“La libertà che cerchiamo è quella di essere noi stessi, di poterci esprimere. Ma se diamo un’occhiata alla nostra vita, vedremo che la maggior parte delle volte agiamo per compiacere gli altri, per essere accettati da loro, anziché vivere per compiacere noi stessi. Questa è la fine che ha fatto la nostra libertà. Nella nostra società e in tutte le società del mondo, novecentonovantanove persone su mille sono completamente addomesticate.” Don Miguel Ruiz
Nel riprendere l’articolo iniziato la volta scorsa, voglio ricordare che il primo accordo è “Impeccabile parola”. In questa seconda parte andremo a vedere gli altri tre accordi messi in evidenza da Don Miguel Ruiz, esponente della cultura sciamanica Tolteca.
Man mano che leggerai questo articolo, ti sentirai sempre più leggero e scoprirai una nuova modalità da utilizzare anche tu, per innescare il progresso che sempre hai desiderato e ottenere una migliore qualità della vita.
Il secondo accordo: non prendere mai nulla in modo personale.
Se qualcuno dice che sei stupido, non puoi crederlo, in quanto tale persona sta peccando contro di se. Se qualcuno ci critica o dice cose non vere, non bisogna prenderlo sul personale, in quanto quella persona sta solo dicendo cose di se e non si rende conto che utilizza male la propria energia. Parlare male degli altri non è altro che un modo per manifestare se stessi, e lo stesso vale quando ognuno di noi parla male a se stesso.
Spesso si sente la vocina dentro che scoraggia, giudica o svaluta. In questo caso bisogna essere consapevole che tale voce non è vera, è solo la parte addomesticata che ha imparato a svalutare, quindi anche quando ci si parla male di se, bisogna non prendere sul personale ciò che dice la vocina. Essere consapevoli di questo significa non lasciarsi catturare dalle energie negative che appartengono ad altri mondi, al mondo del male introiettato dentro di se attraverso l’addomesticamento ricevuto nel passato. Quando si prende tutto sul personale, si dà spazio al proprio ego, il quale crede di essere sempre al centro dell’attenzione degli altri, del mondo.
Qualcuno dice che sono stupido, ed io credo che sia vero. Metto l’attenzione sul mio ego e reagisco a tutto ciò creando dissenso, dispensando energia negativa. In questo modo non prendere mai nulla in modo personale, significa essere consapevole del proprio ego ed evitare di lasciarsi incastrare da esso.
Significa non sentirsi al centro dell’attenzione e quindi coltivare la propria pace interiore, anche in situazioni difficili.
Il terzo accordo: non supporre nulla.
Siamo stati abituati a supporre tutto nella vita. Si suppone di sapere come funziona il mondo, si suppone di sapere cosa passa nella testa della persona che conosciamo, si suppone di sapere cosa si può fare per aiutare l’altro.
Tutto un continuo supporre. Nel mondo del lavoro, degli amici, sul mondo familiare e soprattutto si suppone di conoscere la persona che si ha al proprio fianco. Tutto questo non fa altro che creare continui disguidi, trasmettere attraverso la parola veleno emozionale, in quanto nel supporre che quella persona che conosco possa essere la mia compagna o compagno per la vita, mi aspetto che mi ami come io suppongo che debba essere. Da questo nasce il malinteso che procura sofferenza.
Magari nel camminare guardo una bella donna e quella casualmente si gira verso di me e sorride, allora suppongo che gli piaccio, che ci sta al gioco della seduzione.
Questo fraintendimento è continuo nella propria vita. Invece di fare domande, siamo abituati a supporre. Mi sposo e suppongo che la o il partner debba comportarsi come suppongo che sia. Se fa alcune cose che suppongo, vuol dire che mi ama.
Questa è una grande bugia nei confronti dell’amore, in quanto amare una persona, significa accettarla così com’è senza cambiarla. Invece supponiamo che si abbia la facoltà di poter cambiare quella persona. Altra grossa bugia, in quanto nessuno è in grado di cambiare un’altra persona, se questa non vuole.
Attraverso la supposizione ci si mantiene su un asse dicotomico tra stati di onnipotenza o di vittimismo, senza rendersi conto che superare tale asse, significa imparare ad essere consapevole del proprio supporre di continuo.
L’essere consapevole del proprio supporre, significa dare inizio ad un processo di cambiamento. Essere consapevole del proprio supporre significa avere piantato un seme il quale germoglia e cresce attraverso l’azione. E questo vale anche per gli altri accordi.
Quindi non basta solo esserne consapevole, in quanto è l’azione che rende espliciti questi accordi, i quali nel crescere danno luogo alla manifestazione della magia che è dentro ognuno di noi. Coltivare ogni giorno questi accordi significa eliminare la magia nera che ci è stata introiettata dalla società malsana, costruita su basi esistenziali infondate.
Quarto accordo: fai sempre del tuo meglio.
Un abitudine che si ha, è di fare, fare e fare. Solo che in questo fare, come prima cosa, non si è abituati a fare del proprio meglio.
Siamo stati addomesticati a considerare che più si fa e più si ottengono risultati. Solo che in questo continuo fare non ci si accorge che spesso si va oltre le proprie possibilità energetiche, o si rimane attaccati ai risultati, quindi uno lavora solo per il ricompenso economico. In questo modo ci si esaurisce, sia dal punto di vista energetico, che dal punto di vista umano, in quanto nel restare attaccati solo alla ricompensa, si perde la propria umanità, si vendono le proprie qualità alla magia nera, cioè non si rimane in contatto con la propria umanità e si cade nel mondo degli inferi.
Questo mondo degli inferi è il mondo della mercificazione, del possesso, dell’accumulo e del pozzo senza fondo. Nel mondo degli inferi non si coltivano le proprie qualità o talenti, non si coltiva l’amore, la gioia ed il benessere. Nel mondo degli inferi si pensa a riempire il vuoto esistenziale che si vive, attraverso l’accumulo ed il potere.
Fare del proprio meglio invece significa aderire ai primi tre accordi e portarli avanti al proprio meglio. Significa non sprecare la propria energia per il solo compenso economico. Significa fare quello che si fa al proprio meglio, senza strafare e sentirsi quindi svuotati di energia, e senza fare di meno di quanto si può, altrimenti si cade in preda alla frustrazione o senso di colpa.
L’aspetto interessante del fare sempre il proprio meglio, è che questo fare, non è sempre lo stesso, cambia in quanto tutto cambia nella vita. Fare il proprio meglio oggi, è diverso rispetto al fare il proprio meglio domani. Se hai l’influenza, fare il proprio meglio sarà diverso da quando ti senti in forma. E bisogna stare molto attenti su questo aspetto, in quanto non bisogna cadere nella trappola del proprio giudice interiore che crea la vittima.
Bisogna imparare ad accettare che oggi non è come è stato ieri o come sarà domani, altrimenti si gioca a fare confronti e dare spazio al proprio giudice interiore.
Quando non mi attengo all’impeccabile parola, non significa che mi debbo giudicare, in quanto è normale che inizialmente non sono in grado di aderire completamente a questo primo accordo e quindi cadere nel dire cose che hanno una energia negativa.
Per questo non bisogna che mi giudichi negativamente, anzi continuo a fare del mio meglio. Quando si fa del proprio meglio, accade che con il passare del tempo le proprie azioni iniziano a cambiare qualità, e questo accade in quanto i pensieri e le emozioni cambiano di qualità.
In tutto questo cambiamento è importante non aspettarsi delle ricompense, altrimenti si rischia di attaccarsi ai risultati. Bisogna agire facendo del proprio meglio, solo per il piacere di farlo e poi i risultati saranno quelli che saranno.
Su questo tema c’è una bella storia dove un allievo di meditazione va dal proprio maestro e chiede “maestro, se medito 4 ore al giorno, in quanto tempo mi illumino?” “in dieci anni” risponde il maestro. Allora l’allievo facendo dei calcoli chiede “maestro e se medito 8 ore al giorno in quanto tempo mi illumino?” “in venti anni” risponde il maestro. A questo punto l’allievo non capisce e chiede “maestro come mai più ore al giorno medito e più anni impiego per illuminarmi?” E il maestro risponde “non sei qui per sacrificare la tua gioia o la tua vita. Sei qui per vivere, per essere felice e amare. Se il meglio che puoi fare sono due ore di meditazione e ti sforzerai nel farne otto, ti stancherai e non capirai il senso di quello che stai facendo e non ti godrai la vita. Impara a fare del tuo meglio e forse scoprirai che indipendentemente da quanto mediti, puoi vivere, amare ed essere felice”.
Questi quattro accordi che dovrai prendere con te stesso li accetti ed inizi a metterli in pratica facendo del tuo meglio, e con il tempo vedrai che ti ritrovi a cambiare la tua vita in meglio.
Importante ricordarsi che la conoscenza senza azione non porta da nessuna parte. Quindi ora che sai, che hai conoscenza, prendi l’impegno e agisci lasciando alle spalle il passato, lasciando andare ciò che non ti appartiene più e percorri la via che hai deciso di intraprendere con fierezza e quando cadrai, rialzati, continua a fare del tuo meglio.
Ti auguro uno splendido lavoro