Dopo tre anni di guerra, finalmente, forse, qualcuno apre spiragli di pace. Per quanto lo faccia in modo opportunistico, ma al contempo pragmatico.
Opportunistico perché Trump pretende che l’Ucraina ceda le sue terre rare, pragmatico perché è chiaro che, senza una trattativa, il conflitto russo-ucraino è destinato a continuare, con tanto di morti e di danni economici incalcolabili.
Morti e danni economici che una UE guidata da irresponsabili, ma fortunatamente snobbata persino da Trump, sembrano non vedere.
Una guerra che, del resto, fu prevista dallo scrittore russo dissidente Eduard Limonov, nel 1992, il quale mise in guardia dal nazionalismo di estrema destra russofobo, che stava montando nelle Repubbliche post-sovietiche, Ucraina in primis, alimentato dal sostegno Occidentale, esattamente come accaduto in ex Jugoslavia, per distruggere ogni forma di socialismo e sovranità ad Est.
Molto interessante l’editoriale di Marco Travaglio su “Il Fatto Quotidiano”, dal titolo “Pacifinti e paciveri”, il quale, fra le altre cose, scrive: “Non esiste discarica o inceneritore tanto capiente per smaltire tre anni di pattume atlantista sull’Ucraina. L’aggressore e l’aggredito, la democrazia e la dittatura, l’Impero del Bene e quello del Male, il conflitto non provocato, le armi fino alla vittoria sulla Russia, Mosca in default per le sanzioni, la pace o i condizionatori accesi, Putin morente e isolato dal mondo e prossimo al golpe, il nuovo Hitler che vuole invaderci tutti, i nuovi Chamberlain che vogliono la resa, gli eroi dell’Azov con le svastiche, le liste dei putiniani fino al Papa e a Dostoevskij, i pacifinti, non si tratta con il nemico, i negoziati solo quando vuole Kiev e i russi si ritirano, l’Armata Rotta che combatte con le pale del 1869, la controffensiva di primavera che riprende il Donbass e pure la Crimea, i confini del 1991, l’Ucraina nella Nato, il Piano Draghi per l’economia di guerra, gli attacchi a Orbán e Scholz che osano parlare con Putin, i missili in Russia, le truppe di Macron, il geniale blitz a Kursk, il piano della vittoria di Zelensky in 10 punti, la pace giusta: tutto nel cesso.
Sono bastate tre settimane scarse di Trump alla Casa Bianca per cancellare con un paio di telefonate e di grugniti una delle più vergognose pagine di viltà, servilismo e disinformatia della storia moderna”.
E molto interessante è quanto scrive l’amico Paolo Di Mizio, giornalista di lungo corso e già caporedattore del TG5, su “La Notizia”, in risposta a una lettrice, in particolare in questo passaggio: “La tedesca Ursula passerà alla storia come colei che ha ucciso l’idea fondante dell’Ue, trasformando la democrazia in una tecnocrazia finanziaria aliena ai popoli. E non da meno sono certe erinni nordeuropee intrise di una cultura dell’odio, in particolare verso i russi, come la estone Kaja Kallas e la finlandese Sanna Marin. Di quest’ultima sarà ricordato solo che ha distrutto la neutralità della Finlandia e che da premier partecipava a party con sbaciucchiamento di partner maschili e femminili”.
La posizione corretta e lungimirante l’ha avuta, sin dall’inizio della crisi ucraina, la Repubblica Popolare Cinese.
Nel febbraio 2022, infatti, il Ministro degli Esteri Wang Yi, alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, dichiarava, come riportavo in un mio articolo del 21 febbraio 2022: “L’Ucraina deve essere un ponte che unisce Est e Ovest e non una linea di fronte per una competizione tra diverse potenze”; proseguendo, affermò che occorre: “una soluzione pacifica che garantisca sicurezza e stabilità in Europa”, ricordando anche che “nessuno è al di sopra del diritto internazionale” e che “anche le preoccupazioni della Russia devono essere rispettate” e, all’UE aveva fatto presente che, “Se ci sarà un allargamento dell’Alleanza Atlantica ci sarà davvero garanzia della pace?” E’ una domanda che i nostri amici in Europa si devono porre seriamente”.
“Perché le parti non possono sedersi ad un tavolo, condurre colloqui dettagliati ed elaborare un piano per mettere in atto le intese di Minsk?”.
Il Ministro Wang sottolineò anche come “si è tornati ad una mentalità da Guerra fredda, ma è sbagliato riportare indietro le lancette della Storia. Per trasformare il mondo in un posto migliore, i Paesi devono lavorare insieme, in un clima fondato sulla cooperazione, non sulla competizione”.
