In questa UE sempre più bellicista, dove sono i socialisti?

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Lasciare che Trump assuma il ruolo di pacificatore, peraltro opportunistico, intristisce non poco chi ha sempre avuto una visione socialista, laica, democratica, mazziniana.

Il problema è che l’UE, che non è affatto l’Europa unita e affratellata sognata da socialisti e laici quali Ernesto Rossi, ha permesso tutto ciò.

Una UE a guida “maggioranza Ursula”, sostenuta da pseudo-socialisti, pseudo-verdi, veri conservatori, le cui parole d’ordine sembrano essere quelle di proseguire un conflitto (che ha origine nel crollo dell’URSS, peraltro incoraggiato dall’Occidente) che con la diplomazia poteva essere evitato molti anni fa e continuare a voler investire in armi, anziché in istruzione, ricerca, sanità.

In tutto ciò, appunto, non vediamo socialisti autentici, in questo cosiddetto Occidente, ma pseudo-socialisti bellicisti alla Starmer (alla guida di una Gran Bretagna peraltro fuori dall’UE) degno erede dello pseudo-socialista e finanche più guerrafondaio Tony Blair, iniziatore di quello svuotamento del Partito Laburista britannico, che lo ha portato a diventare liberal capitalista, tanto quanto il Partito Conservatore (salvo la parentesi Jeremy Corbyn, che fu ingiustamente espulso dal partito di cui fu guida, dal 2015 al 2020 e che oggi è comunque stato rieletto al Parlamento britannico, come indipendente).

Lo svuotamento del socialismo europeo, del resto, come ho spesso scritto, iniziò a partire dal 1993.

In Italia, peraltro, l’ultimo socialista fu Bettino Craxi, volutamente tolto di mezzo.

Bettino Craxi, come Gianni De Michelis, peraltro, ritenevano che la Russia dovesse essere integrata nel sistema europeo (visto peraltro che è a tutti gli effetti Paese europeo) e che occorresse dialogare con la Cina.

Molto interessante, in particolare per capire l’attuale momento storico – figlio di quanto accaduto nell’Est europeo negli Anni ’90 – e la fine del socialismo in Europa e non solo, il romanzo-verità di Bettino Craxi, “Parigi – Hammamet”, edito da Mondadori nel 2020.

Ma i cosiddetti “socialisti” di casa nostra queste cose non le hanno approfondite, evidentemente.

Così come non si ricorda di quando Craxi scrisse, da Hammamet, su “L’Avanti” del 18 dicembre 1998, a proposito dell’attacco angloamericano all’Iraq, un editoriale dal titolo “No alle bombe!”. E in quell’editoriale (che ancora conservo) criticò tutti coloro i quali, in Italia, si schierarono con quelli che definì “bombaroli”. E ricordò come il 73% degli statunitensi fosse contrario a quell’attacco e come il governo russo fosse indignato.

Oggi, in cui i politici seri e formati politicamente non ci sono più, prevalgono le tifoserie. Tifoserie irresponsabili e bombarole. Oppure tifoserie che, all’opposto, sono acritiche nei confronti di Trump, che pur rimane un opportunista, come da sempre sono gli USA.

Nessuno ricorda nemmeno una frase che disse il Presidente emerito Francesco Cossiga, da sempre peraltro atlantista (in modo serio e responsabile, non come i fondamentalisti di oggi), a proposito dell’entrata nella NATO della Georgia: “Che cosa c’entra la Georgia con la NATO? Cosa direbbero gli americani se un giorno Bolivia, Venezuela ed Ecuador stringessero un patto militare con la Russia a due passi dal loro territorio?”.

Avessimo avuto, oggi, politici del calibro di Craxi, Andreotti e Cossiga… le cose sarebbero molto diverse. Ma fu un caso se, dal 1993 in poi, furono messi da parte (parliamo in particolare di Craxi e Andreotti) a vario titolo e in modo peraltro molto vergognoso e ingiusto?

Nel bene o nel male (personalmente direi più nel bene), il vero e unico Centro-Sinistra di questa povera Repubblica (dal 1946 al 1992), ha garantito serietà, stabilità, pace, equilibrio.

