Nella 308esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “Il liberale Pannunzio. Tutto l’oro del Mondo?“, pubblicato da Edizioni Pedrini, insieme a Pier Franco Quaglieni (Direttore del Centro Pannunzio), Marcello Pera (Già Professore di Filosofia della scienza all’Università di Pisa) e Valter Vecellio (Giornalista). Gli anni ’20 del 2000 si stanno conformando come sistema contro la libertà economica e la regressione dei diritti ottenuti in molte parti del mondo, costantemente combattuti e osteggiati da alcune crescenti monocrazie. Questa sera si è affrontato un testo del Professor Quaglieni, che tratta della storia del giornalista liberale Pannunzio. La serata è stata la prima presentazione di questo libro.
“Contiene un saggio di inquadramento storico di introduzione al personaggio, da cui una disamina sull’importanza di questo grande divulgatore liberal democratico. Insieme all’introduzione del professor Quaglieni ci sono molti quadretti di ricordi personali, scritti in occasione della morte di Pannunzio e anche in occasione della chiusura del settimanale Il Mondo. Di notevole importanza anche il quotidiano il Risorgimento Liberale.” Il presidente dell’Associazione Lodi Liberale, Lorenzo Maggi, ha introdotto la serata spiegando il motivo del giornalismo elitario di Pannunzio. Il suo pubblico era ridotto, ma era qualificato. Non si trattava di stampa di intrattenimento alla portata di tutti.
Il professor Quaglieni ha raccontato il suo libro: la copertina del libro è stata disegnata da Ugo Nespolo. “Il libro vuol far conoscere per davvero la figura di Mario Pannunzio: si deve considerare che la figura di Pannunzio è stata occultata da Eugenio Scalfari, che col tempo lo mise da parte. Solo in tempi recenti è stato possibile riaprire un discorso storico su Pannunzio che andasse oltre la vulgata. Il libro raccoglie testimonianze di personalità importanti: Montanelli, Pannella, Spadolini, ma anche Marcello Pera, Pierluigi Battista, Mario Soldati, Gerardo Nicolosi, Carla Sodini, il Card. Ravasi, etc..”
“Mario Missiroli scrisse che Pannunzio venne nominato nella Commissione dell’epurazione dei fascisti, ebbe coraggio di opporsi alle epurazioni sommarie. Molti politici del secondo ‘900 scrissero di lui, ma la sua figura fu comunque messa in disparte. Tutte le testimonianze del libro sono inedite.” Il libro è una raccolta di testimonianze che Quaglieni ha conservato negli anni. L’ultima parte è costituita dal carteggio intercorso tra il 1945 e il 1952 tra Benedetto Croce e Mario Pannunzio, dove si trattano argomenti importanti, come anche la Resistenza. E’ uno scambio epistolare in cui si parla del monopolio del Partito Comunista per portare risultato nella conclusione della guerra.
“Il Mondo” è stato un settimanale di politica e cultura pubblicato a Roma negli anni 1949-66. Fondatore e direttore ne fu Mario Pannunzio che gli conferì una costante linea di impegno civile e di totale indipendenza rispetto al potere politico ed economico. Redattore capo fu Ennio Flaiano. “Il Mondo” nacque dall’incontro della cultura crociana con quella salveminiana ed einaudiana ed ebbe tra i suoi collaboratori più importanti Ernesto Rossi, Carlo Antoni, Vittorio De Caprariis, Nicolò Carandini, Luigi Salvatorelli, Ugo La Malfa, Arturo Carlo Jemolo, Giovanni Spadolini, Aldo Garosci, Vittorio Gorresio. L’obiettivo che il giornale cercò di realizzare fu quello di una terza forza liberale, democratica e laica, capace di inserirsi come alternativa ai due grandi blocchi, nati in Italia dalle elezioni del 1948, quello marxista e quello democristiano. Il libro mette in risalto l’attaccamento che pannunzio aveva al Risorgimento italiano, in un periodo in cui il Risorgimento non era particolarmente amato. Pannunzio aveva alle spalle della scrivania il ritratto di Cavour. Amodeo all’indomani della morte di Gobetti, scrisse un articolo In Difesa del Risorgimento e Pannunzio ad Amodeo spesso di richiamava.
IL METODO DEL DUBBIO, DEL RISPETTO, DEL DOVERE
Il giornalista Valter Vecellio ha ringraziato il professor Quaglieni per il suo lavoro presso il Centro Pannunzio: recentemente ha avuto il merito di mettere in discussione molti argomenti, con la presentazione del libro di Stefania Craxi. Il lavoro del professore contribuisce a far sì che l’eredità culturale di Pannunzio sia difesa.