La posizione cinese fu ed è, peraltro, sostenuta anche dal Brasile del socialista Lula; dalla diplomazia Vaticana e anche dal governo socialista democratico slovacco di Robert Fico e da quello ungherese presieduto da Orban.
Posizioni che venivano ben prima dai progetti di Trump, che, come ho scritto, hanno il loro lato opportunistico. Del resto, se Biden aveva un volto bellicista e irresponsabile, Trump ha un volto non certo pacifista e lo si vede relativamente ai suoi piani per Gaza e all’assurda idea di allargare gli USA al Canada e alla Groenlandia. Groenlandia che, peraltro, presieduta dal socialista democratico di origine inuit, Múte Inequnaaluk Bourup Egede, leader del partito socialista democratico, ecologista e indipendentista Inuit Ataqatigiit, da anni vorrebbe l’indipendenza dalla Danimarca e certamente non vede di buon occhio le mire espansionistiche statunitensi.
Il Premier Múte Inequnaaluk Bourup Egede, del resto, aveva già recentemente dichiarato che “La Groenlandia è del popolo groenlandese. Non vogliamo essere danesi, non vogliamo essere americani. Vogliamo essere groenlandesi”, aggiungendo “Abbiamo un desiderio di indipendenza, un desiderio di essere padroni della nostra casa… Questo è qualcosa che tutti dovrebbero rispettare”(…) ciò non significa che taglieremo tutti i legami, tutte le cooperazioni e tutte le relazioni con la Danimarca”, dichiarandosi ad ogni modo disposto a confrontarsi con Trump.
Bene i segnali di distensione di Trump, che parla di dimezzare il budget militare USA e invita Mosca e Pechino a fare altrettanto. Male la sua politica sui dazi, che rischiano di danneggiare l’economia globale e di innalzare nuovi muri.
Male le sue mire espansionistiche in America Latina, che torna ad essere considerata il “cortile di casa” degli USA e male il suo piano per Gaza, al quale ha già risposto la Cina, ribadendo che la Palestina deve essere dei palestinesi e che occorre una soluzione a due Stati.
Malissimo, ad ogni modo, come dicevamo, una UE marginalizzata e snobbata, perché senza un piano che non sia un continuo alimentare un conflitto insensato e un sostegno al governo di un Paese, l’Ucraina, né UE, né NATO, preda di oligarchie, russofobia, estremismo di destra, che si appresta a cedere le sue terre rare agli USA e che ha messo al bando l’opposizione di sinistra e congelato le elezioni.
Una UE che equipara nazismo a comunismo sovietico, unicamente per provocare la Russia, che non viene nemmeno riconosciuta quale liberatrice dell’Europa dal nazifascismo.
Una UE che vorrebbe aumentare le spese militari e divisissima al suo interno e guidata da una classe politica assolutamente priva di costrutto e autoreferenziale. E che sta alimentando, direttamente o indirettamente, una pericolosa estrema destra che rischia di farci tornare indietro agli anni più oscuri della Storia.
Se l’UE volesse avere davvero un ruolo serio, dovrebbe porsi quale cerniera fra Ovest ed Est. Integrare la Russia nel suo sistema; entrare nei BRICS; investire in formazione, ricerca e sanità; promuovere la cooperazione internazionale e una NATO globale, proponendo l’entrata di quanti più Paesi possibili, compresa Russia e Cina, mirando a garantire stabilità, equità, cybersicurezza e lotta al terrorismo internazionale, che, lo abbiamo visto anche con il recente attentato di Monaco, è più vivo che mai.
Una UE senza un piano, che rimane serva dei desiderata del Presidente degli USA di turno è dannosa, in particolare per sé stessa. E lo è una UE senza una classe dirigente di alto profilo, che rimane ancorata a vecchie logiche da Guerra Fredda e che segue chi parla di “pace o condizionatori”, come se fossimo al mercato.
L’UE della Von Der Leyen, delle Kallas e dei Draghi, non è l’Europa unita e fraterna dei Giuseppe Saragat, degli Ernesto Rossi, dei Mario Bergamo e dei Bettino Craxi, che sono stati i nostri maestri politici, di ispirazione socialista democratica e repubblicana mazziniana.
Chi scrive guarda e guarderà sempre a loro, contro ogni fondamentalismo, feticismo ideologico, odio di parte e contro ogni irragionevolezza politica, che, purtroppo, sembrano attualmente prevalere. E che ci porteranno sempre più in basso.
Luca Bagatin