L’ultimo libro di Davide Giacalone: “L’uomo del colle”
di LILLY GUERRERA
Davide Giacalone, politico di lungo corso e noto giornalista, con una diretta esperienza vissuta nel “palazzo”, riflette nel suo ultimo libro L’uomo del colle sulle motivazioni che sono a monte del deragliamento istituzionale portato avanti, mandato dopo mandato, dagli ultimi inquilini del Quirinale; ruolo rispetto al quale, quanto contemplato dalla Costituzione Italiana sembra non trovare argini, ma piuttosto sempre maggiori spazi per partecipare direttamente all’agone della politica. L’autore esamina con obiettività e puntuale realismo le ultime vicissitudini istituzionali, chiarite con amaro disinganno fra le righe di un libro-cronaca, che, presentato da LiberalCafè presso l’Hotel Polo di Roma lunedì scorso, non ha lasciato spazio all’immaginazione del folto uditorio riguardo allo stringato giudizio del suo autore: l’uomo del colle da garante della Costituzione impone un ruolo che non dovrebbe competergli.
Egli dichiara esser tanti, forse troppi, purtroppo, i punti d’ingerenza del Colle e del suo fare, dunque di un potere elastico che divenuto sistema politico, ovvero espressione di un indisturbato quanto incostituzionale protagonismo, tracima e deraglia entrando a gamba tesa, calcisticamente parlando, sui tanti aspetti della nostra politica interna ed anche internazionale. Ci spiega con foga le ragioni fondanti dei padri della Costituzione Italiana che prescrissero un garante dell’unità nazionale, estraneo al gioco politico.
La sequela delle sollecitazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, cui è dedicata la foto in copertina del libro di Giacalone, è solo l’ultima espressione di un tema divenuto oramai ricorrente: quello di una nuova liturgia e di un nuovo linguaggio costituzionale che si sta affermando sulla scena politica nostrana, che stupisce ma soprattutto che scatena la polemica politica e dei media sul significato da attribuirle e sul perché la società civile tutta assista, impotente, a questo deragliamento costituzionale. La domanda ricorrente e sicuramente provocatoria è stata, durante il dibattito che si è svolto sotto il patrocinio di LiberalCafé e introdotto dal Presidente Elisa Palmieri, se dobbiamo aspettarci o meno un’evoluzione costituzionale verso la forma, per noi italiani inedita, della Repubblica Presidenziale.
Il Dott. Carnesecca, moderatore dell’incontro, dopo aver presentato l’autore che ha riassunto brevemente il suo lavoro, ha dato la parola al Prof. Fabio Verna, noto economista, ed all’Avv. Alessandro Scuro, che hanno posto una serie di interessanti quesiti: ci sono dunque i presupposti per un’ampia riforma costituzionale? Oppure le vicissitudini dei giorni nostri, sono solo avvisaglie del male oscuro atavico dell’incapacità della nostra classe politica di fronteggiare l’attuale crisi economica che attanaglia tutto l’Occidente, e che costringe, suo malgrado, il vertice a scendere dall’empireo di un Colle super partes e ad affiancare l’attività di governo, scendendo spesso a compromessi, altre volte imponendo scelte discutibili ma imprescindibili?
Davide Giacalone ritiene, ed è inamovibile e perentorio a riguardo, che la contestazione sia in atto e che un movimento di opinione riguardo le modalità gli approcci e le cogenze o comunque le disinvolte ingerenze del Presidente, debba e costringa tutti noi a tenere alta la guardia. Questo il senso dell’incontro svoltosi lunedì pomeriggio, trasformatosi poi in un acceso quanto stimolante dibattito sulla cronaca attuale, così come profondamente avvertito riguardo la storia coeva, arricchita di aneddoti personali che hanno nutrito il nostro immaginario grazie alla notevole verve giornalistica di Giacalone.
Un excursus sul diritto e la storia dunque e un dibattito particolarmente movimentato quando si è parlato – ed era inevitabile – dell’art.18 – a seguito delle note dichiarazioni del Presidente Giorgio Napolitano – sviscerato sotto tutti i punti di vista dal notevole parterre romano, e del ruolo svolto dal nostro Presidente: ennesima prova del nove della pretesa maggioritaria e bipolare della Seconda Repubblica che ha portato l’elastico fino al punto di rottura, creando occasioni pericolose, che esulano dai parametri costituzionali. Il Prof. Verna con la sua diretta esperienza da juslavorista non poteva non criticare la posizione del Presidente Napolitano quando quest’ultimo ha dichiarato come l’art. 18 sia da abrogare, schierandosi direttamente sulle posizioni del Governo in carica – e dimostrando così come l’uomo del colle abbia detto sì!
Il gap fra la Costituzione scritta e quella praticata è forte e tutto sembra giocare a favore di una prassi politica tale da far sfumare i confini gli uni negli altri senza soluzione di continuità, dove l’agone politico sembra giustificare una tale interferenza quasi come male minore; anche se talvolta la percezione dell’aleatorietà del rischio non è affatto percepita dalla massa degli italiani che, benevoli, hanno gli occhi chiusi.
Del resto questa crisi istituzionale potrebbe annunciare l’affacciarsi di una terza Repubblica.