Rachel sta per sposarsi

di Irene Pazzaglia

Rachel getting married, nella versione italiana Rachel sta per sposarsi, ha come soggetto un evento tipicamente familiare: un matrimonio. La cerimonia nuziale di Rachel e Sidney è l’evento catalizzatore intorno al quale si riuniscono vicende, stati d’animo, situazioni di vita, personaggi. Tra questi spicca la figura di Kym, sorella minore della sposa, una giovane con tendenze autodistruttive e un passato da tossicodipendente, che si riunisce alla famiglia in occasione del matrimonio. La ragazza è sfrontata, ribelle e linguacciuta; in realtà non si tarda a scoprire che Kym fatica a muoversi in un contesto del quale non si sente più parte, accanto a persone che sembrano volerla escludere: la sorella Rachel le nega inizialmente il ruolo di damigella d’onore, e sembra voler relegare Kym in quello stesso isolamento nel quale è costretta dalla sua indole autodistruttiva, dalla sua storia difficile, che sembra esserle stampata sul volto a grandi lettere rendendola, agli occhi di tutti, irrimediabilmente diversa da ogni altra persona. In una cornice gioiosa e solare che vuole essere il simbolo dell’amore, dell’accoglienza, dell’unione familiare, Kym si muove come una mina vagante, risvegliando con la sua sola presenza antichi rancori e vecchi conflitti. Il rapporto tra le due sorelle è uno dei punti nevralgici del film: Rachel, stanca del fatto che Kym catalizzi, volontariamente e involontariamente, le attenzioni su di sé e sulle sue vicende personali, si mostra insofferente all’ingombrante presenza della sorella, con la quale si scontra, reclamando il proprio protagonismo nell’ambito dell’evento più importante della sua vita.

Reazioni differenti contraddistinguono i membri della famiglia: Paul, il padre di Kym e Rachel, cela le proprie apprensioni e il proprio disagio dietro un atteggiamento iperprotettivo nei confronti della figlia minore; la madre delle ragazze, che ormai si è rifatta una vita accanto al proprio compagno e vive in un’altra città, a fatica mimetizza il suo distacco e la sua indifferenza nei confronti dell’ex marito e delle sue figlie, componenti di una famiglia a cui sente di non appartenere più.

I colpi di scena si susseguono, in un crescendo di tensione psicologica: proprio nel mezzo dei festeggiamenti per le nozze imminenti, tra abiti variopinti, ricevimenti e cene, viene a galla quello che per tanto tempo si era cercato inutilmente di dimenticare, un fatto che per anni è stato messo a tacere: la morte del fratellino di Rachel e Kym, annegato in un fiume a causa di un errore che quest’ultima aveva commesso alla guida, sotto l’effetto della droga. Il ricordo della tragedia scatena nuovi dolorosissimi conflitti, in particolare tra Kym e la madre, che si vede accusata di aver affidato il figlioletto alle cure di una tossicodipendente. La giovane donna, nell’affrontare la sfuggente figura materna, cerca, se non di annullare, almeno di spartire il peso dell’immane senso di colpa che la divora e la opprime da anni, e che non le permette di vedere sé stessa se non con gli stessi occhi spietati e giudicanti con cui la guardano agli altri. Tutto il dolore della ragazza emerge come un fiume in piena: è difficile, se non impossibile, rifarsi una vita quando si è oltrepassato un certo limite, quando si è dei sopravvissuti e non si può fare altro che vivere alla giornata, sapendo che certe cose non cambieranno mai, che si deve vivere portandosi addosso delle cicatrici e delle colpe indelebili.

E così Kym, dopo il violento scontro con la madre, si lascia andare ad una guida folle e spericolata nella speranza di porre fine a tutto, di dimenticarsi di tutto.

Questo gesto ha delle conseguenze inaspettate: la pessima opinione che Kym ha di sé stessa, unitamente all’immenso dolore che la ragazza si porta dentro, alla fine riescono a trovare un varco nei suoi familiari e nella loro affettività: il regista ci mostra con abilità come la trama di incomprensioni, rancori sopiti, accuse reciproche si sciolga come neve al sole di fronte al pericolo corso dalla “pecora nera” della famiglia. La stessa Rachel, alla fine, si mostra quanto mai dolce e comprensiva con la sorella, dimostrandole il suo affetto e facendola sentire parte integrante dei suoi festeggiamenti nuziali.

La piccola comunità di persone che viene descritta in questo film è una famiglia sopravvissuta a molti drammi, cambiamenti, abbandoni. Tuttavia il regista ci fa intravedere una speranza, rappresentata non soltanto dalle nozze della figlia maggiore e dal fatto che Rachel è in attesa di un bambino, ma anche dall’esistenza di un dialogo, di un affetto profondo che non è stato intaccato dal dolore, e che alla fine è capace di superare risentimenti e rancori.

Il messaggio che Rachel getting married ci trasmette è questo: anche se fortemente provati dal dolore o dal senso di colpa, non rimaniamo mai da soli con noi stessi, ma possiamo trovare conforto nelle persone che hanno affrontato la sofferenza e che sono sopravvissute insieme a noi.

Rachel sta per sposarsi – Rachel getting married
Di Jonathan Demme, con Anne Hathaway, Debra Ginger, Bill Irwin, Rosemarie Dewitt

Usa, 2008

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