“Marco Pannella aveva una grande stima di Mario Pannunzio e frequentava da giovane quegli ambienti. Tuttavia nel mio contributo per il libro ho cercato di riportare episodi e situazioni, cose che testimoniano come Pannunzio, pur non essendo un politico, abbia svolto un ruolo politico a tutti gli effetti. Pannunzio in quel periodo sapeva armonizzare una serie di collaboratori nel suo settimanale. Affiancati in modo del tutto particolare. I collaboratori e gli scrittori che scrivevano il taccuino del giornale erano di ampio tipo, collaboratori che erano come strumenti in una orchestra. Attualmente Pannunzio non ha eredi veri e propri.” Vecellio ha sostenuto che attualmente non ci sono giornalisti che possono essere alla sua altezza.
“Pannunzio e le persone che lo circondavano avevano un aspetto di rigore, di serietà e di cultura: personaggi a cui questo paese deve molto e che questo paese rischia di dimenticare.” Questo libro è importante perché serve a non sprecare il nostro patrimonio e la nostra memoria storica. Un giornalista d’altri tempi.
Marcello Pera è lucchese e fa parte di quel vivaio di cui ha parlato Vecellio, ovvero in qualche modo legato alla storia fattuale di Pannunzio e dei suoi stretti collaboratori. Uno studioso accademico che ha parlato di Pannunzio per portare una visione liberale coerente che parte da Pannunzio: “Francesco Barone era torinese, amico del centro Pannunzio, a lui sono debitore perché un giorno fece una battuta in un Convegno a Krakowia dove si ricordava Niccolò Copernico e disse che durante le celebrazioni i celebranti celebrano le proprie idee a scapito di quelle dei celebrati.”
IL NOME DI PANNUNZIO STA SCOMPARENDO
“La sua indefessa attività meriterebbe maggior successo, sia per le idee che utilizza nella sua attività, che per quanto concerne i personaggi. Purtroppo bisogna riconoscere con amarezza che il nome di Pannunzio sta scomparendo dai radar. In questo modo stiamo cancellando una intera fetta di esperienza politica. In questo modo serve mantenere il ricordo. Alla metà degli anni ’80 organizzai una giornata di studio su Pannunzio, alla presenza di Ostellino, mi resi conto che al Ridotto del Teatro del Giglio c’erano poche persone, ricordarlo era di chi apparteneva a un’atmosfera retrò. Pur essendo a Lucca.”
“Lucca ha una storia particolare, poco conosciuta in Italia. La sua storia di Serenissima repubblica dura più di quella di Venezia. Fino ai tempi di Napoleone. Lucca era anche una città riformata, anche più della Repubblica veneta, c’era una tradizione cristiana riformata. Tra i nomi da citare quello di Arrigo Benedetti.”
Nonostante le sue molte collaborazioni con molti giornali italiani, la sua figura sta per essere dimenticata. Era un moralista laico, una sorta di Socrate davanti a tanti Platone. Egli metteva insieme studiosi che non la pensavano allo stesso modo, anche se cercava di unire idee, per fare ragionamenti.
“Oggi c’è ancora spazio per un nuovo Pannunzio? C’è ancora un posto per quel tipo di cultura?” Secondo Marcello Pera attualmente la cultura liberale crociana è sparita, salvo per persone come Romeo, tuttavia le basi del liberalismo italiano oggi sono o quelle del liberalismo classico o quelle della Scuola austriaca, supposto che ci sia ancora oggi una cultura liberale.
La domanda che oggi ci dobbiamo porre è se esiste ancora una seria, fondata, alimentata dottrina liberale nel mondo che possa fare da collante. Ad ogni modo l’aggettivo liberale si è mescolato con tutte le dimensioni politiche della storia.
IL DIBATTITO POLITICO SI E’ IMBARBARITO
La cultura liberale di Pannunzio era un’alternativa a comunismo o democrazia cristiana, ma attualmente non c’è più questo composito sistema. Non c’è nemmeno più una questione etica forte, moralista, che possa essere toccata.
La forza della sinistra non ha più scatenato la tanto agognata rivoluzione marxista.
“Lo sforzo culturale che Pannunzio fece con i suoi, non c’è più. Il giornale Il Mondo sarebbe ancora un ottimo spunto per il giornalismo. Le grandi testate italiane oggi, sono infarcite di ideologie. Nella nostra politica non c’è più un concetto classico di laicità. La laicità di Pannunzio era un habitus e un metodo. Attualmente ogni articolo ha un taglio politico preciso.
Martina Cecco