«Syncage non è metal. Syncage non è alternative. Syncage non è progressive. Queste sono le nostre radici. Syncage è la formula attraverso la quale si miscelano e fondono musica, teatro e arti visive, uno show in cui il violino incontra la chitarra elettrica». Una presentazione importante, sentita, suggestiva, per i Syncage. Il loro album d’esordio Unlike Here rappresenta in pieno la poetica sonora del gruppo, sintetizzando le varie componenti che caratterizzano questa giovane e ambiziosa band. Dopo un singolo, un EP e una notevole partecipazione al Festival di Veruno nel 2015, la indie-label britannica Bad Elephant Music (scuderia di Mothertongue, Schnauser, Verbal Delirium, Shineback, Matt Stevens and The Fierce And The Dead etc.) pubblica venerdì 5 maggio 2017 il debutto Unlike Here. Un lavoro importante per il quartetto veneto – di stanza in Olanda – che così rilancia l’eclettismo del progetto, a cavallo tra diversi mondi sonori, aristocratico e rabbioso, colto e popular al tempo stesso.
«Unlike Here è stato scritto in circa due anni. Racchiude in sè un pezzo della nostra vita, delle problematiche che abbiamo dovuto affrontare, che si riflettono nella trama del concept. Al di là di questo, si differenzia dai nostri precedenti lavori per un maggiore distacco da un genere specifico: abbiamo davvero cercato di prendere tutto quel che più ci piace e di farlo coesistere nei nostri pezzi, dalle flautofonie mongole agli ostinati à la Igor Stravinsky». Un grande, energico e visionario abbraccio tra progressive e metal, musica contemporanea ed elementi extra europei: Syncage rifugge la classificazione in generi e con Unlike Here affina con convinzione e grinta un profilo personale, figlio dei vari percorsi dei quattro membri. Ricordano i ragazzi: «Ci siamo incontrati in ambito classico, perché abbiamo tutti studiato musica classica, almeno per un certo periodo. Ma la passione che ci ha unito fin da subito è stata quella per i classici del Rock, particolarmente la figura di Jimi Hendrix. Dopo poco tempo è subentrata la fascinazione per il progressive metal: per due anni buoni non abbiamo ascoltato altro che Dream Theater, Symphony X, Opeth e Porcupine Tree. Ovviamente crescendo ciascuno ha sviluppato le sue preferenze, per Matteo ad esempio è stata cruciale la conoscenza dei Radiohead, ma sarebbe molto difficile trovare un denominatore comune a quello che ogni membro ascolta fuori dalla sala prove. Sicuramente tra le ispirazioni più grandi non possiamo non nominare gli Area, che ancora oggi suonano più moderni della maggior parte delle band contemporanee, costituiscono un vero esempio per noi».
Consolidatosi a Vicenza intorno al 2008, il quartetto si è stabilizzato qualche anno dopo, pubblicando prima il singolo Hellound e poi l’EP Italiota, che hanno presentato ad ascoltatori e addetti ai lavori più attenti questa formazione progressive sui generis, con combinazioni strumentali anomale e un’idea di convivenza tra svariate influenze che vanno dalla fusion all’art-rock, dalla musica colta al rock sinfonico anni ‘70. Inevitabile approdare ai Prosdocimi Recording Studios, regno della registrazione analogica sotto l’egida del produttore Mike 3rd ((Pat Mastelotto, Tony Levin, Benny Greb, ExKGB etc.) e il mastering di Ronan Chris Murphy (King Crimson, Robert Fripp, Steve Morse). «Abbiamo voluto registrare su nastro per portare all’ascoltatore un’opera quanto più onesta possibile: abbiamo dato il massimo in ogni fase di produzione, decisi a portare nel disco la vividezza di un’esecuzione dal vivo. Per noi questo gesto assume anche una valenza simbolica, di presa di posizione rispetto al modo di fare musica oggi, che troppo spesso porta a “plasticoni” brillanti quanto sterili. Mike 3rd è stato fondamentale. Abbiamo cominciato a lavorare assieme ancor prima di entrare in studio: ci è venuto a trovare più volte dove provavamo, per entrare in confidenza con la musica e i musicisti, per farsi un’idea sul metodo di lavoro migliore. Al Prosdocimi Recording si è dedicato con amore e personalità alla produzione e al missaggio dell’album. Più volte, grazie ai suoi suggerimenti, siamo stati in grado di tirare fuori il meglio di noi. Un passaggio fondamentale è avvenuto nelle mani di Ronan Chris Murphy: si è occupato del mastering dell’album riuscendo a enfatizzarne l’essenza, è stato decisivo nel definire il sound del disco e ha manifestato notevoli apprezzamenti verso Unlike Here!».
I Syncage sono pronti per un tour europeo, partito il 3 maggio dal Sugarfactory di Amsterdam, che toccherà Goteborg (6 maggio), Jesolo (2 agosto), Atene (23 agosto), Larissa (25 agosto), Salonicco (26 agosto) e altre città da confermare. Sarà l’occasione per gustare dal vivo i dieci pezzi dell’art-prog sofisticato, turbolento e convincente dei Syncage.
Unlike Here:
1. School
2. Uniform
3. Still unaware
4. Skyline shift
5. Stones can’t handle gravity
6. Redirect
7. Bearing the colour
8. Edelweiss
9. Hunger atones
10. Unlike here
Syncage:
Matteo Nicolin: voce solista, chitarra elettrica, live electronics;
Daniele Tarabini: basso, cori, flauto;
Matteo Graziani: tastiere, violino, cori;
Riccardo Nicolin: batteria, percussioni, cori.
Syncage:
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Bad Elephant Music: