA BITETTO (Avvocato) in collaborazione con la Formazione continua dell’Ordine degli Avvocati di Lodi.

“Coinvolgendo persone di un certo livello, oltre che l’autore, presentiamo questo volume che – ha detto il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi – che tocca questo tema che in un sistema come il nostro non è sviluppato bene. Ovvero, non solo non si possono sapere le opinioni dissenzienti, ma nemmeno le motivazioni. Nei sistemi più aperti e liberali, le opinioni dissenzienti si conoscono con precisione, perché servono per avere una visione completa.”

Le sentenze della Corte Costituzionale non sono sempre prese all’unanimità, per cui sapere come mai ci sono persone che non sono dello stesso parere, serve per fare giurisprudenza, invece, in Italia, non contano nulla.

“Ci sono 10 sentenze reali, argomentate in questo libro, dove si spiegano i casi, la sentenza della Corte e l’opinione dissenziente. Sono temi di straordinaria attualità. Ci permettono di affrontare anche argomenti di stretta attualità giuridica.”

Questo libro è tecnico, ma il lettore colto può affrontarlo tranquillamente. E’ facilmente accessibile. Un tema importante e stimolante che riscuote sempre molto interesse.

“I Giudici perbene non fanno questo, ma l’ultimo periodo della Corte per me è stato travagliato – ha detto Antonio Baldassarre – voglio contestualizzare questo lavoro perché nel mio lavoro alla Corte ho sempre dato molto peso al valore della collegialità. Molte volte mi è successo di cambiare idea ascoltando le opinioni degli altri, spesso ragionando sulle cose si arriva a determinare che cosa sia meglio.”

“In Corte non ci si divide tendenzialmente mai per ragioni politiche o partitiche, ma ci si divide per motivi di altro genere. Si cerca di venire incontro ai colleghi e di avere una visione collegiale.”

Il secondo relatore, Andrea Bitetto, ha spiegato il problema per cui la Dissenting Opinion non può e non deve essere censurata: non è detto che esista una unica e una sola risposta esatta rispetto a un quesito giuridico. Ovvero, se le risposte che si danno fossero teoriche, allora potrebbe funzionare, perché il Diritto è un concetto fatto su base artificiale, invece i casi sono veri, per cui le ragioni sono limiti, Linger che non sono precisi. L’idea di una giustezza è in realtà la capacità di un ordinamento giuridico di adattarsi e di sistemarsi alla realtà.”

“Se vediamo come sono cambiate le leggi sulla segregazione razziale in America, ad esempio, ci rendiamo conto di come possono cambiare i concetti giuridici. Questo accade perché non ci sono sempre fondamenti costituzionali negli ordinamenti giuridici. Una traccia si trova nella necessità di discussioni prodromiche, la tutela degli interessi del popolo è un concetto che riguarda la cittadinanza transnazionale, cioè la Costituzione che protegge le generazioni presenti, passate e future, in un’ottica che protegge dalla deriva della maggioranza democratica.”

“Il punto di ratio è estratto dal giudice successivo, per fare questo ci sono una serie di necessità da affrontare, per esempio la percezione dell’allontanamento dalla norma giuridica e l’argomento che mi obblighi a legarmi con i fatti all’opinione precedente. Si distinguono dei fatti che servono per creare delle regole apparentemente diverse, nuove. Nelle decisioni delle corti collegiali questo meccanismo consente l’opinione dissenziente fornendo un argomento possibile per mantenere un elemento innovativo da cogliere.”

“La capacità di individuare l’avversario nella corte serve per sviluppare l’ordinamento giuridico. L’esigenza di superare il positivismo appartiene anche all’ordinamento italiano, perché la pluralità di opinioni serve per accettare che non ci sia una unica risposta a un quesito nel nome della legge. Creando uniformità non si aumenta la capacità cognitiva del candidato. Un candidato deve argomentare e non deve presumere una unica risposta corretta di fronte a una domanda. Queste considerazioni devono fare perno sulla capacità interpretativa del formante.”

La Costituzione è dei giudici e non tutti i casi devono arrivare alla Corte suprema. Insomma in America decide solamente sui casi che decide di assumere in modo che non ci sia la possibilità di una politicizzazione a priori. Infine c’è indipendenza rispetto al soggetto giuridico che li ha nominati.

 

“La discussione migliora se si conoscono le cause del dissenso – ha detto Bitetto – figurando la ricchezza del dibattito. Non dipende dalle regole della Corte Costituzionali, ma sarebbe utile aprire a tutti gli organi collegiali.”

Guido Camera ha concluso la carrellata degli interventi con un commento alla pubblicazione dal punto di vista della qualità. Ha quindi concluso la sua argomentazione notando come solo il dissenso consente di cambiare opinione nel corso della discussione. Le influenze politiche possono essere messe al bando, ma il Giurista dipende dalle sue convinzioni giuridiche, non può essere sterile.

Dunque, secondo Camera, la Corte Costituzionale non è l’organismo più elastico: ma nemmeno la politica lo è. L’opinione dissenziente fa parte di una serie di requisiti indispensabili per poter dire che l’Italia ha un regime di Stato di Diritto e vi è pluralismo. Non siamo noi che dobbiamo adeguarci ai livelli giuridici inferiori, ma sono i livelli giuridici inferiori a dover crescere.

Il caso che ha più fatto reagire Niccolo’ Zanon autore del libro, è stato quello del Caso Regeni, che è stato discusso in diverse giornate. L’argomento era se si potesse o meno pronunciarsi per procedere in assenza degli imputati, cioè funzionari dello stato egiziano che non sono mai stati reperiti. Insomma si apriva un tema di civiltà giuridica complessa, come mai nessuno collaborava, perché nessuno sapeva come mai non erano stati trovati e questo era parte di un problema egiziano, ma non italiano. In Italia, un processo in assenza deve essere possibile se non è possibile essere sincronizzati con lo Stato contraltare di argomento. Insomma, la presenza fisica di un imputato o la prova di una sottrazione volontaria a un processo non c’è, ma la discussione è andata avanti per molto tempo, fino a che è prevalsa l’idea che la Corte che un processo possa andare avanti, con l’accertamento della verità che serve a lenire il dolore dei famigliari delle vittime. In pratica il processo penale si è trasformato e alla fine la Corte ha ceduto a una pressione di qualche tipo, di fronte all’attesa messianica di mettere le cose a posto. Insomma la Corte si è abbassata al livello del sistema giuridico egiziano che li ha protetti.

Martina Cecco

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