Nella 307esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro di James M. Buchanan “Perché dobbiamo lavorare di più e risparmiare di più“, pubblicato da Liberilibri Editrice, insieme a Alberto Mingardi (Professore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università IULM di Milano), Fabio Angelini (Professore di Diritto amministrativo e pubblico all’UniNettuno di Roma) e Giacomo Brioni (Dottore di ricerca in Filosofia).
Il pensiero liberale è ampio: è importante diffonderlo e rendere consapevoli le persone che è una conquista della civiltà occidentale. Molti avvenimenti che sono accaduti negli ultimi anni hanno dimostrato che le conquiste dei diritti non sono irreversibili.
Nel nostro paese la strumentalizzazione del pensiero liberale è enorme, c’è chi sostiene che vi siano stati periodi di iper liberalismo o di estremo liberalismo, una cosa del tutto falsa.
“L’autore è molto conosciuto e molte opere sono state tradotte in Italia, specialmente in questo testo troviamo moltissime note che si rifanno alle molteplici edizioni italiane di questo autore. Il volume che oggi è oggetto di indagine non è alla sua unica edizione, ma fa parte di una interessante serie.”
Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha fatto riferimento all’idea di aver riedito il testo con una traduzione rivista, con Alberto Mingardi che spiega perché alcuni valori etici, come quelli del lavoro e del risparmio, che non erano prevalenti in USA negli anni ’90, sono idee che sono indispensabili al benessere di tutti.
“James Buchanan è un personaggio importantissimo nella storia del liberalismo classico, ha scritto testi che determinano la nuova cornice entro cui si svolge la storia del pensiero. Un personaggio strano, un signore che appartiene a una famiglia decaduta del Tennessee. Si occupa di tantissime cose nella vita. Riceve il Premio Nobel per l’Economia, che un tempo non era scontato.”
“Egli parlava di economia con la stessa facilità con cui molti scrivono romanzi: si vede anche che egli aveva una grande ampiezza di contenuti, rispetto ai testi paludati di altri. I suoi testi dunque possono anche essere in alcuni casi eccentrici, come in questo caso.”
Il professor Alberto Mingardi ha parlato in generale della carriera di Buchanan. L’autore riflette sull’impalcatura culturale dell’economia di mercato: le persone non solo devono lavorare, ma se si sentono spronate e motivate a lavorare di più, possono funzionare. Non parla di incentivi di carattere monetario, non parla di tasse progressive, ma ragiona semplicemente sul fatto che ogni tanto facciamo delle cose perché ci sentiamo in dovere di farle: queste cose appartengono a un modello che va oltre l’etica lavorativa (nel senso di brianzola/protestante).
“Attualmente questo modello è fortemente indebolito: per molte ragioni, anche comprensibili, nel benessere si ritiene di poter fare meno fatica. Buchanan si interroga su se e come un’economia di mercato sopravviverà laddove le trame culturali del lavoro e del risparmio si sono affievolite. Ci pensa non da consumatore, bensì da economista, pensando al rapporto tra divisione del lavoro ed estensione del mercato.”
“La seconda questione è legata alle virtù borghesi: tuttavia l’argomento è poroso e difficile da trattare. Alcuni comportamenti però, come l’attitudine positiva nei confronti del lavoro e del risparmio e delle professioni mercantili dello scambio sono riconoscibili ampiamente.”
Attualmente tutti questi valori sono andati calando, al punto che anche lo Stato si trova nella posizione di indebitamento, non si pensa nemmeno che il risparmio possa essere sensato, si parla di una cultura fondamentalmente del granaio. La cultura favorevole allo scambio è rara, anche se le persone mantengono uno scambio di materiali perché servono, ma non passiamo i giorni leggendo di etica delle convenienze, bensì leggiamo della politicizzazione dello scambio. Da ultimo l’etica del lavoro, ovvero qualcosa che nel lavoro sia buono, è difficilmente rintracciabile nell’era della tecnologia e delle facilitazioni, la produttività nella società.
Buchanan dinnanzi a questa eclissi di valori americani tradizionali, vede un problema e pensa che ad un certo punto sia molto difficile immaginare l’economia di mercato in assenza di abitudini diffuse di questo tipo, pensa che forse il liberalismo abbia bisogno di stampelle politiche perché ha problemi di carenze morali.
Il professor Fabio Angelini si è concentrato sul terzo saggio, che si concentra su alcune questioni: il contributo che il sistema etico culturale e morale può esprimere a fronte di una solida economia e una fase di prosperità; lo scambio sociale umano in relazione non solo allo scambio di equivalenti; la funzione economica delle regole etiche alla luce del principio di sussidiarietà del diritto.
“Parliamo sempre di contesti entro cui lo scambio è possibile: configurando anche la politica come uno scambio, traslando le regole alla base del mercato alla politica. Questo quindi nella parte residuale, si conforma con la sussidiarietà del diritto. Nell’ambito del nostro sistema capitalistico.” Per effetto attualmente della digitalizzazione dell’economia, in questo nuovo ambito e spazio di trame umane e di scambi, non vale la pena di forzare la posizione del predicatore, a dispetto dei pericoli che la caratterizzano.”
