Paul Feyerabend, presentato il libro “Conoscenza e Libertà” a Lodi Liberale

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Nella 299esima serata di Lodi Liberale di lunedì 3 febbraio, è stato presentato il libro di Paul Feyerabend “Conoscenza e libertà. Scritti anarco-dadaisti”, pubblicato da Eleuthera, insieme a Matteo Collodel (Research Fellow al Vienna Circle Institute), Roberto Festa (Già Professore di Logica e Filosofia della scienza all’Università di Trieste), Pietro Adamo (Professore di Storia delle dottrine politiche all’Università di Torino) e Luca Tambolo (Studioso di filosofia e storia della scienza).

INVOCAZIONE ALLA SEMPLICITA’

“Il libro di Paul Feyerabend è importante perché si tratta di un autore che non è facilmente collocabile tra i liberali, forse in nessun ambito lo è – ha detto Maggi – anche se ha ottenuto il plauso da numerosi liberali doc, come Mingardi. Di questo libro è importante la critica al falsificazionismo popperiano. Né su questo, né su tanti altri punti, egli affronta l’argomento in modo provocatorio, colloquiale e irriverente.”

Un autore che senza dubbio è dissacrante e ci trasmette una visione anarchica della conoscenza: il presidente Lorenzo Maggi ha introdotto la serata dando una lettura di introduzione al testo presentato. Il libro è incentrato sul ruolo della conoscenza e della scienza, ci consente di approcciare un autore che non è noto al grande pubblico e che è interessante per quel che mette in discussione, oggi.

“Il testo racchiude i testi più rappresentativi della produzione filosofica di Feyerabend. Un testo che ha fatto conoscere questo autore nella metà degli anni ’80 come il peggior nemico della scienza. Il suo argomento fondamentale allo sfondo di tutti i principi è la scelta di una non metodologia, una strategia contro retorica per affermare il potere della scienza stessa.” Collodel ha collocato questo momento di riflessione all’interno di un percorso che fa dell’antiautoritarismo la sua cifra fondamentale. Non è una alzata di scudi contro la scienza, ma contro l’autorità della scienza come super padrone di tutte le idee e di tutte le ipotesi. La scienza come un leader assoluto incontrastabile è un pericoloso gigante in odore di dogma, questo testo si prodiga di combattere questa visione titanica conscio della superiorità della lettura metodologica scientifica che sacrifica tutto in nome della razionalità. Secondo l’autore questo argomento del metodo incontrastato e incontrastabile, è errato. Violare le regole consente lo sviluppo della conoscenza e il progresso.

“Nella società libera che immagina l’autore il primato nella società spetta all’individuo, il secondo è la formazione e l’istruzione, perché ogni individuo possa partecipare e comprendere ogni discorso che gli specialisti possano avanzare, il terzo pilastro è la partecipazione.” Collodel ha poi approfondito il discorso popperiano della centralità della ragione in termini di critica, poiché più vi sono alternative, in miglior modo si valuta la scelta.

“Il testo – ha spiegato Tambolo – è curato da uno dei maggiori esperti su Feyerabend, ha offerto una ricostruzione assolutamente ragionevole di questo autore, che vale la pena di studiare e di approfondire. Questi argomenti permangono dopo il picco teorico, egli sta cercando una strada per indicare un percorso politico, in merito.”

UN AUTORE CHE FACEVA A TESTATE CON I SUOI RECENSORI

“A caratterizzare l’intera opera di Feyerabend è l’antiautoritarismo, si percepisce con forza il suo fastidio per l’autoritarismo, la libertà può prevalere a prescindere dalla verità, ma la critica dell’autore a quell’insieme che è la scienza istituzionale, si estende anche all’educazione.” La scienza e i suoi dogmi diventano pericolosi quando sono abbracciati dai poteri autocratici, dalla maggioranza politica.

“Lui è stato molto bravo a metterci in guardia, contro le regole che sarebbero potute essere una lista definitiva, i risultati e le regole non sono cose spregevoli, ma la retorica a volte serve per andare oltre.” Tambolo ha sottolineato che molti argomenti sono a suo parere proprio sbagliati. Come evitare che le teste dei bambini siano stritolate dalle idee educative?

“La scienza non deve essere un modo per limitare la libertà delle persone. Il ruolo di esperti scientifici è un problema cruciale che ancora non è risolto. Il suo appello a non farsi attirare troppo dagli esperti è attuale.”

OLTRE LE LINEE, SOPRA LE RIGHE

“Nel riferimento all’anarchismo di Feyerabend c’è una speranza in una zona libera, dove le persone possono vivere meglio, questa posizione combacia con l’anarchismo degli anni ’70. Il tipo di anarchismo di quel periodo è tipico di un genere. Il nostro autore, quando pensa alla provocazione libertaria, in un certo modo provoca, dal potere si allontana e si separa.” Pietro Adamo spiega come l’argomento contro il metodo sia un atteggiamento piuttosto che una posizione.

LA LIBERTA’ E’ STARE SOPRA L’ALBERO E NON PARTECIPAZIONE

“L’ultimo suo libro è meno provocatorio, è stato scritto poco prima di morire e non è più inserito nella linea culturale degli anni ’70. In questo caso, tuttavia, serve pensare a una situazione diversa. Certo, non ha argomento liberale, ma è attento alla dimensione individuale della libertà. Il suo aspetto è più impolitico che politico. La sua idea è la partecipazione.”

UN BUON LIBERALE E’ RIVOLUZIONARIO – ANYTHING GOES

“Il liberalismo integrale è tipico di tutte le sfere della condizione umana, in tutte le declinazioni della vita.”

UN LIBERALE TENDE ALL’ANARCHIA

“Dopo i brillanti interventi che mi hanno preceduto – ha detto Festa – il mio sembrerà un funerale. Personalmente ho sottolineato allo stesso modo che nel 1972 la canzone di Luporini e Gaber hanno infestato le teste degli italiani, con idee correnti di carattere democratico da buttar via. Gli amici della libertà e i sostenitori della separazione tra Stato e scienza non sono sempre personaggi raccomandabili. Uno per primo ad esempio fu Hitler. Molti filosofi hanno scritto testi sui rapporti tra la scienza e la democrazia.”

“Lo Stato dovrebbe essere solamente il guardiano notturno che ci salva la pelle la notte, quando ci sono aggressori esterni. Il suo rifiuto della società occidentale lo rende tipicamente inserito in questa tendenza post moderna. Tutto il pensiero post moderno non viene mai citato da Feyerabend. Egli non ignorava l’esistenza degli anarchici, ma anche dei contemporanei, molto diversi da lui. La sua ispirazione dadaista fu simile a quella di Lacan.”

La serata è proseguita con una interessante discussione che ha portato a casa il merito di un testo assolutamente diverso dal consueto, da leggere. Senza dubbio.

Martina Cecco

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