E i socialisti erano veri e seri. Giuseppe Saragat parlava di “Case, scuole, ospedali”. Non di armi! E il PSDI fu il primo partito a parlare di obiezione di coscienza al servizio militare.

Ma questo, quelli che si dicono “socialisti”, in Italia e UE, lo sanno? O fingono di non saperlo?

Sono pochi, pochissimi, a mio avviso i socialisti in UE (mentre in Brasile c’è Lula, in Cina c’è il riformista Xi Jinping, per citarne alcuni che molti “socialisti” di casa nostra dovrebbero studiare).

Il già citato Corbyn e il suo ex compagno di partito George Galloway; il francese Mélenchon, la tedesca Sahra Wagenknecht; gli slovacchi Robert Fico e Peter Pellegrini; l’irlandese Mick Wallace.

Non ne vedo altri.

Eppure il socialismo è nato in Europa (che è stata anche la culla della Prima Internazionale dei Lavoratori, nel 1864) ed ha sempre parlato di pace e fratellanza. Oltre che di emancipazione sociale.

Il già citato Ernesto Rossi, antifascista, esponente del Partito d’Azione e grande economista, in linea peraltro con il pragmatismo economico e sociale del Ministro socialdemocratico Roberto Tremelloni, parlò di “Abolire la miseria, abolire la guerra”.

E il saggio “Abolire la guerra” è stato recentemente ripubblicato dall’editore Nardini.

Cosa scrisse Ernesto Rossi alla moglie Ada, dalla Casa penale di Roma in cui fu incarcerato dal fascismo, il 10 aprile 1939?:  

“…lavorare per la pace significa, nel campo delle lettere, combattere lo sciovinismo, la tracotanza e l’esclusivismo nazionalista, propagandando i valori spirituali dell’umanesimo come fondamenti della nostra civiltà; nel campo più propriamente politico significa specialmente imporre il controllo sui bilanci militari e sulla politica estera (…), e federare gli Stati così diretti in unioni sempre più salde e più vaste”.

Ma cosa ne sanno di Ernesto Rossi quelli dell’UE e della “maggioranza Ursula”, che hanno voluto costruire l’Europa economica, ma affossare quella politica e sociale?

Qualche settimana fa scrivevo un lungo articolo di riflessione (leggibile anche a questo link: https://amoreeliberta.blogspot.com/2025/02/spiragli-di-pace-in-europa-e-ritorno.html) nel quale scrivevo:

Se l’UE volesse avere davvero un ruolo serio, dovrebbe porsi quale cerniera fra Ovest ed Est. Integrare la Russia nel suo sistema; entrare nei BRICS; investire in formazione, ricerca e sanità; promuovere la cooperazione internazionale e una NATO globale, proponendo l’entrata di quanti più Paesi possibili, compresa Russia e Cina, mirando a garantire stabilità, equità, cybersicurezza e lotta al terrorismo internazionale, che, lo abbiamo visto anche con il recente attentato di Monaco, è più vivo che mai.

Una UE senza un piano, che rimane serva dei desiderata del Presidente degli USA di turno è dannosa, in particolare per sé stessa. E lo è una UE senza una classe dirigente di alto profilo, che rimane ancorata a vecchie logiche da Guerra Fredda e che segue chi parla di “pace o condizionatori”, come se fossimo al mercato.

L’UE della Von Der Leyen, delle Kallas e dei Draghi, non è l’Europa unita e fraterna dei Giuseppe Saragat, degli Ernesto Rossi, dei Mario Bergamo e dei Bettino Craxi, che sono stati i nostri maestri politici, di ispirazione socialista democratica e repubblicana mazziniana”.

Personalmente sono e rimango molto pessimista. Perché l’UE sembra andare sempre più verso posizioni assurde e per nulla responsabili. Quando, invece, avrebbe potuto porsi quale “terza forza” oltre i blocchi contrapposti, sognata dai Saragat, dai Mario Bergamo e dai tanti socialisti e repubblicani negli Anni ’50.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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