Nel gioco si hanno prestazioni migliori quando tutti i giocatori giocano bene: ci sono valide ragioni economiche per sostenere le istituzioni che limitano la condotta opportunistica dei singoli membri dell’economia, ovvero nelle situazioni di mercato si realizza una crescita generale, dove non è possibile lo scambio, invece, per generare risultati, serve un vincolo etico.
“L’etica è l’unico modo per arrivare ad avere risultati dove il mercato è vincolato dalle istituzioni: o c’è libertà di scambio contrattuale tra tutti gli attori, oppure si modificano le regole culturali non contrattuali.” In questo senso, quindi, serve pagare il predicatore (politico, etc..) che riesce a cambiare la mentalità degli attori.
“Il sistema di azione umana si basa su due polarità: lo scambio per equivalenti, la logica del dono e della gratuità.” Sono azioni sociali ispirate al principio di solidarietà. Il tal caso possono essere citate anche due Encicliche: la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II e la Caritas in Veritatem di Benedetto XVI. Senza forme interne di solidarietà il mercato non può espletare la propria funzione economica. “La visione di Buchanan comprende la visione economica della giurisprudenza e viceversa: lo strumento che perfezione la concezione economica è la cultura.” Sul web i giganti della rete e le relazioni non sono sovrapponibili sulle interazioni sociali materiali. Questo determina attualmente enormi cambiamenti rispetto alla previsione del mercato e alle sue dinamiche di scambio.
Il terzo relatore, il filosofo Giacomo Brioni, già noto all’associazione, si propone in quanto uno dei massimi esperti italiani di Buchanan.
LA TEORIA DELLE SCELTE PUBBLICHE
“L’eccentricità di questi saggi è la parte più interessante, perché se pensiamo alla PC partiamo da un assunto di individualismo metodologico, dove lo Stato è il frutto di una composizione di interessi individuali e di gruppi che possono scontrarsi o negoziare e il secondo postulato è quello della Simmetria motivazionale: un individuo in politica non è atto a muoversi in modo completamente asincrono rispetto all’ambito economico. Questo assetto caratterizza tutto il primo periodo di Buchanan nel Calcolo del consenso, e nella seconda parte del suo studio relativo al carattere Economico delle Istituzioni. Individui e Istituzioni (formali, politiche, etc..) sui due fronti sono immaginati in una architettura generale teorica dove non pare esserci nulla di questo libro.”
“In questo senso questi saggi non trovano molto spazio nell’opera centrale di Buchanan: in piccoli gruppi è possibile organizzarsi in modo non strutturato perché gli individui sentono la loro ricaduta delle azioni sugli altri, mentre più diventa grande il gruppo e più è difficile trovare il riscontro delle proprie scelte, di conseguenza il meccanismo è regolato da un sistema di ricompense e di punizioni che rinforzano i valori da perseguire.”
“La morale e le norme etiche scorrono come un fiume carsico, si rintracciano quindi nelle leggi, in qualche modo diventano capitale pubblico, che si solidifica nel tempo, man mano che viene perseguita e rispettata. In questo senso possiamo parlare di Contratto sociale. Quando vi sono delle immissioni aliene di modus operandi, si mette in crisi un sistema di ideali e quindi le regole non scritte e infine le leggi stesse. Questo libro di questa sera è in qualche modo il frutto di queste riflessioni, in qualche modo in questo libro si trovano assonanze con Hayek (il vantaggio degli obiettivi individuali per come gli individui li definiscono, ovvero non la welfare economics, ma la possibilità per gli individui di perseguire i propri stessi obiettivi).”
“Un altro tema ricorrente in Buchanan è quello del rapporto tra norme formali e non e la persistenza delle leggi nel tempo, ovvero come mai le generazioni future mantengono valide determinate norme? Se tutti hanno a che fare con una concezione etica del lavoro e del risparmio e paghiamo il predicatore, il capitale umano e sociale tenderà o meno a mantenersi? Secondo Buchanan questo in parte, dipende da quanto le Istituzioni decidono di intervenire.” Quindi: il cambiamento delle norme serve a cambiare le azioni a breve termine, mentre Buchanan difende le norme che devono essere spronate sul lungo periodo perché reggono in qualche modo tutto il resto.
“Buchanan pensa che l’Occidente sia in pericolo se le Istituzioni non calcano in modo conservativo su queste regole, che determinano il successo del sistema economico e politico stesso. In questo senso probabilmente Buchanan è consapevole che il mercato moderno è sempre più rapido e gli individui sono soggetti a voler rafforzare la gratificazione materiale a prescindere dai valori di una società più vecchia. Quindi in questo senso secondo Buchanan serve essere conservatori.”
Martina Cecco